Voti e mafia: «Scatole cinesi per ricevere fondi». Gli immobili usati da Olivieri

Emergono nuovi dettagli dalle carte dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 135 persone, tra le quali l’ex consigliere regionale che avrebbe provato a creare un sistema per ricevere fondi

Voti e mafia: «Scatole cinesi per ricevere fondi». Gli immobili usati da Olivieri
di ​Nicola MICCIONE
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Venerdì 8 Marzo 2024, 20:55

«No, noi nella trattativa abbiamo pattuito così; dobbiamo andare dal notaio, Oronzo compra il 90% e un'altra persona il 10% delle azioni… poi mi dici tu chi è l’altro e si fa l'atto di vendita delle azioni». A parlare così, il 3 luglio 2023, è Giacomo Olivieri, in una conversazione ambientale intercettata dagli agenti della squadra mobile di Bari in cui l'ex consigliere regionale illustra ad Angelo Falco, «Lello», «affiliato al clan Parisi», e al nipote Michele, «il suo “programma illecito”» finalizzato «all'acquisizione di un'azienda specializzata negli allestimenti fieristici» di Modugno. 

Le intercettazioni


«Si fa una tracciabilità di 30mila euro, si fa il bonifico - spiega Olivieri - e si fa un atto dove si descrive il pagamento in cinque anni di 30mila euro e gli altri 500, quello li vuole contestualmente, quindi nell'altra stanza».

Ovvero «a nero» perché «sono io - le parole sempre di Olivieri - che gli ho proposto così almeno a (incomprensibile)... a farli uscire… perché poi una volta che gli abbiamo usciti, poi per fargli diciamo rientrare, ci accordiamo, facciamo l'appalto, facciamo le verifiche… facciamo quello che dobbiamo fare». Il suo suggerimento è di «entrare nell'azienda» con i «conti correnti già finanziati tramite una non meglio specificata azienda e, solo successivamente, avviare operazioni immobiliari, garantite dallo Stato, con la Regione, con un unico intento: recuperare gli investimenti». Così facendo, «l'azienda, in possesso di buoni parametri e garanzie statali, può ottenere finanziamenti bancari e affrontare progetti immobiliari verosimilmente illeciti con tecniche ben note a Olivieri». 

I dipendenti


Capitolo dipendenti: «Tu comunque come spese vive - fa notare Michele Falco -, a questi (operai) sai come sono? Come il “lavoro che abbiamo noi dello zio, dei scavatori” tu comunque le spese vive li devi uscire! Gli stipendi a quelli (operai) gli devi dare mese per mese - prosegue Falco -, tu poi vai a riscuotere fra duecentoquaranta, centosessanta (giorni)». Ed ancora, rivolgendosi ad Olivieri: «Avvocato, se vuoi puoi distruggere, cioè… come te lo devo fare capire (ride)... puoi spaccare tutto, cioè mangiamo tutti quanti! Non c'è problema. Lo zio (riferendosi ad Angelo Falco) mi ha detto che sei un intimo amico suo e quindi… altrimenti». È sempre Michele Falco ad affermare che «siccome è strutturata bene, è un peccato bruciarla subito! (inteso come non farla fallire presto). Allora perché ho detto, recuperiamo subito l'investimento - è la sua intuizione - poi vogliamo giocare, giochiamo!». Suo zio Angelo, però, «esprime la sua incertezza e sembrerebbe anche essere un po’ riluttante», è scritto agli atti. «Avvocato cos'è? - prende la parola Falco, considerato da tutti quale riferimento mafioso nel quartiere San Paolo - per un anno avere un'azienda del genere, non penso che li conosci, la vita com'è… Io ho anche amici che hanno ancora… ho anche atleti che stanno… che hanno varie aziende… e noi gli dobbiamo risolvere i problemi». 
Ma Olivieri, «che ha come obiettivo quello di accedere ai vari finanziamenti statali e che, per poterlo attuare, ha la necessità di individuare una società affidabile e solida», risponde: «Lello, che ce ne frega a noi… ci prendiamo 1.500.000 euro e se non riusciamo ci togliamo di mezzo». La ricetta è semplice: «Noi dobbiamo farci la linea di credito - spiega ancora Olivieri -, così recuperiamo il doppio di quello che abbiamo messo e contemporaneamente iniziare a fare il “colpo”, che è quella che ci dà i milioni… l'azienda già si può fare, questa! Poi la vogliamo mantenere, la manteniamo, vogliamo accelerare, acceleriamo a me che cacchio… vediamo». I soldi di questa operazione, di cui non vi è traccia, sarebbero arrivati dalla Bulgaria «perché avvocato - dice Michele Falco rivolgendosi ad Olivieri - lei sa che abbiamo società in Bulgaria, cioè il lavoro nostro con le fatture le cose, diciamo che quando si può strappare, si strappa. La cosa più preoccupante è non voler far perdere i soldi a mio zio (Angelo Falco) perché altrimenti non voglio tenere l'astio a vita. Noi - conclude - l'unica cosa, dove qua ce la possiamo giocare che lui (si riferisce ad Angelo Falco) deve solo due o tre chiamate a delle persone che dico io che per lui si mettono a disposizione». Per gli inquirenti «per Lello farebbero qualsiasi cosa».
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