L’altro Pisicchio dal pm: «Adesso la mia verità». Faro sulla fuga di notizie

Difeso dall’avvocato Mormando ha chiesto di parlare: «Contenuti delicati»

L’altro Pisicchio dal pm: «Adesso la mia verità». Faro sulla fuga di notizie
di Luigi LUPO
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Lunedì 22 Aprile 2024, 09:45

Enzo Pisicchio, finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione assieme al fratello Alfonso, è pronto a spiegare la sua versione. Difeso dall’avvocato Vito Mormando, ha chiesto l’interrogatorio davanti ai pm, gli stessi che hanno richiesto alla gip Ilaria Casu l’ordinanza di custodia cautelare al centro del dibattito, anche politico, sulla presunta fuga di notizie che avrebbe permesso al governatore Michele Emiliano di sapere in anticipo dell’allora prossimo arresto di Pisicchio, intimandogli così di dimettersi. Una vicenda che sarebbe stata tirata fuori da Alfonso Pisicchio durante l’interrogatorio di garanzia.

L'interrogatorio

Il governatore, lo scorso 10 aprile, gli ha ritirato la delega di commissario straordinario poco prima che scattasse l’operazione della guardia di Finanza che, in serata, lo ha arrestato insieme al fratello.

Probabilmente, peraltro, anche Enzo Pisicchio sapeva che l’indagine nei loro confronti, partita nel 2020, aveva «ripreso slancio». Potrebbe farne riferimento nell’interrogatorio? Il suo avvocato non si sbilancia – contattato, ha parlato solo di «contenuti delicati» - ma è una domanda lecita visto il susseguirsi di voci e polemiche degli ultimi giorni. Attacchi che mettono nel mirino Michele Emiliano, al momento non indagato, mentre si cerca la terza persona ovvero colui che avrebbe rivelato l’informazione riservata costringendo l’inchiesta allo sprint finale, fino agli arresti.

La fuga di notizie 

Pochissimi, in tribunale a Bari, sapevano che per Alfonsino Pisicchio ex assessore regionale e fino a qualche giorno fa ai vertici dell'Agenzia pugliese Arti, stava per essere arrestato insieme al fratello Enzo. Chi conosce bene il governatore Michele Emiliano premette che lui «non è una persona ingenua». Tradotto: sapeva che, una volta arrestato, Pisicchio avrebbe dovuto consegnare il telefono cellulare. Strumento dal quale i magistrati possono facilmente risalire alla chat “incriminata”. Non è escluso che Emiliano possa essere convocato in Procura o che possa presentarsi autonomamente per spiegare la sua versione dei fatti.

Intanto l’interrogatorio di Enzo Pisicchio, richiesto ma non ancora fissato, può aggiungere nuovi elementi all’intricata ricostruzione. Un faccia a faccia tra il fratello di Alfonso e i pm che verterà sulla presunta gara truccata per l’affidamento della riscossione dei tributi al comune di Bari del 2019. Una commessa che avrebbe visto vari soggetti coinvolti, tutti interessati - secondo i pm baresi – a ottenere vantaggi personali. L’imprenditore Giuseppe Riefoli voleva accaparrarsi la commessa da 5 milioni tramite le società Golem Plus e Plus Innovation. Il dirigente comunale Francesco Catanese, ai domiciliari, voleva trovare lavoro per sua moglie. Il commissario di gara Gianfranco Chiarulli cercava una sistemazione professionale per il figlio tanto da pregare Catanese in più di un’occasione. Gli intermediari Enzo e Alfonso Pisicchio, finiti ai domiciliari, erano interessati a favori personali e a far assumere nelle società di Riefoli persone che avrebbero potuto ricambiare con il sostegno elettorale. Accusa respinta da Alfonso nell’interrogatorio di garanzia della scorsa settimana: l’avvocato Salvatore D'Aluiso, che lo difende dopo il passo indietro di Michele Laforgia, si augura «di aver chiarito la posizione dell'indagato, il quale - ha spiegato - ha avuto modo di sottolineare la circostanza della sua assoluta estraneità rispetto ai fatti che aderiscono specificamente la gara: avendo avuto informazioni dell'esito della stessa si è soltanto premurato di indicare alcuni soggetti che avevano necessità di un’occupazione». Li indicava, quindi, «per far sì che si sottoponessero ad un colloquio informativo finalizzato a un rapporto lavorativo con l'azienda che si era aggiudicata questa gara». Persone «che lui conosceva, indipendentemente da questioni elettorali».

Intanto a Bari non si spengono i riflettori anche sulla seconda delle tre inchieste che incrociano politica e giustizia. Oggi è il giorno dell’udienza davanti al tribunale del Riesame di Sandro Cataldo, il marito dell’ex assessora regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia, ai domiciliari con l’accusa di corruzione. Dopo l’interrogatorio di garanzia, la gip Paola Angela De Santis aveva respinto la richiesta di revoca della misura cautelare. Ora il legale Mario Malcangi ci riprova al Riesame sostenendo come no ci sia, a suo avviso, l’esigenza che il suo assistito resti ai domiciliari. La Procura, però, ipotizza che Sandrino, poco prima dell’ordinanza cautelare, sia stato attivo anche per le primarie baresi del centrosinistra, poi saltate.

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