Porto, boom del carbone nel 2022: scarico aumentato del 124 per cento

Lo scarico del carbone nel porto di Brindisi
Lo scarico del carbone nel porto di Brindisi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Venerdì 3 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:51

È più che raddoppiata, in un anno, la quantità di carbone sbarcata nel porto di Brindisi, che attualmente rappresenta il 35,30 per cento delle merci in transito nello scalo. A causare l’aumento è stata la congiuntura internazionale, legata in particolare all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con conseguenti decisioni strategiche del governo Draghi che ha deciso di far tornare a pieno regime le centrali termoelettriche a carbone italiane come la “Federico II” di Brindisi.

I numeri e l'incidenza del carbone

In particolare, nello scalo messapico, tra gennaio e dicembre, sono sbarcati tre milioni 546mila e 654 tonnellate di carbone, contro il milione 584mila e 981 tonnellate dello stesso periodo dell’anno precedente. Con un aumento assoluto di più di un milione e 961mila tonnellate e percentuale del 123,8%. E basta considerare come in totale siano arrivate nel porto di Brindisi 4 milioni 368mila e 184 tonnellate di rinfuse solide per comprendere quanto incida il carbone su questo particolare traffico (81,18%) e anche su tutti i traffici merci del porto che ammontano, per il 2022, a 10 milioni 45mila e 121 tonnellate. Neanche andando a verificare i dati mensili si ritrova un mese nel quale lo sbarco di carbone sia stato superiore a quello del 2022. Non dal 2019 ad oggi, per lo meno. Solo nel mese di luglio il dato si avvicina a quello dello stesso periodo degli anni precedenti con le 331mila tonnellate del 2022 e le 310 tonnellate del 2019. Il mese che ha visto il maggior afflusso di carbone nello scalo brindisino è stato quello di gennaio dello scorso anno, con oltre 567mila tonnellate, seguito da settembre, con oltre 423mila e dicembre con oltre 440mila.

Il confronto con gli anni passati

Tornando ai dati annuali, l’unico vagamente confrontabile con quello del 2022 è quello del 2018. In quell’anno, infatti, sulle banchine dello scalo messapico sono sbarcati 2 milioni 602mila e 997 tonnellate. Cifra che, anno dopo anno, lentamente calando. Nel 2019, infatti, si è arrivati a un milione 880mila e 765 tonnellate; nel 2020 a un milione 421mila e 268 tonnellate; nel 2021 il dato aveva già ricominciato a salire, facendo registrare un milione 584mila e 981 tonnellate. Tutto carbone destinato alla centrale Enel di Cerano che, proprio dallo scorso anno è tornata a produrre energia a pieno regime con tre dei suoi quattro gruppi. Il quarto, infatti, è stato dismesso definitivamente da quasi due anni e non potrà più tornare a generare elettricità. Questo significa, in sostanza, che la capacità produttiva della centrale brindisina, dopo diversi anni di attività al minimo, a 1.980 megawatt. Un “ritorno” a pieno regime cominciato ufficialmente a settembre ma che, in realtà di fatto era partito dall’inizio del 2022 e per la verità già dai mesi precedenti.

Ben prima, dunque, dello scoppio della guerra e della conseguente crisi del gas russo. Già nei primi sei mesi del 2022, in effetti, le rinfuse solide (principalmente carbone, per l’appunto) erano aumentate del 154% (dato assestatosi al +98% a fine anno) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo ha prodotto un notevole scostamento fra il dato previsto e quello effettivo.

La strada verso la decarbonizzazione

Il cammino che portava verso la dismissione della centrale di Cerano (prevista per il 2025), infatti, avrebbe portato la quantità di carbone prevista da bruciare all’interno dell’impianto forse anche a meno di un milione di tonnellate nel 2022. La situazione internazionale, tuttavia, ha spinto il governo a cambiare i propri piani ed i numeri sono cambiati radicalmente. E la crisi del gas non ha fatto altro che confermare la decisione di Terna di non ritenere necessaria la conversione a gas della centrale termoelettrica brindisina. Progetto che, nonostante sia tramontato, ha ottenuto proprio nei giorni scorsi la Valutazione d’impatto ambientale positiva da parte del ministero dell’Ambiente. Ma Enel ha già chiarito di non essere intenzionata a cambiare i propri programmi, che prevedono per il sito di Brindisi una trasformazione radicale, con la realizzazione di campi fotovoltaici con sistemi di accumulo, il progetto “La nuova torre dei venti” e l’utilizzo a fini commerciali della banchina carbonifera grazie alla nuova società Enel Logistics.

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