Elio Sannicando, inchiesta per corruzione e turbativa d'asta: appalti in Regione e mazzette, scatta l'interdizione. I nomi

Elio Sannicando, inchiesta per corruzione e turbativa d'asta: appalti in Regione e mazzette, scatta l'interdizione. I nomi
di Luigi LUPO
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Martedì 7 Novembre 2023, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 07:39

Appalti in Regione e corruzione: ​Elio Sannicandro interdetto dai pubblici uffici. Il provvedimento, notificato al direttore generale dell'Asset (Agenzia regionale strategica per lo sviluppo), è stato firmato dal gip Giuseppe Battista nell'ambito dell'inchiesta affidata ai pubblici ministeri Claudio Pinto e Savina Toscani. Undici le misure cautelari emesse.

«Mercificazione della funzione pubblica»

Per la Procura, l'inchiesta ha svelato un meccanismo di addomesticamento e malìnipolazione dei meccanismi di gara, tanto a Bari quanto a Foggia, nella città metropolitana come nei singoli Comuni della provincia, grazie alla compiacenza di pubblici ufficiali, da cui si rileva "un quadro inquietante di collusione e mercificazione seriale della funzione". Le mazzette, secondo l'accusa, sarebbero andare da 3mila a 60mila euro.

Diverse le ipotesi di reato: corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio e turbativa d'asta sugli appalti del dissesto idrogeologico gestiti dal commissario delegato. Sarebbero 23 le persone ingate, tra questi anche un dirigente del Coni.

Il meccanismo "collaudato"

Non si faceva alcuno scrupolo nel “manipolare” procedure d’appalto l’imprenditore di Lucera,  arrestato questa mattina dai finanzieri del Comando provinciale di Bari, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal GIP del Tribunale su richiesta della Procura del capoluogo pugliese. Un “collaudato meccanismo” che vede coinvolto anche commissario per il dissesto idrogeologico di Regione Puglia, Sannicandro, indagato per corruzione per atto contrario a doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti, destinatario di un’interdizione dai pubblici uffici. 

Assieme a lui, interdetti altri cinque funzionari pubblici, presunti complici della spregiudicatezza dell’imprenditore lucerino che, assieme alla figlia, avrebbe “investito” cifre dai 3mila ai 60mila euro per vincere le gare d’appalto. Che riguardano per lo più opere idrogeologiche nelle province di Bari e Foggia.

Tra queste, i lavori per il parco archeologico di Castiglione a Conversano o del torrente Picone a Bari.

Le tangenti

In particolare, in un caso sarebbero stati consegnati 60mila euro al soggetto attuatore di una struttura commissariale in Puglia, come riportato nella nota della Procura, per la realizzazione di alcuni lavori nei bacini idrografici. In questo caso sarebbe coinvolto anche un dipendente del Coni come mediatore, finito ai domiciliari. Cinquemila euro sarebbero finiti a un funzionario della Regione e anche a un componente della commissione, in questo caso per alzare il punteggio dell'impresa poi vincitrice. In un'altra gara, questa per interventi di messa in sicurezza di una scuola, 36mila euro al componente della commissione giudicatrice per pilotare l'esito del bando.

Le "tariffe"

Le investigazioni hanno preso il via da alcune dichiarazioni rese ai finanzieri da una persona informata sui fatti, concernenti i rapporti intercorsi tra un imprenditore di Lucera - Antonio Di Carlo  - e un dirigente pubblico, nel corso dei quali i due avrebbero concluso accordi corruttivi su alcune gare d'appalto. Le indagini avrebbero permesso di dimostrare la centralità dell’imprenditore lucerino (sottoposto a misura custodiale in carcere), con la collaborazione della figlia (ai domiciliari), in tutte le vicende illecite oggetto del procedimento penale. I dialoghi intercettati ne evidenzierebbero, infatti, una pervicace propensione alla commissione di illeciti: darebbe ordini a un sindaco, piloterebbe la formazione di commissioni aggiudicatrici, individuerebbe preventivamente i partecipanti alle gare, al fine di escludere concorrenti effettivi, il tutto dopo aver ricevuto con largo anticipo informazioni precise sui lavori che sarebbero stati affidati.

In un breve arco temporale, l'imprenditore sarebbe stato il protagonista di una “fitta quanto articolata trama corruttiva”, come ricostruito puntualmente dagli investigatori con riferimento ad almeno cinque episodi, nei quali sarebbe stata accertata la consegna di:

- 60.000 euro al soggetto attuatore di una struttura commissariale operante in Puglia, quale corrispettivo per garantire l’aggiudicazione di un appalto integrato concernente la realizzazione di lavori in bacini idrografici. In tale contesto, emergerebbe il ruolo, quale “mediatore”, di un dipendente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (C.O.N.I.) (destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari);

- 5.000 euro a un componente della commissione giudicatrice del suddetto appalto, che avrebbe “alzato” artificiosamente il punteggio dell’impresa vincitrice;

- 5.000 euro a un funzionario della Regione Puglia, per avere orientato le scelte e le decisioni sugli interventi da finanziare privilegiando gli enti locali rispetto ai quali vi era un interessamento del citato imprenditore all’affidamento di lavori;

- 36.000 euro al componente della commissione giudicatrice di una gara, avente ad oggetto l’esecuzione di un intervento di adeguamento sismico in una scuola primaria, quale corrispettivo per l’attribuzione di un punteggio maggiore all’offerta tecnica presentata;

- 3.000 euro a un RUP per ottenere l’affidamento di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria del demanio idrico superficiale.

La circostanza che il “corruttore” avvertisse, al contempo, la necessità di annotare le tangenti corrisposte ne attesterebbe, da un lato, la pluralità delle stesse, dall’altro la “normalità” della prassi delittuosa, tale da richiedere una vera e propria contabilizzazione al pari dei pagamenti leciti. Significativo rilievo, ai fini investigativi, ha assunto l’utilizzo da parte dei soggetti indagati, al fine di rendere più difficoltosa l’individuazione delle dazioni corruttive, di espressioni gergali, quali, ad esempio, “caramelle”, “ossigeno”, “sciangè”, “polizze” e “documenti”.

Nel corso delle investigazioni sarebbero state, inoltre, accertate “sistematiche” turbative d’asta, in relazione a sette procedure, riguardanti altrettanti comuni dell’entroterra foggiano, pressochè sovrapponibili per l’identico modus operandi adottato. Nello specifico, il citato “dominus” del sistema avrebbe preventivamente individuato le ditte partecipanti alle gare, avendo cura di sceglierle tra quelle sprovviste dei requisiti tecnici o comunque non in grado di “dargli fastidio” nella fase di aggiudicazione delle singole commesse. Sarebbe, altresì, emerso un collaudato sistema collusivo, che prevedeva la spartizione degli appalti in maniera coordinata con l’avallo di funzionari pubblici titolari dei poteri decisori in ordine all’indicazione dei lavori e alla scelta dei contraenti.

I nomi

In carcere è finito Antonio Di Carlo, 62 anni, di Lucera, imprenditore. Ai domiciliari sono finiti sua figlia Carmelisa Di Carlo, 32 anni, di Foggia, e Sergio Schiavone, 60 anni, di Benevento, dirigente del Coni. Interdizione per Elio Sannicandro, Leonardo Panettieri (funzionario della Regione), Luigi Troso (funzionario del Comune di Castelvecchio), Bruno Maria Gregoretti, Antonio Pacifico, Antonio Ferrara, Michele Camanzo. Rigettate le richieste della Procura nei confronti di altre 12 persone

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