«Mazzetta chiesta al suo consulente»: condannata giudice

Il Tribunale civile di Lecce
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Martedì 22 Marzo 2022, 18:42 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 08:39

Con l'accusa di avere imposto al suo consulente di versarle una “mazzetta”, è stata condannata a tre anni di reclusione la giudice onoraria della seconda sezione civile del Tribunale di Lecce, Marcella Scarciglia, 47 anni, di Veglie (difesa dall'avvocato Giuseppe Corleto). Induzione a dare o promettere utilità, l'ipotesi di reato derubricata da quella di concussione. La sentenza del giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Potenza (competente dei reati contestati e subiti dai magistrati del distretto di Corte d'Appello di Lecce), Salvatore Pignata,  l'ha inoltre assolta dal secondo capo di imputazione che le ha contestato di avere istruito una causa in cui avrebbe avuto interessi diretti il suo compagno. Ossia Franco Serra, 76 anni, imprenditore di Gallipoli (avvocati Michele Lembo e Giuseppe Della Ducata), assolto anche lui dall'accusa di corruzione in atti giudiziari. E ancora: 2 anni ed 8 mesi sono stati inflitti al cancelliere Amedeo Donno, 51 anni, di Sogliano Cavour (avvocato Ubaldo Macrì), ritenuto concorrente della got Scarciglia nella richiesta di denaro al consulente. Pene accessoria, interdizione perpetua dagli uffici pubblici per la got e per la durata di cinque anni per il cancelliere. Condanne di primo grado e, dunque, non definitive: innocenti fino all'ultimo grado di giudizio, i due imputati.

Le richieste

 Tre anni e quattro mesi di reclusione erano stati chiesti per la got, 2 anni ed 8 mesi per il cancelliere e 4 anni per l’imprenditore: queste le richieste che erano state avanzate dal pubblico ministro della Procura di Potenza. La moglie e la figlia di Serra si sono costituite parti civili con l’avvocato Luigi Suez. 
Il processo è quello nato dall’inchiesta che il 12 giugno del 2018 vide gli investigatori della sezione di polizia giudiziaria della polizia di Stato distaccata nella Procura di Lecce arrestare la got con l’accusa di avere imposto al suo consulente di versargli una “mazzetta”, per continuare a provvedere alle liquidazioni. 
 

L'assoluzione

L’altra vicenda, quella che ha visto la Scarciglia e Serra assolti, sosteneva favoritismi nella causa che vide l’uomo contrapposto alla società di gestione della pizzeria Vesuvio: Serra era proprietario dell’immobile che ospitava l’attività di ristorazione.

La got Scarciglia, compagna dell’imprenditore - sosteneva questo l’accusa - accolse la domanda di fare lasciare quell’immobile alla società Vesuvio. La sentenza pubblicata il 30 giugno di cinque anni fa prevedeva anche il pagamento dei canoni e degli accessori maturati e non versati. E non sarebbe finita lì: secondo l’accusa, la giudice onoraria avrebbe cercato anche di ottenere un provvedimento favorevole in Appello. La Corte, invece, il 2 agosto del 2017 sospese l’efficacia della sua sentenza. Ma a far muovere l’ex giudice (favorendo il presunto compagno) non sarebbe stato - sempre secondo l’accusa - solo il legame sentimentale con l’uomo. Le indagini della Procura di Potenza indicarono anche interessi economici, la donna infatti avrebbe «accettato da costui la promessa di una compartecipazione ai proventi derivanti dal citato complesso». Come se la got Scarciglia avesse stretto un patto con Franco Serra per farle arrivare qualcosa dei proventi dell’affitto del locale alla pizzeria Vesuvio. Accuse che non hanno trovato riscontro in aula.

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