«Sogno una città aperta e gestita dai brindisini»

Il patròn dell'Enel Basket Brindisi Nando Marino
Il patròn dell'Enel Basket Brindisi Nando Marino
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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- Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 17:12
BRINDISI - Presentato ufficialmente alla città mercoledì, durante un evento molto partecipato all'hotel Orientale, il nome di Nando Marino circolava già da settimane. Dopo una lunga attesa, però, il centrosinistra ha il suo candidato. Che è al lavoro per provare a vincere le elezioni amministrative di giugno con un motto chiaro: «Invertire la rotta». In tutti i sensi. Per la prima volta, Marino si concede ad una raffica di domande non solo sui motivi e sui retroscena della sua candidatura ma anche sui suoi programmi e sui presunti conflitti d'interesse. Proprio alcune di queste domande lo avevano fatto infuriare durante la presentazione della sua candidatura. Per quelle risposte troppo ruvide, oggi, Marino chiede scusa.

Presidente Marino, qual è la sua idea di città?
«Una idea di città allargata al consenso dei cittadini. Vorrei creare una condivisione partecipata, ante e post elezione, per imprimere uno sviluppo importante in tutti i settori. Con una visione aziendale e politica da condividere con la maggioranza. Sogno un consiglio comunale paragonabile ad un consiglio di amministrazione, dove dovranno nascere idee e progetti importanti che sarà cura della giunta e del sindaco portare avanti ma che, poi, dovranno sempre tornare nell’aula consiliare. Non sarò mai solo a decidere ma privilegerò, come i miei collaboratori, la fase dell’ascolto. La città non è mia e non lo sarà qualora dovessi vincere. Tutti saranno coinvolti».

 

Perché ha scelto di candidarsi?
«Mi fu chiesto anni fa ma mi allontanai perché ritengo che la politica richieda un atteggiamento diverso da quello portato avanti fino ad oggi. Stavolta mi ha convinto un progetto di cambiamento per la città. Ricordo i giorni tristi dopo il 6 febbraio (data dell’arresto dell’ex sindaco Consales, ndr), ero a Bologna in un ristorante ed il cameriere, col quale ormai ero diventato amico, mi chiese se fosse proprio quella la Brindisi di cui tanto gli parlavo. Mi è scattata la molla ed è venuta fuori la voglia di incidere in prima persona. Poi la gente ha cominciato a fermarmi per strada. E l’endorsement da parte del presidente della Regione. Tutto mi ha spinto ad andare avanti, per dimostrare che la città può cambiare. Ma dobbiamo essere in tanti, con una coalizione larga, proprio come quella seduta a quel tavolo mercoledì (durante la presentazione ufficiale di Marino, ndr)».

Come affronterà la questione bilancio, con la scure della Corte dei conti?
«Chiederò a tutti i segretari della coalizione un incontro con il prefetto, perché vorremmo capire bene il contenuto della relazione della Corte dei conti. Io so quello che ho già letto, conosco alcuni dati ma bisogna capire se i bilanci sono drogati o reali. Ci accusano di non avere un programma ma io queste accuse le rimando al mittente. Siamo al lavoro su questo già da 15 giorni e nella riunione di ieri (venerdì, ndr) siamo andati ancora avanti. Ma oggi chi parla di programmi dice corbellerie. Come fai a immaginare dei progetti se non sai quanto denaro hai a disposizione? A noi non interessa il libro dei sogni, vogliamo conoscere i dati. E se saranno peggiori di quello che pensiamo, troveremo forme alternative per far arrivare fondi a Brindisi. Con l’esperienza che ho, questa è la cosa che mi preoccupa di meno».

Cosa pensa del piano di decarbonizzazione di Emiliano?
«Le risposte si possono trovare nell’enciclica “Laudato si’” di papa Francesco e nel “Cop21” di Parigi, la conferenza durante la quale è stato preso un impegno forte per ridurre l’impatto delle centrali a carbone. Né in qualità di cittadino né in qualità di candidato sindaco o, spero, un giorno, di sindaco, potrei venire meno a quegli accordi. Noi andremo avanti, perché il territorio chiede un progetto di riconversione sostenibile che passi da un corretto rapporto tra salute e lavoro. Ma su questo non si può fare demagogia. Credo, inoltre, che il futuro della città sia legato non solo al turismo. La grande impresa c’è e va utilizzata nel modo migliore».

Ma l’accordo di Parigi prevede anche lo spostamento dell’approdo Tap a Brindisi.
«Dell’approdo Tap a Brindisi non posso ancora parlare».

Però Roberto Fusco sostiene che lei è troppo legato ad Enel.
«Assolutamente no. Chi mi conosce sa che non sono legato ad Enel ed ora credo sia il momento di chiarirlo. All’amico Roberto chiedo di confrontarsi con me su programmi e progetti, non solo su questo leitmotiv che ha stancato la gente. E poi non può dire che non ho mai pensato alle problematiche di Brindisi. Sono il presidente della New Basket, che milita nel campionato più importante d’Italia e che ha come main sponsor Enel. Ma la sponsorizzazione è gestita dall’ufficio marketing nazionale. Il territorio non c’entra. Tra l’altro, quando fu fatto il contratto io non c’ero, mi occupavo di altro. Non credo quindi che questa possa essere la mia etichetta. Io sono una persona libera e penso di averlo dimostrato con la mia storia».

Luigi Vitali ha dichiarato che lei “ha contattato destra e sinistra”. Perché alla fine ha scelto la sua attuale coalizione?
«Parlare con persone, con amici, andare a cena con loro, non significa andarsi a sposare. Conosco Vitali, lo rispetto e sono sicuro che troverà un candidato sindaco valido, col quale faremo una battaglia politica e alla fine ci stringeremo la mano. Ma con me non ci sarà mai la politica gridata. Per questo voglio chiedere scusa per le risposte poco educate date alle due giornaliste l’altra sera, ero veramente emozionato. Lavorare ad un progetto che possa lanciare la mia città, quella dove sono nati i miei figli e la mia prima azienda, della quale sono orgoglioso di portare il nome in Europa, mi ha fatto sentire la responsabilità di 90mila cittadini, che vorrei incontrare in questi mesi».

Tra le questioni più difficili c’è quella legata al ciclo dei rifiuti.
«Sto studiando la materia, che per me è nuova. Ma bisogna partire con una raccolta differenziata spinta per arrivare almeno al 75%. E poi, come ha detto Emiliano, bisogna avere una strategia regionale, con maggiori economie di scala, che potrebbe finalmente limitare o eliminare le infiltrazioni mafiose. Bisognerà comunque discuterne».

Cosa pensa della termovalorizzazione?
«Fondamentalmente non sono d’accordissimo a bruciare i rifiuti ma sarà la città a decidere, come farà per tutte le scelte importanti».

Che peso avrà la cultura nel suo programma?
«Dalla cultura deve partire il cambiamento. E le persone che ho frequentato nei grandi network nazionali con il mio incarico in Lega credo saranno decisive per lo sviluppo del teatro e della cultura. Mi impegnerò personalmente, attraverso le mie conoscenze, affinché il nuovo cartellone sia il migliore nella storia del teatro brindisino».

Cosa farete per il Pug?
«La legge regionale parla di partecipazione della collettività. In questi anni però, mi pare assurdo, non vi è stata attività di scoping né di ascolto dei cittadini. Al di là della situazione di Goggi e Karrer, sulla quale non posso entrare, è il mancato coinvolgimento ad avere lasciato adito a dubbi e situazioni spiacevoli. Noi invece vogliamo trasparenza e condivisione».

A proposito di Pug, la sua famiglia possiede diverse case ad Acque Chiare. Ritiene ci sia un conflitto d’interessi?
«Siamo in attesa della decisione della Corte di Strasburgo. Se accoglierà il ricorso dell’altro comparto, la situazione verrà riportata anche su Acque Chiare, così come ha già detto la Cassazione. In questo caso il sindaco c’entra davvero poco. Inoltre, Mennitti ha provato a risolvere il problema col Pug. Consales ha perso tanto tempo mandando a casa Goggi e prendendo Karrer. La situazione, comunque sia, si dovrà risolvere. Con la giurisprudenza o con il Pug. In qualunque modo si risolva, si saranno divesi gli interessi di 220 famiglie in buona fede che hanno comprato delle case in quel villaggio che poteva cambiare la storia della costa brindisina. Tra queste, c’è quella di Nando Marino. Ma non si può cambiare una strada già intrapresa perché ci sono io».
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