La droga dalla Spagna con il corriere: condannati in sei. I nomi

Sostanza stupefacente in Italia tramite normali spedizioni. Le sigle sui pacchi: utilizzata anche la sigla Cr7

Immagine di repertorio
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Giovedì 13 Luglio 2023, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 20:05

Sei condanne e due assoluzioni. Questo il verdetto con il quale, ieri sera, il giudice Giovanni Caroli ha definito con il rito abbreviato una costola del procedimento nato dall'inchiesta "Ispanico express". Al vaglio del magistrato la posizione di una parte dei 21 indagati invischiati nell'indagine condotta dai carabinieri su un presunto spaccio di chili di droga, importati dalla Spagna.

Le condanne

Il giudice ha condannato a cinque anni e 4 mesi Ivan Fiorino, di 47 anni, a tre anni Massimo Catapano, di 24 anni, a un anno Mauro Castellano, di 52 anni, a due anni e due mesi Alessio Turbato, di 27 anni, e a nove mesi, con pena sospesa, Gianmarco Manigrasso, di 25 anni. Un anno e mezzo, inoltre, la condanna per Umberto Duchetti, di 39 anni, in continuazione con un verdetto precedente con quantificazione complessiva della condanna in quattro anni e mezzo. Sono stati assolti, invece, Michele D'Aprile, di 49 anni, e Francesco Montervino, di 37 anni.
Gli imputati, tutti tarantini, sono stati assistiti dagli avvocati Pasquale Blasi, Patrizia Boccuni, Antonello Giannattasio, Salvatore Maggio, Antonio Mancaniello, Andrea Maggio e Adriano Minetola.
Come si è accennato, il verdetto riguarda gli imputati che hanno scelto l'abbreviato.

Gli altri, invece, hanno in parte preferito il patteggiamento oppure hanno optato per il rito ordinario.

L'inchiesta

L'inchiesta dei carabinieri esplose a gennaio scorso con i provvedimenti cautelari eseguiti dai carabinieri del comando provinciale, guidati dal colonnello Gaspare Giardelli. Secondo gli investigatori, i chili di droga per lo spaccio nelle strade di Taranto sarebbero arrivati dalla Spagna. Per posta, stipati in pacchi siglati con parole o codici convenzionali, tra questi anche un singolare "CR7", forse in onore del campione portoghese Cristiano Ronaldo. Quei pacchi di hashish venivano consegnati da normali e ignari "corrieri". Il sistema facile quanto efficiente avrebbe funzionato perfettamente per mesi. L'ingranaggio, però, venne interrotto bruscamente dai carabinieri con l'arresto di otto tarantini, tutti con la contestazione di detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di stupefacenti. Hashish e marijuana destinate allo spaccio, in particolare nei rioni Salinella e Solito. I militari eseguirono i provvedimenti spiccati dal gip Francesco Maccagnano, su richiesta del pm Vittoria Petronella. Per due indagati quel giorno si aprirono le porte del carcere. Altri sei, invece, finirono ai "domiciliari", con l'incriminazione complessivamente di ventuno persone. L'inchiesta ha preso il via tre anni fa, quasi casualmente. Puntando i riflettori sul rapporto che i presunti spacciatori jonici avrebbero allacciato con i narcotrafficanti spagnoli. Nel corso delle indagini, infatti, i carabinieri hanno documentato diversi viaggi a Barcellona da parte di alcuni indagati. Proprio durante quelle giornate in terra di Spagna, sarebbe stato stretto un accordo con i "signori della droga" in grado di movimentare cospicui carichi di droga, in particolare hashish, verso l'Italia. Il canale aperto dagli emissari tarantini si sarebbe rivelato nel tempo particolarmente fruttuoso, alimentando il business dello spaccio. Chili di stupefacenti, quindi, sono arrivati in città attraverso pacchi per la cui spedizione sarebbe stato utilizzato il canale legale. La droga avrebbe viaggiato sui camion delle imprese di spedizioni per migliaia di chilometri, stipata in pacchi sistemati tra quelli contenenti ogni tipo di merce. Molto spesso su quei pacchi era riportato il nome di destinatari ignari o addirittura inesistenti.
Gli spacciatori avrebbero monitorato il viaggio del loro prezioso carico attraverso il sistema di "tracking" e al momento opportuno sarebbero intervenuti contattando al telefono direttamente l'ignaro "corriere". In pratica si sarebbero identificati fornendo il numero di codice della spedizione e avrebbero convenuto, con una banale scusa, luoghi diversi dall'indirizzo riportato sul pacco, per farselo consegnare. Il più delle volte si sarebbero accordati per un incontro fugace in strada, al quale si presentavano in moto. Un rapido contatto per firmare la ricevuta e ritirare chili di stupefacenti.

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