Incidente Mestre, l'autista dell'altro bus: «Il pullman aveva un moto costante, poi è precipitato. C'era del fumo o qualcosa di simile»

La testimonianza a "Pomeriggio 5": «Il pullman andava ad una velocità ragionevole per quel tratto di strada»

Incidente Mestre, il conducente del bus fermo al semaforo: «L'ho visto precipitare, c'era del fumo»
Incidente Mestre, il conducente del bus fermo al semaforo: «L'ho visto precipitare, c'era del fumo»
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Giovedì 5 Ottobre 2023, 21:51

«Io sono quello che nel video dell'incidente è fermo al semaforo. Ho visto il bus sopraggiungere alla mia destra, poi l'ho visto cadere nel vuoto». È la testimonianza, raccolta da "Pomeriggio Cinque", del conducente del mezzo affiancato dal pullman di turisti caduto a Mestre. «Ho visto il retrotreno del mezzo alzarsi davanti a me, e poi precipitare».

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Mestre, la testimonianza dell'autista dell'altro bus

«Il pullman - prosegue - correva ad una velocità ragionevole per quel tratto di strada.

Era sulla sua traiettoria, mi sembrava avere un moto costante». L'uomo riferisce infine «di aver visto sulla parte posteriore, a sinistra, del fumo, o qualcosa di simile».

Nella sua testimonianza, l'uomo chiarisce inoltre di non essere lui la persona che - si vede nel video - scende sulla strada per lanciare un estintore verso il pullman già in fiamme. Si tratta invece dell'autista di un altro pullman, che si ferma a sua volta in corrispondenza del luogo dell'incidente. «Io sono rimasto nella mia cabina - prosegue il testimone - non ho neanche aperto le porte, avevo molte persone a bordo. Ho solo chiamato i soccorsi. Se fossi sceso, vedendo quella scena, non sarei riuscito a rimettermi al volante».

«Normative in Italia sulle barriere risalgono a 31 anni fa»

«Un varco del guardrail, come l'esperienza di Mestre purtroppo ha dimostrato, rappresenta un punto di uscita che su un viadotto è estremamente pericoloso. Se ci deve essere un varco, andrebbe comunque sempre protetto, magari prevedendo una sovrapposizione di barriere». Lo sostiene l'ingegnere e professore ordinario di costruzioni di strade, ferrovie ed aeroporti al Politecnico di Milano, Maurizio Crispino, contattato dall'Adnkronos dopo l'incidente del bus precipitato dal cavalcavia di Mestre. Nella barriera lungo il cavalcavia c'è un "buco" di circa un metro e mezzo che sarà al centro di una consulenza tecnica da parte della procura di Venezia per chiarire se e in che modo questo elemento abbia contribuito a far precipitare il pullman.

«Le indagini dureranno mesi», fa sapere l'esperto precisando che, a due giorni dalla tragedia, la sua intenzione «non è certo quella di buttare la croce addosso a qualcuno o esprimere sentenze». Quello che è certo, però, è che l'incidente del bus a Mestre accende ancora una volta i riflettori sulle condizioni in cui versano le strade in Italia. «Magari un buco nel guardrail non è molto diffuso, ma le barriere inadeguate sicuramente lo sono. Un censimento nazionale non c'è, perché dipende dai singoli gestori e concessionari, ma sono numeri importanti, sicuramente di parliamo di percentuali basse» delle strade italiane.

«La prima norma moderna sulle barriere è di 31 anni fa e impone tipologie di barriere diverse, adeguate al luogo dell'installazione. Ad esempio si parla di barriere bordo-ponte, proprio perché bisogna garantire un contenimento migliore per evitare le cadute dei veicoli. Sono passati 31 anni e l'Italia non si è adeguata ancora al nuovo assetto normativo, nonostante diverse circolari ministeriali» constata. Il cavalcavia di Mestre «con una barriera vetusta, che certamente avrebbe dovuto e sarà oggetto di adeguamento» non fa eccezione.

Con una protezione moderna il bus a Mestre sarebbe ugualmente precipitato? «Dipende dalla dinamica d'impatto, data dalla velocità, dalla massa del veicolo e dall'angolo. Le barriere vengono progettate e installate in relazione a degli impatti tipo, che sono stati definiti dalle norme e rispetto ai quali la protezione si comporterà benissimo. Se però l'impatto è diverso da quello tipo, il risultato non è detto che sia quello che ci aspettiamo» spiega il professore ordinario di costruzioni di strade, ferrovie ed aeroporti al Politecnico di Milano, Maurizio Crispino. Tradotto significa che «anche un'utilitaria, se prende una barriera importante non di striscio, ma a 90 gradi, la sfonda».

E al contrario un «autobus che striscia contro il guardrail, potrebbe rientrare gradualmente». Solo le indagini chiariranno l'esatta dinamica dell'incidente di martedì scorso in cui hanno perso la vita 21 persone. Nel frattempo, però, il professor Crispino tiene a far luce su un aspetto: «Tendiamo a soffermarci sulle responsabilità del gestore, ma l'utenza è informata che quella tratta stradale ha dei problemi importanti, che emergono in tutta la loro criticità e rilevanza qualora vi sia una perdita di controllo del veicolo?». Chi guida «non ha una preparazione tecnica per giudicare le barriere e vedendole pensa che la strada sia protetta, salvo accorgersi che c'è un problema solo quando perde il controllo del mezzo».

Per questo - raccomanda l'ingegnere - «in caso di un'infrastruttura critica, si dovrebbe chiedere ai Comuni di informare l'utenza, non solo con i cartelli da codice della strada, ma con sbandieratori o lampeggianti per avvertirli "qui si rischia la vita, andate tutti piano"».

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