Lecce verso il voto, Minerva apre alle primarie: «Salvemini il più autorevole ma coalizione da legittimare»

Lecce verso il voto, Minerva apre alle primarie: «Salvemini il più autorevole ma coalizione da legittimare»
di Paola COLACI
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Martedì 18 Luglio 2023, 05:00

Lecce al voto nel 2024, il presidente della Provincia e sindaco di Gallipoli Stefano Minerva considera il sindaco uscente Carlo Salvemini la figura più autorevole per il centrosinistra ma apre all’ipotesi che la scelta del candidato sindaco passi dalle primarie. Il ruolo del Pd? «Sia il vero perno del centrosinistra»

Stefano Minerva, sindaco di Gallipoli e presidente della Provincia di Lecce, è innegabile che l’ipotesi di ricandidatura del sindaco Carlo Salvemini abbia acceso gli animi non solo tra le file della coalizione di centrosinistra ma anche all’interno dello stesso Pd. Se lo aspettava? Qual è al momento lo situazione?
«Me l’aspettavo? Sì e no. Sì, perché conosco le dinamiche della politica, soprattutto quando la partita riguarda una città importante come Lecce. La complessità del quadro aumenta e al dibattito partecipa una moltitudine di punti di vista, tutti da rispettare. Lo ritengo fisiologico. No, perché conosco Carlo da tantissimi anni e a lui mi lega una grande stima politica e personale. A uno come lui - che ritengo sia la figura più autorevole che il centrosinistra abbia in campo - nessuno può fare le analisi del sangue. Al netto del dibattito di questi giorni, ripeto fisiologico, per me rimane un politico dai grandi valori ideali, capace di interpretare il presente e guardare al futuro con visione».

Quando lo scorso autunno il sindaco uscente manifestò pubblicamente la sua volontà di tornare rappresentare la coalizione alle urne, partiti e movimenti ma anche lo stesso Pd non mossero particolari rilievi. Cosa è accaduto in questi mesi?
«Dal punto di vista prettamente politico, è accaduto quello che accade in tutte le grandi città, quando il peso specifico del voto va oltre i confini della città stessa.

Basti pensare al dibattito sulle recenti elezioni a Brindisi e a quello che si sta scatenando su Bari e Foggia. Il dibattito non mi preoccupa, anzi per certi versi lo trovo necessario al fine di migliorare le criticità e aggiustare la rotta. L’importante è che il dibattito sia scevro da personalismi e punti di vista estremamente soggettivi. Abbiamo il dovere di guardare a Lecce e al suo futuro con visione e responsabilità. Perché prima di noi ci sono i cittadini. E vanno rispettati».

Ha ragione chi sostiene che tra le posizioni più critiche rispetto alla ricandidatura di Salvemini nelle scorse settimane ci sia stata proprio la sua?
«Guardi, lo dico da sindaco e dall’esperienza che ho maturato in questi sette anni: un sindaco ha il dovere di provare a ricandidarsi, semplicemente perché ritengo sacrosanto il diritto dei cittadini di poter giudicare un sindaco e il suo mandato. Per questo un sindaco non può e non deve avere paura del confronto, sia interno alla coalizione per giungere all’eventuale candidatura, sia esterno rispetto alle forze di opposizione della Città per giungere alla riconferma».

Condivide il pensiero dell’assessore regionale Alessandro Delli Noci e del deputato del Pd Claudio Stefanazzi rispetto al rischio che il dibattito sull’opportunità o meno della ricandidatura di Salvemini alla lunga finirà per delegittimare la figura del sindaco uscente e depotenziare il centrosinistra?
«Io dico senza mezzi termini: non dobbiamo avere paura del dibattito interno ed esterno, del confronto anche serrato. E soprattutto non deve averne Carlo. Il compito di una coalizione è proprio quello di far emergere gli errori – più di metodo che di merito - che inevitabilmente si incontrano sul proprio cammino, ma che con l’ascolto si può e si devono superare. Riconoscere insieme gli errori e i punti di forza vuol dire ripartire insieme più forti e compatti. La parola d’ordine per interpretare al meglio questo momento è inclusione. Dobbiamo essere inclusivi e non esclusivi, rispettare i punti di vista di tutti e trovare una sintesi comune sul progetto Lecce 2029. A partire dai grandi temi che riguardano Lecce. Non facciamone una questione di nomi e di destini personali. Non serve a noi e soprattutto non serve ai cittadini leccesi. Sono d’accordo con Claudio e Alessandro: le primarie, se devono essere fatte, devono essere svolte in tempi brevi: non devono essere strumento di indebolimento per la coalizione e per il candidato sindaco, bensì strumento di legittimazione popolare di una coalizione che vuole parlare alle persone. Mi permetta di aggiungere un dettaglio tuttavia: chi ha la pretesa di intervenire su perimetro della coalizione, nomi dei candidati e programmi amministrativi deve assumersi la responsabilità di costruire liste competitive e accettare le regole di ingaggio delle primarie stesse».


Cosa intende dire?
«Uniti ci si presenta e uniti ci si candida alle elezioni».

È giusto a suo avviso il percorso di consultazione diretta con partiti e movimenti della coalizione avviato dal Pd cittadino?
«Il Pd deve interpretare il suo ruolo e cioè essere il perno della coalizione del centro sinistra. Ritengo non solo giusto ma doveroso che il partito ascolti le altre forze politiche e civiche per serrare le fila e immaginare anche un allargamento della coalizione stessa, andando incontro a quei pezzi della società che non avevano scelto la nostra stessa strada in passato».

L’ipotesi di un ricorso alle primarie per la scelta del candidato continua a tenere banco. Qual è il suo punto di vista?
«Siamo nella regione che ha inventato le primarie. E proprio grazie a quella intuizione abbiamo dato vita alla stagione della Primavera Pugliese. Se in generale possono essere considerate utili, in Puglia assumono un valore storico e politico più sostanziale. E quel valore va rispettato. Quindi sono sempre favorevole a primarie vere, aperte e connotate sul dibattito politico e sul confronto sulle grandi questioni. Se le primarie rappresentano un arricchimento di punti di vista e un allargamento del perimetro della coalizione abbiamo il dovere di farle. Quindi, partendo dal perimetro attuale, occorre immaginare un allargamento a tutti quei pezzi della città che in queste ore stanno partecipando al dibattito sulla visione di una città migliore, riconoscendo nel centrosinistra l’unico progetto vero e di buona amministrazione. Altrimenti rischiano di diventare una forma di resa dei conti tutta interna che non appassionerebbe nessuno. Me per primo».

Nel caso si scelga la strada dei gazebo, ritiene che il Pd debba essere protagonista con un candidato proprio?
«Sarà il Pd leccese a dover decidere su questo. E lo farà collettivamente, con i suoi organismi dirigenti, il gruppo consiliare e la delegazione in giunta. Se chiediamo inclusione agli altri, dobbiamo essere inclusivi anche noi. Deciderà dunque il Pd locale se partecipare alle primarie con un proprio candidato scelto direttamente tra le file dello stesso Partito Democratico leccese. Se questa è la volontà, è giusto che possa farlo».
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