Bari, differenziata a picco: primi sei mesi dell'anno da dimenticare. I dati

Bari, differenziata a picco: primi sei mesi dell'anno da dimenticare. I dati
di Riccardo RESTA
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Lunedì 13 Settembre 2021, 05:00

A Bari il percorso di transizione verso una corretta raccolta differenziata appare ancora lungo e tortuoso. A confermare l’andamento negativo del capoluogo sono i dati diramati dalla Regione Puglia e relativi ai primi sei mesi del 2021, portati in parallelo con quelli dell’anno precedente.

I dati


Da gennaio a giugno Bari ha totalizzato il 37.52% di rifiuti differenziati, mentre il restante 62.48% è andato a finire nel grande calderone dell’indifferenziato. Il ché, tradotto per esteso, significa 31.789.429 chili di rifiuti differenziati e 52.944.746 chili d’indifferenziato. La produzione di rifiuti differenziati da gennaio a giugno si ferma a 44,43 chili al mese.
Un andamento in negativo anche rispetto allo scorso anno, quando comunque i numeri del capoluogo pugliese non sono stati particolarmente edificanti: a gennaio 2020 si raggiunse il picco di 51.63% di raccolta differenziata, mentre nello stesso mese dell’anno successivo si è raggiunto il 38.12%. Stesso discorso a febbraio: nel 2020 la percentuale di differenziazione fu del 44.22%, scesa a 38.13% dodici mesi più tardi.
Solo nel mese di marzo si è raggiunta una sostanziale parità fra 2020 e 2021: il 44.66 % nel 2020, il 44.2% nel 2021. Aprile 2021, invece, è l’unico mese in cui i cittadini baresi hanno fatto meglio rispetto a un anno prima: il 41.01% contro il 36.22%.
Malissimo, invece, ha fatto la città di Bari fra maggio e giugno di quest’anno: 32.49% (fu 43.05% un anno prima) e 34.59% (40.96% nel 2020).
Numeri bassissimi, quindi, soprattutto se confrontati con quello che accade altrove. Restando in provincia, Altamura da gennaio a giugno 2021 ha totalizzato il 67.32% di raccolta differenziata e appena il 32.68% di indifferenziato. Meglio ancora fa Monopoli, che nello stesso periodo schizza addirittura al 76.84% di rifiuti differenziati; a Putignano la raccolta differenziata si attesta su un netto 76%. Modugno, comune che ospita la maggior parte delle aziende che insistono nella zona industriale di Bari, mette a registro il 73.07% di rifiuti differenziati.
Anche nella provincia nord si mettono a registro numeri di gran lunga migliori rispetto a quelli del capoluogo: la raccolta differenziata si attesta al 71.78% a Molfetta, al 73.73% a Corato, al 71.79% a Giovinazzo.

Il confronto

Impietoso è, inoltre, anche il confronto fra Bari e gli altri capoluoghi pugliesi: a Lecce la raccolta differenziata raggiunge un valore pari al 62.56% (indifferenziata al 37.44%). A Barletta la differenziata da gennaio a giugno 2021 ha fatto registrare un valore del 69.77%, a Trani del 77.76%, ad Andria del 59.5%.
Meglio fa anche Brindisi, città che rimane comunque sotto il 50% di rifiuti differenziati (la percentuale nei primi sei mesi del 2021 è del 45.3%). Peggio di Bari fa soltanto Foggia (città storicamente in ritardo con la raccolta differenziata), che nel periodo preso in esame si ferma ad appena il 31.86%. All’appello dei capoluoghi di provincia manca solo il comune di Taranto, che fino a ora non ha comunicato i dati relativi al 2021.
Bari, infine, accusa un grave ritardo anche nei confronti di altre grandi città italiane. La fondazione indipendente Openpolis ha analizzato i dati della raccolta differenziata nel 2018 relativi alle cinque grandi città che il prossimo ottobre andranno al voto per rinnovare sindaci e consigli comunali. Milano è la capofila con il 58,8%, seguita da Bologna al 51.5%. Al terzo posto figura la città di Torino con con il 46.6%, mentre la “medaglia di legno” va alla capitale: Roma è ferma al 42.9%.
Ultimo posto in questa speciale classifica per Napoli, altra città alle prese con i gravi ritardi nella raccolta differenziata: il capoluogo campano si attesta al 36%.

Un dato molto vicino a quello di Bari, che ora deve accelerare per recuperare il divario accumulato sia con gli altri capoluoghi pugliesi, sia con le altre città metropolitane d’Italia. D’altra parte, la transizione verde non può più attendere.

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