Ucciso per debiti di droga la notte di San Valentino: annullata la condanna del boss del clan Parisi

Ucciso per debiti di droga la notte di San Valentino: annullata la condanna del boss del clan Parisi
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Sabato 5 Febbraio 2022, 14:28 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:35

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con la quale, nel dicembre 2020, la Corte di Assise di Appello di Bari aveva confermato la condanna a 20 anni di reclusione nei confronti del pregiudicato 55enne barese Domenico Velluto, ritenuto capo dell'omonimo gruppo criminale in affari con il clan mafioso Parisi, imputato per l'omicidio volontario del 26enne Rocco Sciannimanico, ucciso il 14 febbraio 2001.

A "incastrare" il boss la testimonianza della moglie

L'inchiesta sul delitto era inizialmente stata archiviata per insufficienza di prova a carico dei sospettati.

Quattordici anni dopo, le dichiarazioni dell'ex moglie di Velluto avevano consentito alla Procura di Bari di riaprire il caso. La donna aveva raccontato agli inquirenti cosa accadde quella sera di San Valentino. Aveva aspettato il marito sotto casa per andare a cena insieme per ben due ore. Al suo arrivo, intorno alle 22, per giustificare il ritardo e rispondere alle accuse di lei che lo credeva con l'amante, le volle dimostrare che in realtà si trovava altrove e la portò sul luogo del delitto mostrandole il segno del cadavere ancora presente sull'asfalto.

La difesa: “Velluto era in pizzeria a guardare la partita”

Sulla base delle dichiarazioni della donna, poi diventata testimone di giustizia, e degli ulteriori accertamenti disposti dalla Dda di Bari, fu quindi accertato l'autore del delitto, individuando come movente dell'omicidio un debito per una partita di droga non pagata. Velluto, assistito dagli avvocati Massimo Roberto Chiusolo e Pino Giulitto e tuttora detenuto in carcere per una vicenda di narcotraffico, per l'omicidio dovrà affrontare un processo di appello bis. La difesa ha ribadito che la sera del delitto l'imputato aveva un alibi, ritenuto falso nei precedenti gradi di giudizio: l'uomo avrebbe trascorso la serata in pizzeria a guardare una partita di calcio e, nell'accusarlo, la donna sarebbe stata «animata da gravissimi motivi di rancore nei confronti dell'ex marito - dicono i legali - , che la aveva vessata per anni, maltrattandola continuativamente».

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