Lite sul castello: lettera al ministro contro la Soprintendenza

Lite sul castello: lettera al ministro contro la Soprintendenza
di Francesco Ribezzo Piccinin
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Martedì 1 Giugno 2021, 05:00

BRINDISI - È pronta, e sarà inviata nella giornata di oggi, la lettera da parte del sindaco Riccardo Rossi al ministro per i Beni culturali Dario Franceschini. E sempre nelle stesse ore il primo cittadino dovrebbe anticiparne telefonicamente il contenuto allo stesso ministro, segnalando il comportamento - più volte definito istituzionalmente scorretto - della Soprintendenza per l’archeologia, le belle arti ed il paesaggio di Brindisi, Lecce e Taranto nella gestione della vicenda del restauro del Castello Alfonsino.
«Da quasi 2 anni - ha ricordato infatti Rossi nelle scorse ore - chiediamo alla Sovrintendenza di costruire insieme un progetto di valorizzazione puntando ad una piena fruibilità e forte attrattività del Castello». Solo ad ottobre dello scorso anno, grazie alla mediazione del ministero, è stato finalmente ottenuto un incontro con l’allora soprintendente Maria Piccarreta. «In quell’occasione si prendono impegni importanti per costruire, Comune di Brindisi e Sovrintendenza, ai sensi del codice dei beni culturali, un piano di valorizzazione per la gestione del Castello Alfonsino. Impegni tutti disattesi. Da allora nessun contatto vi è più stato», ha denunciato il sindaco.
Rossi ha anche spiegato quali erano i progetti del Comune per il Forte a Mare: «Grazie a Regione e Unisalento un programma culturale e museale di grande importanza partendo dal museo e centro per l’archeologia subacquea, ma poi arricchito con altri soggetti a possibili proposte. Inoltre con la Bms avremmo fornito i servizi di custodia, pulizia e cura del verde (indecenti sono le condizioni in cui è stato inaugurato il Castello), inoltre con la Fondazione Teatro Verdi avremmo potuto gestire servizi culturali e programmi di eventi importanti. Poi un bookshop, servizio ristoro, una biglietteria aperta sul posto per accogliere non 20 turisti l’ora, prettamente locali come oggi. Ed una campagna di comunicazione e marketing per far arrivare da ogni luogo i visitatori, non certo un numero di cellulare per prenotare la visita di massimo 20 persone.

In sintesi una piena valorizzazione del Castello in grado di far arrivare a Brindisi centinaia di migliaia di visitatori con grandissime ricadute sull’economia della città».

Le reazioni

Ma per il capogruppo di Fratelli d’Italia Massimiliano Oggiano l’attuale amministrazione avrebbe compiuto un «disastro» nella gestione dei beni culturali ed artistici di sua proprietà. «Bene ha fatto - secondo Oggiano, quindi, proprio alla luce di questi risultati - la Soprintendenza ad affidarlo all’associazione Le Colonne che in questi anni si è distinta nella gestione di tali attività a Brindisi e fuori salvo poi essere estromessa dalla giunta Rossi per un sfrenata voglia di “centralismo statalizzato Rosso”, che tanti danni ha provocato e sta provocando alla città (preferendo il sistema delle cooperative/associazioni rosse) ma soprattutto alla valorizzazione delle nostre bellezze artistico monumentali e culturali».
Il capogruppo di FdI parla poi di «aggressione verbale» all’ex soprintendente ed accusa: «La verità è che il sindaco Rossi avrebbe voluto mettere le mani sul Castello Alfonsino per fare cassa a vantaggio di un bilancio comunale ormai vicino al dissesto finanziario con biglietti a 10 euro per visitatore senza uno straccio di progetto di valorizzazione, così come per il resto dei beni monumentali ed artistici della città, e fortunatamente ha trovato una Soprintendenza decisa a tutelare le ragioni del territorio che sicuramente il sindaco Rossi ed i suoi sodali hanno dimostrato di non saper fare in questi tre anni». Se il sindaco, conclude, «vuole rimediare all’ennesima figuraccia e volesse realmente recuperare normali rapporti istituzionali, invece che continuare a minacciare ritorsioni e lanciare strali a destra e manca, si scusi a nome della città con la dottoressa Piccarreta e provi almeno una volta a dare dimostrazione di autorevolezza perché la figura del ducetto, pur volendone abusare, non gli si addice».

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