Fse, fatture e consulenze: imprenditore indagato

Fse, fatture e consulenze: imprenditore indagato
di Vincenzo DAMIANI
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Agosto 2016, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 15:11
Tutto ruota attorno a 47 fatture emesse dal 2010 al 2011 per un valore complessivo di circa 240mila euro. Documenti contabili che la Procura di Bari e la Guardia di finanza ritengono siano stati firmati per operazioni inesistenti. Tra i nuovi indagati nell’inchiesta sulle consulenze e presunti sprechi nella gestione di Ferrovie Sud Est c’è il commerciante salentino Stefano Fersini. La scorsa settimana, il pm Marcello Quercia lo ha convocato in Procura a Bari per interrogarlo come persona sottoposta ad indagini. L’uomo – accompagnato dal suo avvocato Dimitry Conte – ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Il reato che viene ipotizzato è quello di emissione di fatture false, accusa che viene respinta dalla difesa dell’indagato.
 
Fersini, 43 anni, è il legale rappresentante di una tipografia di Maglie, stando alla ricostruzione degli inquirenti baresi avrebbe emesso, tra il 2010 e il 2011, 47 fatture per operazioni inesistenti in favore delle società facenti capo al professore Franco Cezza. Quest’ultimo è marito di Rita Giannuzzi, la coppia vive a Maglie e per conto di Ferrovie Sud Est, sotto la direzione dell’avvocato Luigi Fiorillo, hanno gestito l’archivio storico dell’azienda. Cezza si sarebbe rivolto a Fersini per alcuni lavori di tipografia o per l’acquisto di alcuni prodotti. In due anni, avrebbe speso circa 240mila euro, come riportato nelle 47 fatture emesse dal tipografo. La Procura di Bari, però, sostiene che quegli acquisti e quelle commissioni non siano state mai eseguite e che le fatture emesse, quindi, siano false. In sostanza, stando sempre alla ricostruzione della magistratura, Fersini avrebbe trattenuto l’Iva. Adesso, anche i contratti e le consulenze per la gestione dell’archivio storico di Fse sono ufficialmente finite nel mirino dei pubblici ministeri.

Nel fascicolo, affidato dal procuratore Giuseppe Volpe ad un pool composto da 8 magistrati, vengono ipotizzati, a vario titolo, i reati di peculato, abuso di ufficio e truffa aggravata ai danni dello Stato nei confronti dell’ex amministratore unico, Luigi Fiorilo, degli avvocati romani Angelo Schiano e Pino Laurenzi e dell’ingegnere salentino Vito Antonio Prato. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno ed è solo alle prime battute: a dare il via alle verifiche è stata la consegna, da parte dei commissari dell’azienda, della relazione nella quale vengono indicate alcune possibili irregolarità. Un esempio: quando si parla delle consulenze viene sottolineato che sono state date in dispregio “all’obbligo di motivare gli affidamenti in economia, di divieto di frazionamento artificioso e di rotazione, implicando anche, per l’effetto, ripercussioni per quanto attiene al rispetto dei principi di proporzionalità, trasparenza e non discriminazione”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA