Arrestato a Correggio il boss latitante Gianluca Lamendola sfuggito al blitz di luglio

I carabinieri di San Vito dei Normanni
I carabinieri di San Vito dei Normanni
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Sabato 18 Novembre 2023, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 19:33

Arrestato a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, il boss latitante Gianluca Lamendola, 34 anni, di Brindisi. La fuga

Era sfuggito al blitz di luglio scorso con i 22 arresti dell'inchiesta condotta dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Lecce, Carmen Ruggiero, e dei carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni. Gianluca Lamendola si era reso irreperibili con il padre Cosimo, 51 anni, arrestato poi a settembre in un residence di lusso fra Cisternino ed Ostuni insieme ad una donna rumena. 

Ii blitz

Hanno circondato l'intero complesso condominiale, dove si era rifugiato, per poterlo catturare: è stata necessaria una operazione militare per l'arresto questa mattina all'alba a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, del latitante Gianluca Lamendola. A prenderlo i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Brindisi e della Compagnia di San Vito dei Normanni, a seguito di una attività investigativa coordinata dalla Dda di Lecce, con il supporto dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Emilia.

Le accuse

Sono accusati di essere Gianluca il capo, il promotore e l’organizzatore del ricostituito clan mafioso Lamendola-Cantanna, Cosimo l’organizzatore della compagine mafiosa figlia dell’eredità lasciata dal capostipite Carlo Cantanna, nonno di Gianluca Lamendola, e affiliato - hanno detto questo le sentenza passate in giudicato - ai mesagnesi Antonio Vitale, Massimo Pasimeni e Daniele Vicentino.

Giudice e pm sotto scorta

Entrambi erano sfuggiti al blitz n esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare della giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Maria Francesca Mariano. Minacce sono giunte dopo questa operazione alla giudice della misura ed alla pm dell'inchiesta che per questo sono state messe entrambe sotto scorta.

Il personaggio

Personaggio chiave in questa inchiesta, Gianluca Lamendola.

Nelle 272 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare viene descritto come un boss vecchio stampo: nessun interesse a investire i profitti dei traffici e dello spaccio di droga in attività imprenditoriali, ma concentrato soprattutto sulle attività illecite attorno a cui è nata e si è ampliata la Scu: droga, con l’imposizione del “punto”, una percentuale, agli spacciatori fuori dal suo cerchio magico. Ed estorsioni: nelle intercettazioni si vanta con il padre Cosimo di ricavare dai cinque ai settemila euro alla settimana nella raccolta porta a porta dai commercianti. Altra caratteristica ereditata dal passato: metodi violenti. Per atterrire i commercianti messi sotto estorsione ed anche gli spacciatori ritenuti infedeli come pure i componenti di altre organizzazioni criminali. Fra le accuse contestate quelle di due tentati omicidi, di lezioni e di violenza privata per il taglio sulla spalla a cui sarebbero stati sottoposti due uomini per imprimere su loro il marchio della Scu. E le spedizioni punitive con pestaggi anche per fare giustizia sommaria in questioni private. In buona parte dei 64 capi di imputazione dell’inchiesta compare il nome di Gianluca Lamendola, anche in quella di associazione mafiosa e di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Con il ruolo di capo e di promotore. Accuse che se dovessero trovare conferma definitiva nei gradi di giudizio, potrebbero comportare una pena superiore ai 20 anni di reclusione. Appena un gradino sotto il padre Cosimo. Indicato come il gestore della base operativa di Contrada Mascava. 

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