Si sgretola il silenzio dei forestali arrestati, ma c'è chi si difende

Si sgretola il silenzio dei forestali arrestati, ma c'è chi si difende
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 13:59 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 12:49
BRINDISI - Dopo l'interrogatorio fiume reso al pm Milto Stefano De Nozza, tuttora secretato, ottiene gli arresti domiciliari Gianfranco Asciano, il personaggio chiave dell'inchiesta su ipotesi di corruzione ruotata attorno alla stazione di Brindisi del corpo forestale dello Stato. Hanno invece scelto di tacere dinanzi al gip Paola Liaci tre dei quattro forestali arrestati e posti ai domiciliari lunedì. Ha parlato solo Giovanni Bray, 37 anni, di Martignano, in provincia di Lecce. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Giovanni e Massimo Rosselli, fratelli ostunesi, 45 e 41 anni, che hanno però affidato a una memoria difensiva la propria versione dei fatti in attesa di studiare meglio l'intero pacchetto di carte prodotte dall'accusa sulla loro posizione. Stessa scelta, il silenzio, per Domenico Galati, 40 anni, di Surano, nel Salento.

Bray è assistito dall'avvocato Federico Massa, Massimo Rosselli da Mario Guagliani, Giovanni Rosselli da Augusto Conte e Galati da Luigi Corvaglia. Tutti hanno formulato richiesta di revoca della misura cautelare disposta nell'ambito di un'inchiesta che coinvolge in tutto 9 persone, sei delle quali destinatarie di ordinanza (due in carcere).

Gli stessi legali hanno già presentato istanza di scarcerazione anche al tribunale del Riesame di Lecce. Tutti i forestali sono stati sospesi dal servizio: non vi sarebbe quindi a parere della difesa alcun pericolo di reiterazione del reato. In particolare per Bray, sostiene l'avvocato Massa, che da tempo ha cambiato sede e ruolo.

Carte scoperte per la difesa, che ha potuto chiedere copia degli atti. Se non per le dichiarazioni di Gianfranco Asciano (difeso dall'avvocato Vito Epifani), appartenente anche lui al corpo forestale dello Stato, per la cui attenuazione della misura il sostituto procuratore titolare del fascicolo ha dato parere favorevole. E' lungo e dettagliato il verbale in cui sono contenute le sue dichiarazioni, per il momento rigorosamente top secret. Asciano ha fornito una propria versione dei fatti, scendendo nei particolari rispetto a quanto si verificava abitualmente nel comando stazione di Brindisi, laddove secondo pm e gip, ma anche stando ai racconti dei colleghi (captati con le intercettazioni telefoniche), la situazione era degenerata da tempo.

Un clima di “illegalità” divenuto quasi un'abitudine, per l'accusa. Se non per qualche rara eccezione. Con la conseguente violazione sistematica dei doveri di fedeltà, riserbo e segretezza.

Sono tredici in tutto i capi d'accusa. Asciano risponde di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, concorso in trasporto e abbandono illecito di rifiuti speciali, rivelazione del segreto d'ufficio. Contestazioni estese anche a un indagato a piede libero, Giuseppe Caputo, che però in sede di interrogatorio ha ammesso gli addebiti rendendo così non più necessaria l'applicazione della misura cautelare. In prosa non si tratta d'altro che di (presunte) soffiate sui turni e sui controlli per consentire lo sversamento in campagna di rifiuti da demolizione, perfino bruciati nei terreni.

Non senza ottenere in cambio utilità: mozzarelle, prosciutto, buoni benzina. Soldi contanti fino a 2mila euro. E poi ancora carciofini, olio e altri generi alimentari. Per gli altri le ipotesi di truffa ai danni dello stato e il falso materiale per le ore da trascorrere in ufficio che invece sarebbero state “sottratte” per arrivare in tempo alla stazione e prendere il treno: 39 il minimo, 86 il massimo. Le cartucce caricate a pallini, circa 400, da distruggere perché confiscate regalate agli “amici cacciatori”. Infine le chiamate dal telefono di servizio: 172 contatti in un caso. Talvolta anche di domenica.



© RIPRODUZIONE RISERVATA