L'odissea di Cosimo, tornato nel Salento dalla Cina e finito in quarantena

L'odissea di Cosimo, tornato nel Salento dalla Cina e finito in quarantena
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Sabato 8 Febbraio 2020, 20:52 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 16:53
È tornato dalla Cina, convinto di aver lasciato un incubo e di poter riabbracciare la famiglia. Ma sceso dall'aereo, a Brindisi, ha trovato i genitori con le mascherine, a debita distanza, oltre ad una macchina messa a disposizione per andare in una casa vuota, in quarantena. È il rientro «surreale» di Cosimo, il giovane docente di Parabita che non si rassegna a dover restare rintanato nell'appartamento vuoto di suo zio a Matino, nel Leccese.

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In questa provincia sono almeno dieci le persone, tra cui nove cinesi tornati dal proprio Paese, che si trovano in auto-quarantena per prevenire la diffusione del Coronavirus. L'unico italiano è Cosimo, docente di inglese in un ateneo della Cina, che però oltre alla 'auto-reclusionè è anche vittima del «pregiudizio della gente di Parabita», il paesino del Leccese di circa novemila abitanti in cui è nato e dove abita ancora la sua famiglia. «Si è diffusa la notizia del mio arrivo e ora lì c'è l'isteria. Non lo avrei mai immaginato, sembrano diventati tutti matti», dice scosso al telefono nella casa della quarantena alla quale adesso si sente costretto.

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Cosimo, 35 anni e insegnante di inglese all'università di Xìan, distante circa mille chilometri da Wuhan, la regione focolaio del Coronavirus, spiega di essere stato già in quarantena nel suo appartamento in Cina, dallo scorso 24 gennaio. «Dopo aver osservato le regole rigide che impone quel Paese, ho deciso di tornare a casa per abbracciare la mia famiglia e trovare un pò di serenità. Essendo chiusi i voli per l'Italia, ho preso un aereo diretto a Londra, dove ho potuto togliere la mascherina senza neppure dover essere sottoposto a controlli. Infine mi sono diretto a Brindisi, dove speravo di tornare a casa». All'aeroporto di Brindisi lui era pronto a riabbracciare i suoi, ma è proprio lì che è cominciato l'incubo. 

Nel parcheggio dell'aeroporto, per Cosimo, c'era la sua auto e l'altra dei genitori. «Cosimo scusaci, ma non possiamo venire in macchina con te - gli hanno detto - . È stato deciso che tu debba stare in quarantena per 15 giorni nella casa disabitata di tuo zio a Matino», paese vicino a Parabita. A confermarglielo è stato anche il suo stesso medico di base: «Applichiamo una precauzione prevista nelle misure di contenimento del virus recepite dalla Regione Puglia, che riguarda chi proviene dalla Cina, anche se non ha sintomi», ha spiegato. Ma Cosimo non ci sta: «Altri miei amici e colleghi italiani rientrati da Xìan, in altre regioni, non sono stati trattati da appestato come me. Loro sono ovviamente sotto osservazione, ma si trovano nella propria casa e sta a loro decidere se voler uscire o no. E soprattutto senza dover sottostare alle isterie dei compaesani». Il docente, come un esule nel suo Paese, si sta ora «sacrificando» per la famiglia: resterà a Matino e non rientrerà a Parabita prima di 15 giorni. «Non voglio che i miei abbiano problemi con i compaesani. Per la storia del "parente dalla Cina", loro stanno già avendo qualche disagio. Dalla sua solitudine tenta di combattere la mentalità del paesino, dal quale anche per questo era andato via. 
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