Bpb, altre accuse per gli Jacobini: «Falsati i bilanci»

Chiusa la quarta inchiesta sugli ex manager dell'istituto di credito: in tutto dieci indagati

Bpb, altre accuse per gli Jacobini: «Falsati i bilanci»
di Daniele UVA
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Giovedì 9 Marzo 2023, 07:45


False comunicazioni sociali, falso in bilancio, ostacolo alla vigilanza di Consob e Banca d'Italia. E, ancora, estorsione e lesioni personali ai danni di un manager e aggiotaggio bancario ai danni degli azionisti. Sono le nuove accuse che la Procura di Bari contesta a Marco e Gianluca Jacobini, oltre che ad altri otto ex vertici della Banca popolare di Bari, commissariata da Bankitalia nel dicembre 2019.

Sono in totale dieci gli indagati a conclusione dell'ennesima inchiesta sull'istituto di credito, ai quali ieri è stata notificata la conclusione delle indagini preliminari, atto che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio.

Le accuse di falso in bilancio si riferiscono agli anni 2016, 2017 e 2018, l'ammontare delle presunte false comunicazioni sociali è stimato in diverse centinaia di milioni di euro. Gli avvisi sono firmati dal procuratore Roberto Rossi e dai sostituti Savina Toscani, Luisiana Di Vittorio, Federico Perrone Capano e Lanfranco Marazia. Sono stati notificati a Marco Jacobini (presidente del consiglio di amministrazione dal 17 aprile 2011 e amministratore di fatto della società), a Gianluca Jacobini (vicedirettore dal 9 maggio 2011 al 14 ottobre 2015, condirettore dal 14 ottobre 2015 e direttore generale di fatto), a Vincenzo De Bustis Figarola (direttore generale dal primo settembre 2011 al 30 aprile 2015 e poi consigliere e amministratore delegato dal 12 dicembre 2018), a Giorgio Papa (amministratore delegato dal primo maggio 2015 al 3 dicembre 2018), a Roberto Pirola (presidente del Collegio sindacale dal 17 aprile 2011 al 29 aprile 2018). Fra gli indagati ci sono anche gli ex dirigenti Elia Circelli, Giuseppe Marella, Gregorio Monachino, Nicola Loperfido e Benedetto Maggi.

Gli indagati

Gli indagati, sia attraverso i falsi in bilancio sia nelle comunicazioni alla clientela, avrebbero minato la stabilità patrimoniale e la capacità di essere solvibile della banca e avrebbero alterato la percezione della solidità bancaria, quindi la fiducia dei risparmiatori che avevano affidato alla Popolare di Bari i risparmi in gestione fiduciaria. Reati che fanno riferimento al periodo compreso fra il 2013 e il 2019. Jacobini padre e figlio, oltre che De Bustis Figarola, sono accusati anche di maltrattamenti, lesioni personali ed estorsione.

Secondo la Procura avrebbero, in concorso fra loro «esautorato il chief risck manager mediante la minaccia di perdere il posto di lavoro e ponendo in essere condotte vessatorie». Il manager sarebbe stato escluso «da tutte le riunioni dei vertici della Banca popolare di Bari aventi a oggetto le operazioni di valutazione del rischio rilevante, sulle quali poteva esercitare il diritto di veto».
Gli indagati avrebbero inoltre esercitato «pressioni e intimidazioni» e avrebbero privato il manager «di qualsivoglia mansione lavorativa, generando nello stesso un senso profondo di umiliazione professionale e personale, tali da cagionargli una sindrome da disturbo post-traumatico reattivo a eventi lavorativi stressanti», così come «evidenziato nelle due relazioni rilasciate dalla Asl di Taranto». Questa specifica contestazione è relativa al periodo compreso fra ottobre 2013 e il 27 aprile 2016. Per quanto riguarda l'ostacolo alla vigilanza della Consob alcuni degli indagati sono accusati di aver omesso di riportare informazioni complete sulla determinazione del prezzo delle azioni della banca e di comunicare una transazione contrattuale con il gruppo assicurativo Aviva.

L'ostacolo alla vigilanza di Bankitalia riguarda invece le controdeduzioni degli allora vertici della Bpb ai verbali ispettivi del 2013 e del 2017 dell'istituto di via Nazionale su una serie di comportamenti ritenuti illeciti relativi alla situazione gestionale e aziendale della banca. L'aggiotaggio bancario fa infine riferimento alle false informazioni diffuse tra il 2016 e il 2019 al fine di occultare le operazioni con le quali la gran parte degli indagati avrebbe minato la stabilità patrimoniale e la capacità della banca di essere solvibile. Il Codacons ha già fatto sapere che intende costituirsi parte civile nell'eventuale procedimento penale.

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