"Non aprite la discarica di Corigliano: è pericolosa". Diffida a Emiliano

La discarica di Corigliano
La discarica di Corigliano
di Paola ANCORA
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Domenica 24 Aprile 2016, 07:11 - Ultimo aggiornamento: 17:04
La discarica di Corigliano non deve aprire. Né oggi, né mai. A metterlo nero su bianco in una diffida inviata al presidente della Regione Michele Emiliano, al sub-commissario per l’emergenza rifiuti nel Salento Paolo Perrone e, per conoscenza, alle Procure di Bari e di Lecce, sono state quattordici associazioni: Cittadinanzattiva Maglie, Comitato Pugliese Acqua bene comune Bari, Lip Pugliese rifiuti zero, Lilt Lecce, Consulta Ambiente Csv, Forum terzo settore, Forum ambiente e salute Lecce, Radice Neviano, Forum difesa del territorio, Adoc, Sveglia cittadina di San Cesario, Scisciula di San Donato, Nuova Messapia di Soleto.
La diffida, l’ennesima, è figlia dell’emergenza rifiuti scatenatasi nei giorni scorsi nel Salento: la chiusura della discarica di Cisa a Statte, nel Tarantino, ha provocato lo stop ai conferimenti a Cavallino e l’immondizia è rimasta per strada, riaprendo il tema del ciclo dei rifiuti incompleto in molte province di Puglia - nel Salento non esistono impianti di compostaggio - e riportando in auge il nodo della discarica di Corigliano, realizzata sul bacino idrico più grande del tacco d’Italia e mai aperta.
«I sottoscritti - scrivono le associazioni - diffidano (Emiliano e Perrone ndr) dal deliberare l’attivazione della nuova discarica, ancor più per smaltire Rsu non differenziato né biostabilizzato, riservandosi, in caso contrario, di intraprendere ogni azione giudiziaria a tutela della salute e dell’ambiente». Nella diffida, le associazioni ricordano che «la nuova discarica, insieme a quella adiacente esaurita, insistono sulla falda acquifera ed entrambe rappresentano un grave rischio per la stessa falda che già presenta livelli di inquinamento batterico, chimico e di salinificazione. Entrambe, per tale ubicazione - aggiungono - collidono con il Piano regionale di tutela delle acque, nonché con normative sovrastanti di riferimento». Già nel 2010, diverse associazioni del territorio avevano diffidato la Regione dall’attivare l’impianto, portando a supporto della richiesta anche uno studio dell’Istituto Protezione idrogeologica di Bari, sulla vulnerabilità della falda di Corigliano, «in relazione alla vecchia e alla nuova discarica, non scongiurata dalla impermeabilizzazione. E si citavano - ricordano oggi - gli articoli 439 e 453 del Codice Penale, in merito alle responsabilità per avvelenamento di acque e sostanze alimentari».
Tuttavia, «in nome dell’emergenza smaltimento Rsu, il sub-commissario Perrone - concludono - ha caldeggiato l’attivazione della discarica coriglianese»: Da qui la diffida e la promessa di nuove battaglie.
 
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