Pratiche pilotate alla Asl, l'inchiesta si allarga: perquisizioni a medici ed a imprenditori

Pratiche pilotate alla Asl, l'inchiesta si allarga: perquisizioni a medici ed a imprenditori
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 10 Giugno 2020, 09:11 - Ultimo aggiornamento: 18:27
Otto ore di perquisizioni estese anche a medici ed imprenditori già iscritti sul registro degli indagati e sospettati di fare parte del sistema di mazzette che l'altro ieri ha portato all'arresto della funzionaria Asl impiegata nell'ufficio Protesi e di un direttore commerciale di un'azienda del settore.

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Perquisizioni eseguite contestualmente con gli arresti per non correre il rischio di dare il tempo di nascondere o cancellare indizi, riscontri e fonti di prova. Perquisizioni che hanno riguardato le parti interessate alle assegnazioni delle protesi e degli ausili ortopedici ed audiometrici. Medici ed imprenditori disposti a forzare le procedure anche a danno dei pazienti - questa l'accusa - al prezzo di denaro in contanti o di regali.
È l'effetto prorompente dell'inchiesta Buste pulite del pubblico ministero della Procura di Lecce, Roberta Licci, e della Guardia di finanza: la prima inchiesta che contesta l'adozione sistematica di un rapporto basato sulla corruzione nella Asl di Lecce fra un suo rappresentante ed un privato, dopo che nel passato lontano e più recente la sanità salentina era stata interessata solo da indagini delle Procure di Bari e di Potenza.
C'è dunque il sospetto concreto che il sistema che ha visto finire in carcere la funzionaria Asl Carmen Genovasi, 46 anni, di Lecce, e Giuseppe Bruno, 57 anni, di Galatina dopo la consegna di una mazzetta di 850 euro, non sia un caso unico ed isolato. Ma che sulla spesa di 30 milioni di euro affrontata l'anno scorso dalla Asl per apparecchi acustici, lettini, stampelle, sedie a rotelle, girelli ed altro ancora, si fosse creata una cupola di aziende privilegiate e disposte a ricambiare con moneta contante ed altro i privilegi contestati.
Un'anomalia notata dalla stessa Asl in una indagine interna - come indicato nel comunicato stampa diffuso ieri - e poi segnalata all'autorità giudiziaria dando il via all'inchiesta avviata l'anno scorso per l'ipotesi di reato di turbativa d'asta: risultava perlomeno incomprensibile perché alcune aziende venissero frequentemente accreditate alla vendita delle protesi. Succedeva troppe volte.
La risposta è stata trovata nella borsa della funzionaria e nelle tasche del direttore commerciale, quando nel primo pomeriggio di lunedì sono stati fermati dai finanzieri: se lei aveva con se' una busta con 850 euro in banconote da 50 euro, lui si stava portando via due prescrizioni vistate con la indicazione delle protesi per le quali chiedere poi il relativo importo alla Asl.
Corruzione e falso, oltre alla turbativa d'asta, le accuse contestate alla Genovasi ed a Bruno. Difesi dagli avvocati Carlo Caracuta e Simona, saranno interrogati oggi dal giudice per le indagini preliminari Giovanni Gallo. E potranno scegliere se avere avvalersi della facoltà di non rispondersi, se difendersi o se avere un atteggiamento collaborativo utile a comprendere se e quale altra figura abbia alimentato questo meccanismo ed il giro di mazzette.
Il sospetto, come atto dovuto, ricade anche sui medici: gli inquirenti vogliono verificare se è vero che alcuni di essi abbiano prescritto gli ausili ortopedici di una determinata marca, piuttosto che lasciare libertà ai pazienti di scegliere da chi acquistarlo. E se è vero che il prezzo di questi dispositivi sia stato ritenuto prevalente rispetto alla reale patologia sofferta dal paziente. Perché - anche questa una ipotesi da verificare - il peso della mazzetta sarebbe stato condizionato dal costo del dispositivo medico.
Certo è che Procura e finanza le idee ben chiare già ce l'avevano: arresto il flagranza comprensivo di registrazione della consegna della busta con il prezzo della corruzione. E perquisizioni a macchia d'olio. Una storia che promette di fare parlare ancora molto di se'.
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