Il reportage tra le piazze di spaccio di Bari. «Abbiamo paura anche a uscire, situazione insostenibile»

Il reportage tra le piazze di spaccio di Bari. «Abbiamo paura anche a uscire, situazione insostenibile»
di Nicola MANGIALARDI
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Venerdì 9 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:32

Si dovrebbero chiamare piazza del vespasiano, piazza dello spaccio e piazza del degrado, nonostante i serrati controlli. Invece a cercarle sulle mappe, e nella realtà, sono piazza Moro, davanti alla stazione, piazza Umberto, poco più in là davanti all’ateneo e piazza Cesare Battisti, che divide il rettorato con le facoltà di giurisprudenza e lingue. 
Tre piazze al centro di Bari che, all’indomani delle ultime risse e atti di vandalismo, oggi sono super presidiate da polizia, in divisa e in borghese, carabinieri, guardia di finanza e vigili urbani. Un presidio, però, che nonostante i controlli non sembra arginare i confini del degrado e della deregulation della zona. Tutto avviene alla luce del sole e nel buio della notte, quasi si tratti di pratiche normali rispetto al vivere civile di una città evoluta. In piazza Umberto, lato ufficio postale, a due passi dalla strada, incurante del passare della gente, un ragazzo sulla ventina d’anni urina tranquillamente, in pieno giorno sui cespugli. Un po’ più avanti una pattuglia delle fiamme gialle ferma per un controllo due ragazzi con alcuni sacchetti di plastica e diverse scatole di scarpe che sembrano nuove e del cui possesso imbarazzati cercano di dare qualche spiegazione alle forze dell’ordine. I cestini dell’immondizia, già da metà giornata, sono stracolmi di rifiuti, i cassonetti invece, forse per facilitare il conferimento dell’immondizia non hanno più i coperchi. La piazza, la cui fontana è priva di acqua e ricettacolo di immondizia, è, per lo più, frequentata da migranti, gruppi di badanti che fanno comunella tra loro, raggruppamenti di giovani, molti di loro nonostante il clima mite e il tepore del sole con il cappuccio in testa. 

Il racconto

«Abbiamo paura a passare di qui, ma dobbiamo farlo per forza, abitiamo a due isolati da qui e dobbiamo andare alla Asl, vicino la stazione, per sbrigare delle pratiche», dicono mentre attraversano a passo sostenuto due anziane sorelle, Tina e Ziella. Continuando il giro, approdiamo da piazza Umberto a piazza Cesare Bastisti. La costante del tour, però, sono le scritte sui muri dell’università. Nell’area verde che divide i due palazzi accademici, prima si notano le cabine degli idranti di emergenza del parcheggio sottostante, tutti sprovvisti di sportellino di protezione perché divelti e rubati; e, poi, subito dopo s’incontrano ragazzi, seduti sulle panchine, intenti nel prepararsi uno spinello incuranti della presenza, a poche decine di metri, delle forze dell’ordine. Proseguendo, sulle panchine spiccano indumenti sciorinati ad asciugare al sole, sciacquati alle men peggio sotto qualche fontana, di proprietà di alcuni senza fissa dimora che di notte dormono il quel posto. Dirigendosi verso piazza Moro occorre passare nuovamente dall’angolo di piazza Umberto dove può capitare incontrare ragazze ventenni pronte a prostituirsi. Arrivati nella piazza della stazione centrale, davanti a un ufficio postale privato frequentato per lo più da stranieri, tra i cespugli e nascosti sotto gli alberi, si intravedono ragazzi, anch’essi immigrati, quasi tutti con il capo coperto da un cappuccio, che trafficano in qualcosa di poco lecito, presumibilmente sostanze stupefacenti. Uno di loro, quasi certamente, il leader del gruppo, è attorniato da altri compagni e poco più in là un altro che funge da palo, per avvisare dell’eventuale arrivo delle forze dell’ordine.
 

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