Il giorno dopo il no del ministero al riesame delle autorizzazioni per Edison, il sindaco: «Sarà il Consiglio a decidere»

Un rendering del deposito di gnl Edison
Un rendering del deposito di gnl Edison
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Domenica 3 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 07:48

Sarà la conferenza dei capigruppo a stabilire il da farsi dopo il secco “no” del ministero dell’Ambiente, che ha respinto la richiesta del consiglio comunale di Brindisi, votata all’unanimità, riguardo al riesame delle autorizzazioni relative al progetto del deposito costiero di gnl che Edison intende realizzare a Costa Morena Est.

La posizione del primo cittadino

A chiarirlo, in queste ore, è il sindaco Giuseppe Marchionna che proprio ieri ha potuto leggere il documento firmato dal direttore generale del dipartimento Energia, direzione generale Infrastrutture e Sicurezza, del ministero dell’Ambiente Marilena Barbaro. «Doverosamente - sottolinea infatti il primo cittadino - penso di convocare, appena possibile, dunque la prossima settimana, la conferenza dei capigruppo e valutare il da farsi. In quell’occasione, ci saranno naturalmente diverse posizioni e dunque bisognerà capire come l’assemblea deciderà di muoversi, considerato che prima di questa comunicazione avevamo raggiunto quel punto di equilibrio che si era poi concretizzato nel monotematico sul deposito Edison. Ho visto che nelle scorse ore Brindisi Bene Comune ed Alleanza Verdi-Sinistra hanno chiesto al presidente della Provincia Matarrelli di prendere posizione. E immagino che qualcuno lo farà anche nei confronti della Regione». Il problema fondamentale, conclude Marchionna, «è che noi avevamo posto questa esigenza, ovvero la richiesta di revisione delle autorizzazioni. Ma mi sembra che non ci siano, nella comunicazione del ministero, grandi spiragli.

Detto questo, la questione va valutata collegialmente, visto che la vicenda è stata trattata in questa maniera. Troverei, dunque, scorretto anticipare una qualunque valutazione mia personale. Credo, invece, che sia corretto valutare la vicenda collegialmente, in sede di conferenza dei capigruppo».

Il no al riesame delle autorizzazioni

Il ministero, infatti, con una comunicazione che non sembra dare adito ad ulteriori repliche da parte del Comune, ha ribadito “la correttezza tecnica e giuridica degli atti autorizzativi relativi al deposito di gnl di Brindisi”, concludendo che “pertanto non si ritiene né necessario e quantomeno opportuno procedere al riesame del citato decreto interministeriale”. Lo stesso ministero dell’Ambiente ha evidenziato come “il gnl e le infrastrutture asservite alla sua movimentazione e stoccaggio sono considerate quali infrastrutture strategiche, di pubblica utilità nonché indifferibili ed urgenti”. Riguardo alla torcia ed ai paventati rischi per la salute, nella risposta si chiarisce che quando questa viene utilizzata correttamente, dunque in caso di emergenza, “viene inviato solamente gas naturale composto al 98% da metano che, durante la combustione genera principalmente anidride carbonica e acqua”.

Le contestazioni dei contrari

Ma il documento non chiarisce, secondo l’opposizione ed in particolare secondo l’ex sindaco Riccardo Rossi, oltre a tante altre questioni, tre punti principali: perché è stata utilizzata la normativa che riguarda i depositi di gnl non connessi alla rete quando il nuovo progetto, su richiesta della Regione, prevede la messa in rete del boil off gas; perché il progetto non sia stato sottoposto a Valutazione d’impatto ambientale, considerato che la capienza è solo del 2,5% sotto la soglia prevista dalla legge per la Via; perché durante le audizioni in conferenza dei capigruppo nessuno, tra Autorità di sistema portuale e Rfi, abbia voluto assumersi la responsabilità di formalizzare il fatto che la distanza di sicurezza tra deposito e binari presenti in banchina non debba essere di almeno 30 metri come sostenuto dal consorzio Asi, mentre secondo il progetto nel punto più vicino i metri di distanza sono solo cinque. Il Movimento 5 Stelle, dal canto suo, con il capogruppo Roberto Fusco ha lasciato intendere che la battaglia continuerà di fronte alla Commissione europea e nelle aule giudiziarie.

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