Ex Ilva, sindacati contro l'accordo di programma per Taranto: «Subito da Urso»

Sindacalisti e lavoratori davanti ad Acciaierie d'Italia
Sindacalisti e lavoratori davanti ad Acciaierie d'Italia
di Domenico PALMIOTTI
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Venerdì 28 Aprile 2023, 06:00

Scoppia un caso attorno all’incontro che questa mattina il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, avrà al ministero delle Imprese col ministro Adolfo Urso per cominciare ad entrare nel merito dell’accordo di programma per Taranto, accordo che avrà il suo focus sull’ex Ilva. E quindi sulla sua riconversione.

L'appuntamento

Melucci ha confermato l’incontro odierno anche nell’intervento fatto ieri al confronto indetto a Roma dalla sede italiana del Parlamento Europeo sui fondi Ue, dal Pnrr al Jtf: «Siamo al Mimit col ministro Urso per aprire, si spera, una cabina di regia sulla questione dell’ex Ilva e su un possibile accordo di programma». Ma poche ore dopo la conferma del sindaco, dai segretari generali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, rispettivamente Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella, è partita una lettera per lo stesso Urso, per l’amministratore delegato di Invitalia (partner pubblico di minoranza di Acciaierie d’Italia), Bernardo Mattarella, e per il presidente e ad di AdI, Franco Bernabè e Lucia Morselli, in cui si dicono sostanzialmente due cose: il ministro riceve e si confronta col sindaco di Taranto sull’ex Ilva mentre la richiesta dei sindacati attende da mesi, visto che l’ultimo incontro c’è stato il 19 gennaio. Inoltre, non è possibile prefigurare un accordo senza il coinvolgimento dei sindacati e, soprattutto, con la previsione di chiudere l’area a caldo del siderurgico. 

La lettera di Fim-Fiom e Uilm


A più di tre mesi dall’ultimo incontro svoltosi al Mimit e dopo diverse richieste di convocazione, i segretari generali Benaglia, De Palma e Palombella tornano quindi a sollecitare il ministro Urso per “un tavolo urgente su Acciaierie d’Italia”. “All’interno dei vari stabilimenti - scrivono le tre organizzazioni nazionali dei metalmeccanici - si respira da tempo un clima di incertezza e si registrano ritardi sugli investimenti ambientali, sulla sicurezza degli impianti e per il raggiungimento dei livelli produttivi e la salvaguardia occupazionale”. “In attesa di tale incontro, Fim Fiom Uilm sono venuti a conoscenza dell’insediamento del tavolo per l’avvio di un percorso che dovrebbe portare alla realizzazione di un accordo di programma per Taranto” affermano Benaglia, Di Palma e Palombella.

I tre segretari “ribadiscono la loro netta contrarietà a qualsiasi percorso di accordo di programma tra azienda, Governo e istituzioni locali che, preliminarmente, non preveda il rilancio degli stabilimenti del Gruppo AdI (ex Ilva), non escluda senza alcun’ombra di dubbio il superamento dell’area a caldo, come peraltro dichiarato dalle istituzioni locali (Comune, Provincia e Regione), e non preveda un’intesa sul piano industriale e occupazionale con Fim, Fiom e Uilm”. “In assenza di una convocazione in tempi brevissimi - concludono i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm -, si metteranno in atto tutte le iniziative di lotta e di mobilitazione necessarie”.

Il precedente documento


Che l’accordo di programma, soprattutto nella parte relativa all’ex Ilva, rischi di aprire fratture tra istituzioni locali e Governo da un lato e sindacati dall’altro, è evidente già da un po’. Un punto che andrà chiarito nell’accordo di programma riguarda proprio il futuro dell’area a caldo della fabbrica. Resterà, sia pure rinnovata e ammodernata, oppure dovrà essere chiusa per lasciar posto alla decarbonizzazione e ai forni elettrici? Le associazioni ambientaliste, dopo due recentissimi incontri in Regione e a Palazzo di Città, hanno detto che il governatore pugliese Michele Emiliano e il sindaco Melucci sono per superare l’area a caldo. Mentre l’ex Ilva, lo ha detto l’amministratore delegato Morselli, vuole mantenerla, tant’è che ha annunciato l’avvio nell’anno del rifacimento del grande altoforno 5 spento dal 2015. E anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil, dopo l’incontro in Provincia col presidente Melucci, hanno affermato che non sono d’accordo sulla chiusura. “Non esiste transizione senza lavoro - hanno dichiarato le confederazioni il 14 aprile - e pertanto prima di azzardare ogni ipotesi di accordo di programma, va sgomberato il campo dall’idea che quella formula, così come utilizzata a Genova, sia adeguata anche a Taranto, all’attuale contesto produttivo nazionale e internazionale e alle problematiche ambientali, occupazionali e produttive che vive la città e la sua provincia”. “Una fabbrica più piccola, più sicura, più moderna” è invece la richiesta che Melucci ha avanzato ad Urso con una lettera a gennaio. 

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