Il Comune vuol acquisire gli immobili confiscati alla malavita

Il municipio di Brindisi
Il municipio di Brindisi
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 18 Ottobre 2017, 17:31 - Ultimo aggiornamento: 18:05

Di beni confiscati da assegnare ce ne sono ancora, in quantità. Sono gestiti da un’agenzia nazionale e c’è possibilità per il Comune di Brindisi di entrarne in possesso, partecipando a una manifestazione di interesse. Per metterli a disposizione di tutti, in particolare per risolvere il problema dell’emergenza abitativa. L’ente municipale ha deciso di farlo e c’è un elenco di immobili che potrebbero essere presto acquisiti al patrimonio, con tanto di destinazione espressamente indicata. La delibera è dello scorso 6 ottobre. Fa riferimento a un protocollo di intesa siglato nel maggio 2016 tra la Prefettura di Brindisi e alcuni Comuni della Provincia, oltre all’associazione Libera. Fu creata una rete di partenariato per il coordinamento di attività di “riutilizzo sociale e produttivo di beni confiscati alla criminalità organizzata”.

Uno strumento ritenuto necessario per innescare procedure virtuose ed evitare malfunzionamenti o problematiche varie, come quelle che hanno portato addirittura alla “riconsegna”, per quanto non volontaria, di beni confiscati a un ex contrabbandiere a cui erano stati sottratti con confisca. L’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sottoposti a confisca nel gennaio scorso ha realizzato una piattaforma telematica e ha poi invitato nel giugno successivo gli enti pubblici ad aderire a una conferenza dei servizi per avanzare proposte concrete al fine di acquisirli, indicando naturalmente le finalità sociali e istituzionali per cui dovranno essere utilizzati. La conferenza dei servizi si è effettivamente svolta il 19 luglio scorso, presso la sede della Prefettura.

I beni che il Comune di Brindisi intende acquisire sono stati in passato di: Angelo Balestra, da destinare all’emergenza abitativa; uno di Giovanni Brandi, ritenuto uno dei capi dell’omonimo clan della Scu, sempre da utilizzare per risolvere il problema dell’emergenza abitativa. Ci sono poi fabbricati che furono di Rocco De Virgilio, tutti da usare per scopi sociali, di Cosimo Patronelli, per emergenza abitativa. Idem per un immobile da 285mila euro di Oscar Cannone. Infine c’è un terreno da destinare a centro di raccolta dei rifiuti che fu di Alfonso, Antonio, Maria Edelma D’Oriano e Giovanna Todisco. È un bel pezzo di storia di Brindisi, raccontata in numerosi atti giudiziari. In provvedimenti di sequestro eseguiti per vari motivi negli anni Novanta e nei primi Duemila, diventati confische definitive. Alla base di solito c’è l’attestata sproporzione fra i redditi dichiarati e quelli effettivi, così come ricostruito dagli investigatori.

Una “sproporzione” collegata ad attività illegali su cui si sono particolarmente concentrati gli inquirenti, partendo dall’assunto che “aggredire” le proprietà e le ricchezze sia il danno più grave che si possa compiere alla malavita di ogni ordine e grado. Che si tratti di Scu o di altro genere di criminalità. Altrettanta importanza riveste l’effettivo riutilizzo di quanto viene sottratto, per finalità “positive”. Per scopi sociali o comunque a vantaggio della collettività. Questo è l’intento: il Comune di Brindisi è in primissima fila, come testimoniato dall’adesione alla conferenza dei servizi di luglio con l’avvio di procedure che sono in dirittura d’arrivo anche oggi, in epoca commissariale. “Il Comune – si legge nella delibera che porta la firma del commissario straordinario Santi Giuffrè – manifesta interesse all’acquisizione al patrimonio dei beni indicati al fine di realizzare progetti sociali e di valorizzazione del territorio oltre a soddisfare in parte l’emergenza abitativa”.

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