Spuntano da un mare melmoso come fossero baluardi di sopravvivenza a piogge tanto impetuose quanto invadenti. Rami, attorcigliati e affusolati, segnati dal freddo improduttivo dell'inverno che sembrano abbracciati tra loro a resistenza di un letto di acqua miscelata a terra. Chiome macchiate di linfa verdastra e a tratti rinsecchite - di alberi di ulivo e pesche che da ieri sembrano fantasmi. Perché i loro tronchi sono invisibili. A renderli evanescenti è stato l'acquazzone che nelle scorse 48 ore non ha dato tregua ingrossando il fiume Ofanto che non è uscito dagli argini, ma ha invaso terreni in cui affondano storiche radici.
La zona allagata
La zona allagata è definita tra contrade e ponti tra Canosa di Puglia e San Ferdinando di Puglia. Hanno nomi inconsueti ma ben noti a chi le frequenta: contrada Forno vecchio, Tavoletta, Pezza la pera e Sospiro, tutte rese inaccessibili per sicurezza. I ponti Tavoletta, Romano e quello autostradale a Canosa sono attenzionati.
«Avevamo predisposto già da giovedì sera che alcune vie e strade a ridosso di contrada Sospiro e Pezza la pera fossero delimitate da transenne: attendevamo l'arrivo copioso del fiume.
Le reazioni
«Fortunatamente non ci sono feriti, ma ettari ed ettari di uliveto e coltivazioni sono completamente immerse in acqua lì dove il fiume Ofanto è esondato. Un evento straordinario? Assolutamente no. Non sono state le pur abbondanti precipitazioni a provocare gli ingenti danni e distruggere il lavoro di tanti agricoltori della Bat, ma la sciatteria, l'incuria e la mancata manutenzione da parte della Regione Puglia». Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d'Italia
in Consiglio regionale pugliese, Francesco Ventola, dopo l'esondazione di ieri dell'Ofanto tra il Foggiano e la Bat. «So quello che dico - spiega - perché sia da sindaco di Canosa di Puglia sia da presidente della provincia Bat, quindi parliamo di circa 10 anni fa, in tutte le sedi istituzionali e in modo particolare quella regionale ho allertato tutti coloro che avrebbero dovuto procedere alla manutenzione dell'unico fiume pugliese».
Il commissario
Nelle campagne del paese uliveti, pescheti e coltivazioni di carciofo sono stati invasi da una grande quantità di acqua ma «fare una stima dei danni è impossibile oltre che prematuro», specifica e puntualizza: «Sparare cifre è scorretto e inutile». I livelli di guardia stabiliti per l'Ofanto sono ancora rispettati ma sono al limite e a monitorarli da due giorni - ci sono i volontari della protezione civile e della Misericordia. «Chiariamolo una volta per tutte: non c'è stata alcuna esondazione. Il fiume è uscito dall'alveo ed è normale con le piogge registrate nelle ultime ore. Gli argini - che sono stati alzati - hanno retto, stanno reggendo. Parlare di esondazione è sbagliato», specifica con tono piccato Elio Sannicandro, commissario straordinario al dissesto idrogeologico della Regione Puglia.
E continua: «Nell'area golenale del fiume ovvero quella di espansione a carattere demaniale, ci sono dei vigneti e quando temporali e acquazzoni si susseguono, si assiste a un allagamento. Di solito i fiumi, specie qui nel Sud Italia, sono poco più che rigagnoli. L'Ofanto, il Fortore hanno un letto largo 12- 13 al massimo 15 metri e nel periodo invernale si gonfiano provocando inondazioni di terreni e coltivazioni». La presenza di vigneti a ridosso del fiume è un problema? «Le aree golenali sono molto fertili replica e in teoria dovrebbero essere libere. La Provincia ha promosso un progetto di rinaturalizzazione dell'Ofanto e della sua foce per restituire loro l'aspetto originario. Da capire se quei vigneti possono stare lì». Se i livelli del fiume raggiungono il massimo consentito, potrebbe dipendere da una mancata manutenzione straordinaria? «La Regione stanzia risorse annuali, che oscillano tra i tre e i quattro milioni di euro, per la pulizia di fiumi e canali a cui sono delegati i Comuni», la risposta secca di Sannicandro e conclude: «La situazione è comunque sotto controllo».