Lecce: case popolari, archiviata l'inchiesta sugli ex sindaci Paolo Perrone e Adriana Poli Bortone

Il Comune di Lecce
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Sabato 14 Maggio 2022, 18:58 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 19:23

Archiviata l’inchiesta bis che contestava il mercimonio delle case popolari di Lecce in cambio del sostegno elettorale. La giudice per le indagini preliminari Alessandra Sermarini, ha accolto l’ultima richiesta dei pubblici ministeri Massimiliano Carducci e Roberta Licci (temporaneamente distaccata al ministero della Giustizia) riguardante gli ex sindaci Paolo Perrone ed Adriana Poli Bortone, nonché i dirigenti comunali Luigi Maniglio (in pensione, era all'Urbanistica) e Nicola Elia (Cultura) ed infine il dipendente Maurizio Guido (Ufficio casa). Prosegue intanto il processo a carico di 33 imputati, fra i quali gli ex assessori Attilio Monosi e Luca Pasqualini, nonchè l’ex consigliere comunale Antonio Torricelli: prossima udienza il 12 settembre.

L'interrogatorio di Perrone

Le motivazioni dell’archiviazione sono quelle riportate nell’ultimo punto del modello prestampato del di decreto di archiviazione, ossia la condivisione in fatto ed in diritto delle motivazioni della Procura riguardanti in particolare gli ex sindaci. Per Paolo Perrone la Procura è giunta a queste conclusioni: “Si è accertata la insussistenza di elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio, anche all’esito dell’interrogatorio reso ex articolo 415 bis (l’avviso di conclusione delle indagini preliminari)”. L’interrogatorio del 14 dicembre del 2018, alla presenza degli avvocati difensori Andrea Sambati, Pasquale e Giuseppe Corleto. Due gli episodi che sono stati contestati a Perrone: due donne avrebbero beneficiato di case popolari (una delle quali confiscata alla mafia) pur non avendone i requisiti.

I due alloggi si trovano in via De Marco (quello sottratto alla criminalità organizzata) e in via Pistoia. Assegnazioni che - si sosteneva all’epoca - venissero effettuate senza rispettare le graduatoria né comunicare il termine di rilascio dell’immobile. Abuso di ufficio, l’ipotesi di reato contestata e di cui rispondono nel processo in corso Monosi e Pasqualini.

Poli, fatti prescritti

Riguardo ad Adriana Poli Bortone (difeso dall'avvocato Luigi Covella) la Procura ha fatto presente che i fatti contestati risalissero troppo indietro nel tempo: «Le vicende originariamente iscritte a suo carico erano inerenti a vicende remote nel tempo e già coperte da prescrizione all’epoca dello svolgimento delle indagini. Qualche traccia di questo stralcio dal filone principale dell’inchiesta c’era nell’ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari Giovanni Gallo, eseguita dalla Guardia di finanza a settembre del 2018: “... nonostante Monia Gaetani (colpita allora dall’obbligo di dimora a Lecce, ndr) occupasse illegittimamente l’alloggio parcheggio di proprietà comunale a decorrere dal 23 maggio del 2007, in virtù di un provvedimento di assegnazione straordinaria “temporanea” del sindaco Poli Bortone, adottato su volontà dell’assessore alla Casa ed ai Servizi sociali dell’epoca (l’attuale senatore Roberto Marti, il Senato ad aprile dell’anno scorso non diede l’autorizzazione all’impiego delle intercettazioni telefoniche, ndr) e di Raffaele Attisani (all’epoca dirigente dell’Ufficio Casa), in modo discrezionale ed ingiustificato».

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