Lecce, Stefanazzi difende Salvemini: «Primarie? Fuori i nomi». L'intervista

Claudio Stefanazzi
Claudio Stefanazzi
di Paola COLACI
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Lunedì 17 Luglio 2023, 05:00

Claudio Stefanazzi, deputato del Pd, all’interno del suo partito c’è chi storce il naso rispetto alla ricandidatura del sindaco di Lecce Carlo Salvemini. Qual è il suo punto di vista?
«Non credo che in gioco ci sia il destino di Carlo Salvemini. È una intera classe dirigente che è sottoposta al giudizio degli elettori. La stessa classe dirigente che quattro anni fa vinceva clamorosamente al primo turno e che ne ha fatte di cose buone, che vanno rivendicate e difese. E questa difesa o è collettiva o non è. La logica che vuole ascrivere ad uno solo i normali insuccessi o quanto non si è fatto in tempo a fare non è credibile. A maggior ragione a Lecce. Dove mi sembra che ciascun assessore e ciascun consigliere possono, a ragione, essere orgogliosi della quantità e qualità del lavoro svolto».
 

Tra le contestazioni mosse al sindaco uscente scelte politiche sbagliate e scarsa condivisione anche all’interno della stessa maggioranza. Mal di pancia superabili? 
«Da cittadino non ho avuto l’impressione di un uomo solo al comando.

Vedo una squadra efficiente che si è impegnata al massimo per il bene della città. Se poi ci sono delle dinamiche relazionali, magari legate al carattere e alla sensibilità di ciascuno degli attori coinvolti nell’amministrazione della città, immagino siano superabili con il dialogo. Ricordiamoci che questa squadra (comprensiva dei consiglieri comunali di maggioranza) è la stessa che ha portato brillantemente, e facendo fronte comune, fuori dal Covid la città».

In questo scenario frammentato di posizioni - tra partiti e civiche - il Pd cittadino ha avviato una serie di consultazioni con le forze della coalizione. Un giusto approccio al tema?
«Sono particolarmente contento del protagonismo che il circolo cittadino ha rivendicato e sta esercitando, anche rispetto al gruppo consigliare. Il coinvolgimento degli iscritti, attraverso i dirigenti, in questa fase di analisi di come affrontare le elezioni del 2024, è un segnale di partecipazione molto incoraggiante. Ed è una prova di maturità e di responsabilità per quello che rimane il partito di riferimento della coalizione, che esprime la squadra più numerosa in consiglio, alcuni assessori chiave e il vicesindaco. Un partito insomma, particolarmente interessato a dimostrare ai propri elettori che la scelta di 4 anni fa è stata giusta e lungimirante».
 

Da settimane ormai continua a tenere banco l’ipotesi che la scelta del candidato sindaco possa e debba passare attraverso le primarie. Cosa ne pensa? 
«È importante, fondamentale direi, che le regole delle primarie si fissino nel più breve tempo possibile. Così come è necessario che chiunque abbia interesse a fare le primarie metta in campo i nomi. Entro le prossime settimane, e a mio avviso entro i primi giorni di agosto, dovremmo avere data e nomi dei partecipanti alle primarie. In modo da esaurire questo fondamentale processo democratico non oltre la terza settimana di settembre. Ricordiamoci che non è immaginabile una campagna elettorale infinita. Abbiamo la responsabilità di governare questa città e non possiamo certo dare l’impressione ai nostri cittadini di essere più interessati alla selezione del sindaco che ad affrontare e risolvere i problemi della città.
 

Se dovesse passare la linea dei “gazebo” il Pd sarà protagonista con un suo candidato? 
«L’assemblea del Pd cittadino sarà chiamata a esprimersi sulla possibilità o necessità che un rappresentante del partito partecipi alle primarie. Personalmente credo che Carlo Salvemini abbia il diritto di completare il suo percorso amministrativo a Lecce. E, da iscritto, lo dirò nelle sedi opportune. Troverei difficile giustificare, sotto il profilo politico, da membro di un partito così esposto nella gestione della città, la necessità di un cambio di leadership, senza mettere in discussione l’efficacia e il ruolo stesso del Pd in questi anni di governo Salvemini».
 

Quanto è giustificato il timore che il dibattito acceso all’interno della coalizione possa finire per favorire il centrodestra?
«Onestamente io il vento di centrodestra in Puglia non lo vedo. A Brindisi abbiamo perso solamente perché abbiamo avuto la capacità di dividerci in 3. Il centrodestra unito, che ha potuto schierare i pezzi da novanta del governo Meloni nella campagna elettorale, è arrivato al 44%. Le elezioni a Lecce le possiamo perdere solo da soli. Quindi direi di concentrare le attenzioni al nostro campo e di cercare rapidamente una sintesi».
 

E l’alleanza con il Movimento 5 Stelle? Ritiene che sia un elemento -imprescindibile a Lecce come nel resto delle realtà al voto pugliesi? 
Il Movimento è un naturale alleato del Pd ed è un elemento imprescindibile del centrosinistra. Io ho sperimentato personalmente, nel governo regionale, il successo della formula che ci vede alleati. A maggior ragione ora che, anche in Parlamento, fronteggiamo la destra. Dobbiamo mantenere coerenza con l’impostazione che, per esempio, ci ha visto a Brindisi rinunciare ad una nostro candidato in favore di quella dei 5 Stelle.

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