Banchina carbone Enel, stop alla convenzione nel 2025 ma le attrezzature restano: utili per i traffici del porto

La banchina utilizzata da Enel per la movimentazione del carbone nel porto di Brindisi
La banchina utilizzata da Enel per la movimentazione del carbone nel porto di Brindisi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
5 Minuti di Lettura
Lunedì 25 Settembre 2023, 05:00

Mentre arriva la conferma che Enel non costruirà a Brindisi, né in Italia, la seconda gigafactory di pannelli fotovoltaici, “gemella” di quella di Catania, si comincia a discutere di ciò che accadrà, nel 2025, alla banchina utilizzata dall’azienda per la movimentazione del carbone destinato alla centrale “Federico II”.

Il via alla discussione sul futuro

Ad annunciarlo, sui social, è stato nei giorni scorsi proprio il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale Ugo Patroni Griffi. “Abbiamo formalmente avviato con Enel - ha scritto infatti - il phase out dal carbone della banchina di Costa Morena nella prospettiva del nuovo utilizzo polifunzionale della stessa”. In effetti, con la concessione attualmente vigente in scadenza alla fine dell’anno, Enel ha provveduto a chiedere il rinnovo, come del resto era facile immaginare. Un rinnovo che, verosimilmente, dovrebbe arrivare fino al 2025 e non oltre, considerato che proprio il 31 dicembre 2025 è prevista la dismissione definitiva - lo ha confermato nei giorni scorsi il direttore per l’Italia del gruppo Enel Nicola Lanzetta - della centrale di Cerano. A quel punto, quindi, la banchina tornerà nelle mani dell’Autorità di sistema e del porto di Brindisi, in quanto non sarà più necessaria la movimentazione del carbone il cui utilizzo, per la produzione di energia, non sarà più consentito.

Le possibilità dopo la restituzione del molo

Le opzioni, a quel punto, potrebbero essere due: il ripristino dello stato dei luoghi o il mantenimento della situazione attualmente esistente. Situazione che comprende la presenza di un sistema di raccolta delle acque meteoriche, gru e benne per lo scarico del carbone e una macchina per il caricamento su nave di gessi e ceneri prodotti dalla centrale. In sostanza, quella di Diga di Costa Morena è probabilmente l’unica, o una delle pochissime, banchine ambientalizzate di tutto il Sud Italia. Da qui l’interrogativo: vale la pena chiedere il ripristino dello stato dei luoghi, come succede normalmente al termine di una concessione, soprattutto di quelle lunghe come quella di cui ha usufruito e di cui continuerà ad usufruire per altri due anni Enel, che comportano modificazioni alla situazione iniziale? O invece conviene prevedere che tutta la strumentazione presente in banchina e tutte le trasformazioni effettuate rimangano a disposizione del porto e di chi utilizzerà, in futuro, quel molo? Magari con una società pubblica, in modo che ad offrire quei servizi non debba essere un concessionario privato.

Le possibilità offerte dall'attrezzatura installata

Grazie a tutta la strumentazione presente, infatti, è possibile immaginare una serie di traffici che potrebbero interessare quell’area. A cominciare dalla movimentazione di materiali “polverosi” come biomassa, calcare, mangimi, gesso, ghiaia, terriccio e quant’altro. Non a caso, infatti, il presidente Patroni Griffi parla di “nuovo utilizzo polifunzionale”, in grado di generare ricchezza per il territorio.

Verosimilmente, almeno in teoria, già a partire dall’1 gennaio 2026. Una data per la quale occorre farsi trovare pronti.

Addio al sogno della gigafactory di pannelli

Intanto, però, è confermato che Brindisi non potrà ospitare la tanto auspicata - nell’ambito del processo di decarbonizzazione del territorio - gigafactory di pannelli solari Enel, “gemella” di quella di Catania, proprio come preannunciato dal presidente della Cna Franco Gentile. Un allarme, per il segretario e capigruppo del Pd Francesco Cannalire, «gravissimo e preoccupante per tutto il tessuto economico». In questi anni, ricorda Cannalire, «sono state tantissime le promesse fatte che, ora è evidente, servivano solo per qualche titolo di giornale ad effetto. La circostanza annunciata che Enel farà poco o niente per questo territorio, dopo anni di produzione di energia per tutto il Paese con la centrale a carbone più grande d’Europa è una beffa per i brindisini e rappresenta purtroppo l’ennesimo impegno disatteso. E qualcuno dovrà assumersi le proprie responsabilità».

La proposta della Cna: un tavolo permanente

Il segretario si dice convinto «che la proposta di insediare un tavolo permanente di concertazione territoriale per tutte le vertenze aperte, da Basell a Enel, avanzata dal presidente Cna Franco Gentile non sia più rinviabile e, nell’immediato, è necessario che il sindaco di Brindisi e il presidente della Provincia convochino il direttore Italia di Enel affinché definisca con chiarezza le intenzioni del gruppo per gli investimenti nel medio e lungo periodo per Brindisi che non possono limitarsi solo alla realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile. Per questo sarà imprescindibile insediare sul territorio tutte le filiere produttive collegate alla realizzazione degli impianti di produzione e stoccaggio di energia. Dopotutto questo territorio merita grande rispetto e considerazione per quello che ha rappresentato negli anni per Enel e non potrà accettare misere briciole».

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