L'opera dei record è The Merge dell’artista digitale Pak: sul marketplace Nifty Gateway, in appena quarant’otto ore, circa ventinovemila collezionisti hanno acquistato oltre 266mila quote del lavoro, per una somma complessiva di 91,8 milioni di dollari.
Il crypto artista è al primo posto nella classifica degli Nft più cari mai venduti. E non solo. Se tutte le unità fossero riunite avrebbe teoricamente realizzato l’opera più costosa del mondo: ha superato anche Jeff Koons, ritenuto l’artista vivente più costoso, con il suo Rabbit, battuto da Christie’s nel 2019 per 91,1 milioni di dollari. Il secondo posto è per Everydays: the First 5000 Days di Mike Winkelmann, in arte Beeple, collage di 5000 immagini digitali vendute, per 69 milioni di dollari da Christie’s. Sul podio, al terzo gradino, Clock di Pak, creato per raccogliere fondi per la difesa di Julian Assange dopo l’incarcerazione nel 2019. Sono i numeri – quelli dei conti - a dare la misura del fenomeno Nft, che ha conquistato numerosi collezionisti, specialmente tra 2021 e 2022, scatenando vere e proprie corse all’acquisto e all’investimento. E sono sempre i numeri a illustrare il crollo, repentino, del mercato. O meglio, la “bolla” Nft-non-fungible token, che ha sedotto per un po’ – il tempo di fare investimento e anche di perdere fondi – il mercato dell’arte. Merito della novità, del mito di atto di proprietà e certificato di autenticità del bene digitale scritti su Blockchain. E, di fatto, di un trend che si è velocemente sviluppato, autoalimentandosi, e poi altrettanto rapidamente pare essersi sgonfiato. Non senza spese.
IL CROLLO
Negli ultimi dodici mesi, si sono registrati ribassi di oltre il 90%. Secondo le rilevazioni di Artprice, il fatturato complessivo degli Nft in asta è sceso da 232 milioni di dollari nel 2021 a 13 milioni. E, stando al Wall Street Journal, gli 1,9 miliardi di dollari totalizzati nel 2021 sono diventati 205 milioni in dodici mesi. Ancora, stando alle analisi di CryptoSlam, il mercato ha avuto un crollo del 92% in termini di volumi di scambio e del 47% nel numero di acquirenti, di fatto dimezzandosi. «Quella degli Nft è stata una bolla volontaria, gestita in modo consapevole, con l’idea di avere plusvalenze reali sul mercato digitale. Erano gli stessi player che gestivano fondi ad alto e altissimo livello a determinare il fenomeno della corsa all’acquisto. I due anni di Covid hanno aiutato il processo, sollecitando il feticismo collezionistico con i crismi del gioco», spiega Gianluca Marziani, critico d’arte e curatore. «Gli Nft sono diventati il giocattolo nuovo dei collezionisti, promettevano una crescita esponenziale e davano sostegno alle criptovalute appagando anche “capricci” da bambini viziati.
LE PROSPETTIVE
«Di fatto, è stata lanciata una sorta di bomba per vedere cosa avrebbe combinato questa deflagrazione e, soprattutto cosa avrebbe lasciato per poi ripartire da quella base nei mercati digitali. In questa deflagrazione, il 95% di ciò che era stato realizzato in materia di Nft è stato gettato via. Ora ci sarà la rinascita del fenomeno, già dal 2024». Intanto, gli Nft continuano il loro percorso di sperimentazioni, interessando più ambiti. «Nel futuro prossimo, ci sarà un trasbordo di sintesi, diciamo, si passerà, per esempio, da 10mila artisti a 100, ci saranno meno opere e più qualità, maggiore preparazione. Stanno già nascendo siti e curatori specializzati. Molte opere diventeranno asset finanziari, ma ci sarà più arte», afferma Marziani. «Si userà la tecnologia per creare qualcosa di realmente nuovo che consentirà di produrre contenuti inediti, facendo evolvere il digitale. Ci sono molti aspetti interessanti, penso a effetti dinamici, backdoor e molte nuove invenzioni che sicuramente ci saranno. Senza contare il tema della parcellizzazione delle opere vendute come azioni, che si riconduce al più ampio tema della patrimonializzazione di quanto il Paese, artisticamente, possiede. Questo potrebbe aiutarci anche a crescere».
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