Pronto soccorso intasati, troppi codici verdi

Pronto soccorso intasati, troppi codici verdi
di Massimiliano MARTUCCI
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Venerdì 25 Novembre 2022, 05:00

Se si dovesse capitare sul sito dell’Agenas, l’agenzia sanitaria nazionale, è possibile vedere una mappa interattiva coi tempi medi di attesa per i codici verdi nei vari pronto soccorso italiani. Si nota che l’attesa media è di tre ore e questo un po’ a dimostrazione che la situazione tarantina non è proprio un caso isolato, anche se qui non vale la regola del mal comune. 
La situazione dei reparti di emergenza-urgenza è determinata sia dalla carenza di medici, che a sua volta è determinata da una serie di fattori, tra cui il numero chiuso all’università e la difficoltà di essere stabilizzati, ma anche da una certa preponderanza di codici verdi e bianchi che potrebbero essere gestiti anche in collaborazione coi medici di famiglia, come ha sostenuto su queste colonne Sante Minerba, direttore sanitario dell’Asl Taranto. 
«La questione non è proprio in questi termini» commenta al Quotidiano Ignazio Aprile, segretario provinciale della Fimmg, la federazione che raggruppa i medici di famiglia, «i codici verdi riguardano casi che non necessitano di urgenza ma dell’esecuzione o prescrizione di esami a breve termine, quindi esulano dall’attività dei medici di medicina generale».
Sono solo i codici bianchi che potrebbero essere gestiti in collaborazione con i medici di famiglia, ma c’è un fatto di cui bisogna tener conto: «Il grosso problema in Puglia è che abbiamo un numero spropositato di codici verdi, e questo potrebbe anche essere determinato dal fatto che un po’ di codici bianchi vengono trasformati perché così non si pagano le prestazioni». 
Secondo il medico può capitare che al triage si trasformi in verde un codice per evitare che il paziente paghi il ticket. Chissà se questo avviene, ma a vedere i numeri, in undici mesi il pronto soccorso del SS Annunziata di Taranto ha registrato solo 512 casi di codici bianchi, a fronte dei 785 di Martina Franca. Insomma, qualche dubbio viene considerata la sproporzione degli abitanto. Aprile non ha dubbi a tal proposito: «La soluzione riguarda i codici bianchi, che non hanno assolutamente dignità di essere presenti nei pronto soccorso, che sono di competenza della medicina generale. Da questo punto di vista si potrebbe intensificare il filtro della medicina generale, ma se dobbiamo fare una lotta sui codici dobbiamo avere una situazione che sia corrispondente alla realtà», ma questa ultima istanza è difficile da raggiungere. 
«L’ipotesi che i codici verdi possano essere gestiti da parte nostra» spiega Aprile, «non è praticabile: la colica renale, ad esempio, che gestiamo tranquillamente anche a domicilio del paziente, ha bisogno anche di un esame diagnostico. Ma se questa situazione capitasse al pronto soccorso, non sarebbe sicuramente codice bianco. Noi come medici di medicina generale ci occupiamo del dolore, ma il problema sono gli esami». Non solo: «Inoltre è il percorso che ci fa saltare le liste d’attesa. I filtri all’ingresso andrebbero incrementati anche in ospedale». 
I medici di base però non respingono la richiesta di assunzione di responsabilità: «Ne va di mezzo l’utenza, per il cui bene lavoriamo tutti, al fine di abbattere in generale i tempi di attesa.

Mancano i medici, non solo in ospedale, ma anche quelli di famiglia e di continuità assistenziale e nel 118. E quando il 118 e la continuità assistenziale lavorano a organici ridotti, vengono meno i filtri al pronto soccorso. Serve una visione e un programma d’insieme e possiamo sederci e affrontarlo responsabilmente».

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