Sub travolto e ucciso: comandante imputato

Sub morto travolto da un peschereccio: comandante imputato
Sub morto travolto da un peschereccio: comandante imputato
di Erasmo MARINAZZO
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Giovedì 7 Dicembre 2023, 21:23 - Ultimo aggiornamento: 21:24

Morì travolto da un peschereccio mentre risaliva in superficie da un fondale di circa 40 metri, con l’autorespiratore in spalla. C’è un processo in corso nel Tribunale di Brindisi per stabilire se ci furono responsabilità per la morte di Leonardo Marseglia, 58 anni, di Brindisi, padre di tre figli, quando la sera del 28 agosto di tre anni fa perse la vita in mezzo al mare a circa quattro miglia e mezzo a Sud est del porto.

Imputato Angelo Ranieri, 53 anni, di Monopoli, comandante del motopeschereccio “Domenica Madre” la sera della tragedia, la tesi dell’accusa sostenuta dal pubblico ministero Livia Orlando nel dibattimento in aula davanti al giudice Ambrogio Colombo: avrebbe ignorato sia l’allarme dato dai due amici di Marseglia sulla barca di appoggio che il pallone segnasub con segnale luminoso intermittente, sistema di avvistamento obbligatorio per chi si immerge di notte.

Ed avrebbe tenuto in generale condotte imprudenti, fra queste anche l’avere abbandonato il timone del motopeschereccio.

L'accusa

Per questo l’imputato si sta difendendo dall’accusa di omicidio colposo, accusa che dovrà essere eventualmente dimostrata dal processo in aula così come stabilito nel rinvio a giudizio del 9 dicembre di due anni fa dalla giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Brindisi, Vilma Gilli, accogliendo la richiesta presentata dagli avvocati difensori Pierfelice Annese e Alessandro Sisto in subordine all’istanza di non luogo a procedere.
Parti civili con l’avvocatessa Cinzia Cavallo e gli avvocati Giuseppe Caforio e Marcello Marasco, la moglie di Marseglia, tre figli, tre sorelle, la madre ed altri tre parenti.
Si torna in aula il 16 febbraio dell’anno prossimo per l’ascolto di altri testimoni citati dal pubblico ministero. Le circostanze da accertare riguardano la ricostruzione dei fatti riportata nell’inchiesta condotta con la sezione di Polizia marittima della Capitaneria di porto di Brindisi, integrata dall’informativa dei carabinieri del nucleo subacquei di Pescara (ritrovarono il corpo di Marseglia il giorno dopo la collisione) e l’informativa del Ris (Raggruppamento investigazioni scientifiche) dell’Arma. 

In particolare si sta accertando se è vero che chi era al timone del motopeschereccio rischiò di travolgere la barca sui c’erano gli assistenti Marseglia, ignorando le urla ed anche i segnali luminosi. La collisione sarebbe stata evitata da una manovra repentina della barca d’appoggio.
La tragedia si sarebbe consumata nel momento in cui il peschereccio passò affianco al natante procedendo lungo la superficie fra il natante stesso ed il pallone segnasub di Marseglia: in questo passaggio sarebbe stata agganciata la sagola del pallone a cui era vincolato il subacqueo che per questo fu sbattuto violentemente contro la chiglia del peschereccio. Il decesso fu causato dal trauma alla testa.
Fra le omissioni contestare all’imputato, il non avere provveduto ad un servizio di vedetta navigando in condizioni di luce scarsa, di avere tenuto una velocità non adeguata ed in grado di fare arrestare l’imbarcazione in sicurezza o di cambiare rotta per scongiurare incidenti.
Al processo il compito di accertare queste circostanze, per l’imputato vale la presunzione di non colpevolezza fino al pronunciamento dell’ultimo grado di giudizio.

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