Gender gap ma al contrario: donne più affidabili quando chiedono un prestito. Il rapporto di Banca Ifis

L'incidenza dei volumi in sofferenza sui prestiti è minore di quello degli uomini

Gender gap ma al contrario: donne più affidabili quando chiedono un prestito. Il rapporto di Banca Ifis
di Marco Barbieri
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Mercoledì 6 Marzo 2024, 12:27 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 18:10

Che alla donna fosse riconosciuta una dote di maggiore capacità di gestione dei conti in famiglia non è notizia di questi giorni.

Sarà perché in fondo in fondo molta parte della società italiana è matriarcale, ma certo l’organizzazione della vita di casa grava da sempre sulle spalle del sesso debole (che in verità non da oggi si rivela sesso forte). In Emilia c’è un termine consolidato: la “rezdora”. La donna di casa si chiama così. E deriva dal verbo “reggere”, “dirigere”. La donna di casa è la “direttrice”, la “reggente” delle sorti dell’economia familiare. Non sorprende più di tanto l’indagine condotta da Banca Ifis che – dati alla mano – dimostra che le donne sono più attente alla gestione finanziaria, meno inclini ai rischi inutili, più propense a conquistare il “merito di credito”. L’incidenza dei volumi in sofferenza sui prestiti (Npl ratio) alle donne a livello nazionale è del 3,8% contro il 6,2% di quello degli uomini. L’Npl ratio delle donne, a livello nazionale, è persino di poco superiore a quello dei cointestati che pur beneficiano del “double income”.

NPL RATIO

 La minore rischiosità delle donne è confermata anche dalle singole aree geografiche, con un’accentuazione sui dati del Mezzogiorno, dove la performance è di quasi 3 punti percentuali più degli uomini. L’indagine di Banca Ifis mostra chiaramente un andamento più virtuoso delle donne in termini di rischio di credito, rispetto agli uomini. Se è vero che solo il 23% dei finanziamenti bancari è rivolto alle donne (che pur rappresentano il 51% della popolazione) – contro il 37% degli uomini e il 40% cointestato – è anche vero che solo il 26% dei prestiti in sofferenza è relativo alle donne, contro il 59% dei prestiti intestati agli uomini. C’è una quotidiana affidabilità della donna, anche nelle questioni finanziarie, che dovrebbe giustificare quel doveroso recupero di responsabilità apicale che invece ancora manca. Anche se qualcosa di muove. Nell’ultimo anno le donne in posizioni dirigenziali hanno fatto segnare un +8,1%, e dal 2008 a oggi sono cresciute del 92%. È questo il dato significativo che emerge dall’ultimo “Report Donne” sui manager privati, elaborato da Manageritalia sugli ultimi dati ufficiali resi disponibili dall’Inps che vedono un aumento complessivo dei manager in Italia pari al +3,8%.

Le donne sono oggi il 21,4% del totale a fronte del 12,2% nel 2008. Le donne si sono conquistate a fatica, spesso aiutate dalla normativa, un posto nei consigli di amministrazione delle principali società quotate e ora in media occupano il 24,5% dei posti.

PERFORMANCE ESG

Le società che hanno un board al femminile per più del 30% hanno anche migliori performance Esg su tutti i fronti, ambientale, sociale e di governance. È quanto emerge da Women on Boards Progress Report 2022, il rapporto annuale di Msci che dal 2009 monitora e rendiconta gli avanzamenti per quanto riguarda la parità di genere nelle 2.811 società a media e grande capitalizzazione dei mercati sviluppati ed emergenti. In verità, già qualche anno fa, una indagine della Consob indicava una correlazione sicura tra la percentuale di donne nei cda e la buona performance aziendale. La “gender diversity” crea valore. «La presenza delle donne nei cda aumenta la redditività delle aziende, ma serve una ragionevole “massa critica” per avere risultati positivi, cioè almeno il 17-20% di quote rosa nel board», affermava lo studio Consob. Una più recente indagine dell’Harvard Business School dimostra che le aziende con team di gestione inclusivi e diversificati hanno dimostrato di avere una probabilità cinque volte superiore di innovare rispetto a quelle meno diversificate. Un’altra evidenza importante che emerge da questa ricerca è che le business unit diverse o più inclusive registrano un notevole aumento, approssimativamente del 20%, del fatturato. Questo dato conferma l’importanza di una leadership inclusiva e diversificata nel generare valore per l’azienda e stimolare la crescita economica.

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