Uccisero il cognato di Strisciuglio, i giudici: «Faida interna al clan». Due arresti per omicidio

Uccisero il cognato di Strisciuglio, i giudici: «Faida interna al clan». Due arresti per omicidio
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Venerdì 22 Settembre 2023, 16:33

Uccisero il cognato di Strisciuglio: due arresti per l'omicidio di Michele Ranieri (cognato del boss Strisciuglio), compiuto la sera dell'11 settembre 2019 nel centro abitato del quartiere San Pio, alla periferia di Bari. Due uomini di 38 e 36 anni sono stati arrestati dai carabinieri. I due sono stati trasferiti in carcere sulla base di un'ordinanza disposta dal gip del tribunale d Bari, avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia. Ad entrambi, infatti, è stata contestata l'aggravante del metodo mafioso.

Chi sono gli arrestati

Il 38enne (già detenuto per altra causa) è indagato per omicidio in concorso, porto e detenzione di arma da fuoco, in quanto ritenuto l'esecutore materiale del delitto: quella sera, come scrivono gli inquirenti, «avrebbe esploso vari colpi di arma da fuoco nei confronti di Ranieri», che all'epoca aveva 39 anni ed era considerato un esponente del clan Strisciuglio nel quartiere Carbonara di Bari, «inseguendolo anche con un motociclo e colpendolo nuovamente», fino a causarne la morte. L'omicidio sarebbe stato commesso insieme ad altre due persone, già arrestate dai carabinieri due settimane dopo i fatti, e sarebbe stato eseguito «su mandato del capo dell'articolazione locale del clan Strisciuglio». Il delitto sarebbe dunque il risultato di una faida interna al clan: il mandante, «già condannato in primo grado, secondo la tesi accusatoria avrebbe commissionato l'omicidio allo scopo di affermare il predominio del proprio gruppo criminale, mediante l'utilizzo della forza di intimidazione mafiosa», evidenziano i carabinieri. Il 36enne arrestato oggi è invece finito in carcere perché indagato per false informazioni al pubblico ministero, rilasciante in particolare - secondo l'accusa - il giorno dopo l'omicidio.

Il gip

L'omicidio di Michele Ranieri, «deve essere inquadrato nell'ambito delle fibrillazioni intercorse all'interno del clan Strisciuglio», tra il gruppo «operante nella zona territoriale del quartiere Carbonara», di cui Ranieri faceva parte, e la frangia «San Pio-Enziteto, che vedeva, all'epoca dei fatti, in posizione verticistica» Saverio Faccilongo. È quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip del tribunale di Bari, Giuseppe Ronzino, nei confronti di Andrea De Giglio e Danilo Fusco, di 38 e 36 anni, i due uomini arrestati oggi nell'ambito delle indagini sul delitto avvenuto la sera dell'11 settembre 2019 nel quartiere San Pio.

I due erano già in carcere per altri motivi, il primo ad Ancona e il secondo a Bari. Il gip ha evidenziato la «funzione verticistica» con «funzioni logistiche» di De Giglio all'interno del clan Strisciuglio, essendo «legato a doppio filo agli ambienti criminali dell'hinterland barese» e «uno degli anelli di collegamento tra il vertice, le altre articolazioni del clan Strisciuglio e il braccio esecutivo, con funzioni decisionali e direttamente operative». Anche Fusco, per i quali ricorrono «allarmanti precedenti penali» relativi al traffico di droga, è considerato dagli inquirenti perfettamente inserito «in contesti criminali di gruppo». Secondo quanto emerge dagli atti Ranieri sarebbe morto «mentre era alla ricerca di soluzioni pacifiche alle crepe esistenti tra le due articolazioni», e la sera dell'omicidio si sarebbe recato nel quartiere San Pio in macchina con Daniele Fusco, considerato «particolarmente vicino alla sfera di influenza della vittima». Fusco sarebbe scappato a piedi dopo aver assistito all'agguato, ma avrebbe poi reso «dichiarazioni false, tacendo in tutto o in parte ciò che sapeva intorno ai fatti sui quali veniva sentito». L'omicidio di Ranieri, conclude il gip, «ha costituito occasione di affermazione di superiorità dell'ala San Pio-Enziteto del clan Strisciuglio, rispetto all'articolazione Carbonara della stessa compagine mafiosa, oggetto di contesa violenta». De Giglio, ritenuto l'esecutore materiale del delitto, è indagato per omicidio in concorso con altre tre persone già condannate in primo grado (Saverio Faccilongo, considerato il mandante, condannato a 14 anni di reclusione; Saverio Carchedi e Giovanni Sgaramella, che hanno partecipato all'agguato con De Giglio, condannati a 24 anni).

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