Ore 22, scatta il coprifuoco. Lecce si spegne, come le altre città d’Italia. Strade vuote e silenzio. Null’altro.
“È giunta mezzanotte, si spengono i rumori, si spegne anche l’insegna di quell’ultimo caffè. Le strade son deserte, deserte e silenziose” cantava Domenico Modugno nel lontano 1958. A distanza di 62 anni, nel 2020, anno del covid, Lecce appare spettrale. Il Dpcm impone il divieto di circolazione dalle 22. La città si ferma. Si svuota anche dei rumori. E in un freddo venerdì di novembre, le luci e il brusio della città barocca lasciano spazio solo allo sconforto. È ciò che prova l’Italia intera. Scatta il coprifuoco. In strada solo forze dell’ordine, medici, i riders di deelivero che lavorano tutta la notte. Titolari dei locali che rientrano a casa con quel poco guadagno incassato.
La timida ripresa dell’estate aveva lasciato ben sperare, il lockdown sembrava ormai essere un ricordo. E invece: la curva dei contagi che continua a salire in maniera incontrollata (ieri in provincia di Lecce: 106 nuovi positivi al Covid19 in più rispetto a giovedì, con 862 attualmente positivi in Provincia di Lecce) tanto da costringere il governo a intervenire con nuove misure.
Puglia zona “arancione” con criticità medio-alta: tutti in casa non ci sono altre strade da percorrere per limitare i contagi.