Le ultime giornate prima del fermo: con una donna e poi alla festa. Il Dna nei contraccettivi

Le ultime giornate prima del fermo: con una donna e poi alla festa. Il Dna nei contraccettivi
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Giovedì 1 Ottobre 2020, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 23:55
Emerge un altro particolare su come Antonio De Marco abbia trascorso la settimana trascorsa dalla strage di via Montello di lunedì 21 settembre all'arresto all'uscita dalla scuola di Scienze infermieristiche della sera del 28: ha trascorso la serata di venerdì a casa di una donna per un incontro occasionale (il giorno dopo, la sera dei funerali dei due giovani uccisi, sarà invece a una festa di una collega corsista). Una scelta che sarebbe rimasta confinata nell'alveo della vita privata se non fosse che già allora, e da almeno un paio di giorni, De Marco era pedinato dalle squadre composte dai carabinieri del Nucleo investigativo, del Ros e della sezione Operativa della Compagnia di Lecce.

«Coltello, abiti e zaino li ho buttati. Sono pentito, ho sbagliato»: le parole dal carcere del killer di Daniele ed Eleonora. Nella sua casa, un altro biglietto col piano da seguire

Per questo gli investigatori hanno ispezionato quell'appartamento che si trova dalle parti della stazione ferroviaria, poco lontano sia dalla casa di via Montello dove aveva abitato fino al 28 agosto e dall'appartamento di via Fleming dove era andato a convivere con altri due studenti. L'hanno ispezionata per cercare qualche traccia biologica che De Marco avrebbe potuti lasciare. Ed hanno trovato due contraccettivi: sono diventati reperti poiché contengono tracce biologiche comparabili con quelle rilevate durante i sopralluoghi di lunedì notte e martedì mattina nella casa, sui pianerottoli e lungo le scale al secondo piano della palazzina di via Montello, al civico 2, dove sono stati ammazzati con 60 coltellate Eleonora Manta e Daniele De Santis.
Dunque, anche quei due contraccettivi seguiranno la strada che porta ai laboratori dei carabinieri del Ris di Roma per essere comparati con il dna da estrarre dai frammenti dei guanti in nitrile strappati durante i tentativi di Eleonora e Daniele di parare le coltellate, da una ciocca di capelli trovata sul pianerottolo, dal fodero del coltello lungo 29 centimetri finito sotto ad una pianola, dalle fascette stringi-tubi perse per casa e sul piazzale del condominio ed infine anche con il materiale prelevato sotto le unghie delle vittime dal medico legale Roberto Vaglio durante l'autopsia.

La serata di passione dell'indagato del duplice omicidio sta contribuendo, dunque, a fornire riscontri alla confessione fatta la sera di lunedì scorso dopo il fermo di indiziato di delitto. E fornirà anche elementi per comprendere la sua personalità visto che ha sostenuto di essersi trasformato in un assassino crudele per una sorta di invidia covata nei confronti della vita felice della giovane coppia di coinquilini, connotata dal successo nel lavoro, nelle relazioni personali ed anche da un amore straripante. Lui che invece si sarebbe sentito emarginato, incapace di empatia con gli altri, isolato.
La vita di un ragazzo che nella convivenza in via Montello si sarebbe limitato al saluto e a non molto di più quando usciva da casa e quando rientrava. Tutto il resto della giornata lo ha trascorso a seguire i corsi di Scienze infermieristiche, senza riuscire a creare legami di amicizia e di frequentazione oppure legami affettivi.
È vero anche che sabato, a 24 ore dalla serata passata con la donna, De Marco aveva partecipato ad una festa con i compagni di corso. Senza che il peso di avere ammazzato i suoi ex coinquilini lo spingesse a costituirsi. Scelta che fece Lucio M. il 10 settembre di tre anni fa quando si presentò dai carabinieri per confessare l'omicidio della 15enne Noemi Durini e per fare ritrovare il corpo.
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