L'allarme della Uilm: «Ex Ilva di Taranto, situazione drammatica e ingestibile»

Il segretario generale: "Con l'ingresso dello Stato non è cambiato nulla. La transizione ecologica? Solo evocata"

Rocco Palombella ai lavori di ieri a Taranto al consiglio territoriale
Rocco Palombella ai lavori di ieri a Taranto al consiglio territoriale
di Domenico PALMIOTTI
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Sabato 15 Luglio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:06

«Situazione drammatica e ingestibile», «inesorabile annientamento», «si va verso il tracollo»: l’analisi di Rocco Palombella, segretario generale Uilm, su Acciaierie d’Italia, ex Ilva, non fa sconti.

Il messaggio che lancia al Governo, dall’assemblea Uilm di ieri a Taranto, è che «non permetteremo allo Stato, socio di una società così importante, di continuare a portare lo stabilimento allo spegnimento e all’annientamento della produzione di acciaio in Italia».

L'attesa

«Non possiamo continuare ad aspettare.

Le dichiarazioni del ministro - aggiunge Palombella in riferimento a Adolfo Urso, titolare del dicastero delle Imprese - sono state che adesso il Governo è più forte. Il Governo ha la possibilità di agire. Il Governo prima aveva le mani legate e ora non più. Vogliamo sapere in cosa consiste non avere le mani legate. E vogliamo sapere se loro, veramente, vogliono continuare a rimanere impassibili difronte ad una situazione drammatica. Nello stabilimento di Taranto mancano le condizioni più elementari: dal trasporto del personale agli approvvigionamenti, le retribuzioni ridotte, 2.500 lavoratori senza la cassa integrazione, con la cassa integrazione, ma con gli stipendi che comunque scontano la cassa». «Speravamo che la presenza dello Stato nel consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia fosse la garanzia per assicurare una prospettiva ambientale, produttiva e occupazionale. Purtroppo ogni giorno che passa la situazione diviene sempre più drammatica» sostiene Palombella. 

I fondi e il futuro


«I famosi 650 milioni di euro - rileva a proposito della liquidità iniettata in AdI da Invitalia, socio pubblico di minoranza - con la possibilità di un ingresso maggioritario dello Stato nella società, non hanno cambiato nulla. Da gennaio ad oggi non è successo niente, solo peggioramenti». «Il 24 luglio, quando con Urso ci incontreremo su Stellantis, ribadiremo che noi non rimarremo fermi. Faremo tutto quello che sarà necessario affinchè ci sia una presa di posizione, una mobilitazione, un qualcosa che smuova questo stato di fatto» sottolinea Palombella, che auspica inoltre «una presa di posizione da parte di tutte le organizzazioni sindacali». Ma lo Stato - chiediamo al leader Uilm - anticiperà il passaggio in maggioranza (60 per cento) in Acciaierie d’Italia come pure ha detto di voler fare? «All’interno del Governo - risponde - registriamo diverse sensibilità. Non mi spingerei nel dire che ci sono diverse posizioni. È certo però che la linea del Governo non chiara, alcune volte determinata, alcune volte stabile, ferma, alimenta dubbi e sospetti» mentre «la situazione resta immobile» e nella fabbrica «si va verso il tracollo». «La data del passaggio al 60 per cento è maggio 2024, loro - rileva Palombella in relazione al Governo -, ma allo stato delle cose non sembra che non sia all’ordine del giorno». 

Le altre vertenze


Stasi assoluta nell’Ilva mentre, osserva Palombella, per un altro grande gruppo industriale come Stellantis, l’ex Fiat, «il 24 luglio noi ci riuniremo col ministro Urso e i vertici di Stellantis, molto probabilmente ci sarà anche un protocollo sulla transizione, e si va verso un accordo che mette al centro transizione e sviluppo di nuovi modelli. Si vede qualche spiraglio, solo nell’Ilva non ce ne sono». E continuando con i raffronti, Palombella dice che per Stellantis «c’è la possibilità di far risalire la produzione ad un milione di autovetture, l’anno scorso ne sono state prodotte 400mila, e il milione di auto rappresenterebbe la piena occupazione degli stabilimenti. Questa sarebbe una boccata di ossigeno. Vuol dire anche più acciaio. Il problema è chi lo fornirà, verrà forse dagli altri Paesi, sembra che arrivi anche dalla Corea».

Le altre dichiarazioni

Ad Acciaierie d’Italia «hanno regalato anche la cassa integrazione senza consultazione sindacale e nel frattempo non c’è un discorso concreto sull’indirizzo da dare allo stabilimento - evidenzia Davide Sperti, segretario Uilm Taranto -. Manca l’essenziale, sinanche la carta igienica, altro che fantomatici progetti di riconversione industriale». «L’appalto è sul lastrico, gli ordini sono stati rinnovati senza budget, per cui non si ha nessuna certezza dei pagamenti, né, di conseguenza, delle retribuzioni dei lavoratori. Una situazione del tutto penosa, col Governo che continua a non decidere» afferma Sperti. Che sulla posizione espressa dal sindaco di Taranto al ministro dell’Ambiente osserva: «Bene mettere nell’Aia la decarbonizzazione, ma se non si ha certezza degli impianti? La transizione ecologica viene evocata ma non c’è assolutamente niente di niente. L’unico impianto che ha i finanziamenti, il Dri, il preridotto, adesso pare spostato sui fondi di coesione. E quindi? Si parla di decarbonizzazione solo per tirare la palla in tribuna e non agire su nulla». E Piero Pallini, coordinatore Uil Taranto, conclude: «Dal 2012, dal sequestro dell’Ilva, non si è creato un solo posto di lavoro». 

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