Scu, il nuovo collaboratore di giustizia svela: «Le mani della malavita sul superbonus»

Scu, il nuovo collaboratore di giustizia svela: «Le mani della malavita sul superbonus»
di Erasmo MARINAZZO
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Giovedì 1 Febbraio 2024, 22:00 - Ultimo aggiornamento: 22:02

Racconta che la Sacra Corona Unita avrebbe messo le mani sul vorticoso giro di denaro dei crediti di imposta maturati con il 110 per cento sulle ristrutturazioni edilizie per lavori di efficientamento energetico. Svela anche questo il nuovo collaboratore di giustizia Cesare Sorio, 36 anni, di San Pietro Vernotico, nelle 11 pagine dei verbali depositate dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Carmen Ruggiero, nell’appello al Tribunale del Riesame di Lecce per chiedere il riconoscimento dell’accusa di associazione mafiosa rigettata dal giudice per le indagini preliminari, Sergio Tosi, nell’ordinanza di custodia cautelare del blitz del 14 dicembre scorso a cavallo fra San Pietro e Trepuzzi.

Il verbale

Va da se’ l’avvio degli accertamenti per trovare eventuali riscontri. Perché al momento si tratta soltanto della voce di un collaboratore di giustizia. E null’altro. Certo è che questa indagine va ad incrociarsi con due inchieste della Procura di Brindisi: quella chiusa su San Pietro Vernotico nei giorni scorsi dal pubblico ministero Francesco Carluccio con sei persone indagate per reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti e indebita percezione di erogazioni pubbliche, in particolare di crediti di imposta, nonché con il sequestro di quattro milioni di euro di crediti di imposta. Ed i due attentati subiti l’estate scorsa, sempre a San Pietro, da un imprenditore edile.
Indagano i poliziotti della Squadra mobile di Brindisi anche per chiarire se anche il presunto clan dei fratelli sampietrani Fabrizio e Gimmi Annis (coinvolti nel blitz di dicembre) abbia intrapreso la svolta imprenditoriale infiltrandosi nell’economia sana. Sulla traccia, lasciata, insomma, da Cosa Nostra e dalla ‘Ndrangheta e più volta denunciata pubblicamente dalla magistratura e dall’antimafia sociale.
Intanto il collaboratore racconta l’altra presunta faccia del clan, quella violenta con i tentati omicidi, le gambizzazioni ed i pestaggi. Metodi senza diritto di replica per affermare il monopolio nel traffico e nello spaccio delle sostanze stupefacenti, ancora una volta il principale canale di approvvigionamento di denaro della criminalità organizzata. Tra i tanti episodi raccontati in quelle undici pagine in parte coperte dagli omissis, Sorio ha riferito dell’acquisto da gente di Erchie di un chilo di cocaina, pagata 38 euro al grammo, che avrebbe effettuato con i fratelli Annis nelle campagne di Cellino San Marco. Altra compravendita, la cessione di 100 chili di marijuana ad un brindisino noto agli archivi delle forze dell’ordine.
Gente pericolosa, avverte Sorio, quella che avrebbe connotato la sua vita criminale nel ruolo di cassiere e di trafficante di droga. E per questo ha chiesto protezione per la sua famiglia perché non finisca per pagare la sua scelta di collaborare con la giustizia: «Le persone con cui ho avuto a che fare sono pericolose», ha chiarito nel primo verbale di interrogatorio del 27 dicembre: «Fabrizio Annis è affiliato a Giovanni Donatiello che attualmente è il capo reggente della Scu».
Se Sorio sia al corrente dei nomi degli esecutori dell’omicidio di Luigi Guadadiello (ammazzato a 42 anni la sera del 13 giugno dell’anno scorso davanti alla sua casa di Squinzano) e del tentato omicidio di Roberto Napoletano (a Squinzano il 28 dicembre 20022, era in permesso premio), lo potrà eventualmente chiarire nei prossimi verbali con la pm Ruggiero ed i poliziotti della Squadra mobile. In quanto a fatti di sangue, in queste prime battute da collaboratore Sorio ha parlato del tentato omicidio di Luigi Scalinci, facendo il nome ed il soprannome di un uomo che gli avrebbe sparato perché non avrebbe versato una percentuale sui guadagni ottenuti dalla spaccio di droga. Chi allora avrebbe sparato viene inquadrato come una persona di spessore criminale: senza scrupoli per il valore della vita di un essere umano e con a disposizione un gruppo di pusher a cui avrebbe garantito le forniture di cocaina e marijuana.
A Trepuzzi, San Pietro, Cellino, San Donaci, Brindisi, Erchie ed Oria i gruppi criminali con cui Sorio avrebbe avuto rapporti quale esponente del clan Annis.
Un punto di partenza, quelle dichiarazioni. Intanto c’è stato il primo vaglio del Tribunale del Riesame che ha riconosciuto la sussistenza dell’accusa di associazione mafiosa.
 

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