Omicidio di mafia a Bari, 9 arresti: c'è anche un comandante di Polizia municipale, «Fece elevare una multa per costruire un alibi al capoclan» - VIDEO

Coinvolti presunti capi e affiliati al clan Parisi-Palermiti

Un momento della conferenza stampa
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Venerdì 22 Ottobre 2021, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 23:45

Sarebbe avvenuto nell'ambito della lotta per il controllo del traffico e dello spaccio di droga in alcuni quartieri di Bari, tra il clan Parisi/Palermiti e il clan Strisciuglio, che ha interessato il capoluogo tra il 2017 e il 2018, l'omicidio del 24enne Michele Walter Rafaschieri e del tentato omicidio del fratello Francesco Alessandro Rafaschieri, 34 anni, consumati a Carbonara di Bari il mattino del 24 settembre 2018.

Nove gli arrestati, tra cui il comandante dei vigili di Sammichele

È quanto hanno concluso le indagini della Squadra Mobile della Questura del capoluogo pugliese e della Direzione distrettuale antimafia, sfociate stamane nei nove arresti disposti dal gip del tribunale.

In carcere sono finiti Giovanni Palermiti, detto Gianni, 45 anni, figlio del capo clan Eugenio; Filippo Mineccia, detto 'ùruss', 37, genero di Eugenio Palermiti; Michele Ruggieri, 35; Riccardo Campanale, 27; Domenico Lavermicocca, 31; Giovanni Mastrorilli, detto Nino, 45; Francesco Triggiani, 45; Gianfranco Catalano, 36, tutti con precedenti. Per aver favorito Giovanni Palermiti, creandogli un alibi, secondo gli inquirenti, in cambio di denaro e altre utilità, è stato arrestato anche Domenico D'Arcangelo, 53 anni, comandante della Polizia municipale di Sammichele di Bari. 

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La multa a Palermiti per costruirgli un alibi all'ora dell'omicidio

Il comandante della Polizia locale di Sammichele di Bari, Domenico D'Arcangelo è accusato di avere indotto una sua agente a redigere un verbale falso di violazione al codice della strada per attestare la presenza a Sammichele di Bari di Giovanni Palermiti, detto Giannì, figlio del capo clan Eugenio, nel giorno e nell'ora dell'omicidio del 24enne Michele Walter Rafaschieri e del tentato omicidio del fratello Francesco Alessandro Rafaschieri, 34, consumati a Carbonara di Bari, il mattino del 24 settembre 2018. Con questa accusa la Squadra Mobile della Questura ha arrestato il 53 anni originario di Adelfia ma in servizio a Sammichele. In questo modo avrebbe consentito a Palermiti di costituirsi un alibi. Ne sono convinti gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia e il gip del tribunale del capoluogo pugliese. Secondo gli investigatori, D'Arcangelo era consapevole del ruolo del Palermiti nella compagine criminale del quartiere Japigia di Bari. In cambio avrebbe ricevuto un cellulare del valore di 800 euro ed una somma non accertata, ma elevata, di denaro. Per niente affatto pentito delle sue azioni, in occasione delle indagini, e sapendo che la sua agente era stata interrogata dagli investigatori, avrebbe pronunciato frasi inequivoche rilevate dalle intercettazioni «…quelli non hanno le prove.. se no avrebbero già fatto» e avrebbe detto alla sua agente: «tu dì non mi ricordo, …ripeti la teoria che non ricordi niente». 

Sulla pagina Facebook del Comune il commento del primo cittadino Lorenzo Netti.

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