Morto Salvatore Capilungo: sindaco della Lecce moderna

Morto Salvatore Capilungo: sindaco della Lecce moderna
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Lunedì 4 Marzo 2019, 18:33 - Ultimo aggiornamento: 18:34

La città perde uno dei suo ex sindaci più importanti, Salvatore Capilungo, democristiano convinto. Capilungo fu sindaco di Lecce per otto anni, segretario della Democrazia cristiana, fu eletto sindaco nel luglio del 1969 e restò a Palazzo Carafa fino a giugno del 1977.
I funerali si sono svolti ieri nella chiesa di Santa Lucia.
«È scomparso un grande sindaco di questa città. Con Salvatore Capilungo, negli anni Settanta, Lecce ha iniziato infatti a prendere il volto della città moderna che diventerà poi più tardi». Paolo Perrone, ex sindaco di Lecce ricorda il suo collega, primo cittadino negli '70 scomparso sabato all'età di 91 anni.
«Emerse per il suo pragmatismo e per il grande feeling con i leccesi - prosegue Perrone - , che oggi perdono un grande protagonista di una stagione politica e amministrativa lontana e molto proficua. Un abbraccio affettuoso alla sua famiglia».
Un pensiero per Capilungo arriva anche dal candidato sindaco per il centrosinistra Carlo Salvemini: «Esprimo le mie condoglianze alla famiglia e ai tanti affezionati amici di Salvatore Capilungo, che oggi ci ha lasciati. È stato sindaco negli anni delle grandi trasformazioni della città, dello sviluppo del cuore commerciale e moderno di Lecce. Gli anni della sua sindacatura hanno lasciato una impronta decisiva sulla città, determinandone futuro e vocazioni ancora oggi presenti. È stato un politico di altri tempi, della Repubblica dei partiti: una realtà che oggi non esiste più, ma alla quale guardiamo con rispetto per la capacità di coinvolgere e rappresentare ideologie, interessi, aspirazioni. Gli sia cara la terra, la città non dimenticherà il suo contributo».
«Scompare con Totò, cosi lo conoscevano tutti - dice la senatrice Adriana Poli Bortone - Capilungo un altro importante esponente politico che ha governato la città di Lecce. Cattolico convinto, amministratore intelligente e rigoroso, attento alla correttezza amministrativa ed al decoro della città. Fu sua l'iniziativa di arricchire piazza Mazzini con la fontana che rappresentò un elemento significativo di arredo urbano nel centro nuovo di Lecce. Alla famiglia giungano i sentimenti più affettuosi di cordoglio da parte di chi, come me, ha avuto il privilegio di conoscerlo ed apprezzarlo per le sue qualità umane e di ammimistratore».
Un ricordo affettuoso anche da Giacinto Urso: «Fraterno amico che rimane indimenticabile per sue eccelse qualità di professionista, di politico e di pubblico amministratore, donate con straordinaria dedizione alla città di Lecce che lo ebbe sindaco stimato, solerte e lungimirante».
Elio Donno, ex funzionario del Comune e già vicepresidente dell'Ordine di giornalisti di Puglia, lo ricorda così: «Era un decisionista. Ricordo due episodi.

Quando negli anni Settanta fu aperto il cantiere per la doppia corsia su via Cavallotti, i lavori su fermavano per le resistenze di un commerciante. Lui fece comunque realizzare la strada nella villa comunale, che all'epoca finisca dove ora c'è il marciapiede centrale di fronte all'imbocco di viale Imperatore Adriano. Quando i giudici diedero ragione al Comune, in poche ore fece abbattere l'immobile del commerciante e apparve la strada già costruita».

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