L'era di monsignor Santoro: dalla salute all'ambiente fino al rilancio dell'Isola, tutte le battaglie per Taranto

L'era di monsignor Santoro: dalla salute all'ambiente fino al rilancio dell'Isola, tutte le battaglie per Taranto
L'era di monsignor Santoro: dalla salute all'ambiente fino al rilancio dell'Isola, tutte le battaglie per Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 24 Luglio 2023, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 07:56

La necessità di porre attenzione alla tutela della salute, dell'ambiente e del lavoro richiamata in tanti discorsi, da quelli per le processioni della Settimana Santa e per il patrono San Cataldo al precetto pasquale per gli operai ex Ilva. E poi la ripresa della città vecchia, il ripristino delle chiese dell'isola antica, l'attivazione del centro di accoglienza notturna a palazzo Santacroce. E ancora: gli eventi importanti, dalla 49esima edizione della Settimana Sociale dei cattolici italiani alla Settimana della Fede, le missioni di pace a Kiev in aprile e a Mosca a luglio, e il continuo richiamo all'invito di Papa Francesco, «consumare la suola delle scarpe», per una Chiesa non chiusa in se stessa ma viva nella realtà in cui è chiamata ad operare, tra attese (tante) e problemi (tantissimi).

C'è questo, ma anche altro, negli undici anni di arcivescovo di Taranto di Filippo Santoro, che, avendo da pochissimo compiuto 75 anni di età, dall'altro ieri ha consegnato il testimone al suo coadiutore, l'arcivescovo Ciro Miniero.

La cronistoria

Arriva ai primi di gennaio 2012 Santoro, la tempesta di Ambiente Svenduto, col sequestro dell'ex Ilva arriverà mesi dopo, ma quando al precetto pasquale di quell'anno in fabbrica trova davanti a se i Riva, allora proprietari e gestori del siderurgico perché il commissariamento di Stato è di un anno dopo, dice in modo diretto con una frase che non risulterà gradita: "Ho negli occhi i volti dei bambini che sono ricoverati nell'ospedale di Taranto e che lottano contro il tumore".

Da lì parte praticamente un pressing che porterà l'arcivescovo a richiamare costantemente il trittico salute, ambiente e lavoro. Destinatari dei suoi messaggi, le istituzioni, la politica, il Governo. È novembre 2013 quando promuove un convegno dal titolo "Ambiente, salute, lavoro: un cammino possibile per il bene comune" e fa venire gli allora ministri della Salute, Beatrice Lorenzin, e dell'Ambiente, Andrea Orlando. Lancia tre proposte Santoro: il coordinamento tra le istituzioni, la copertura dei parchi minerali, allora la più grossa fonte di polveri, e il ricorso all'innovazione. Dirà con una battuta Orlando: «Vengo dalla Fgci, sono stato nel Pci, ma mi ritrovo parola per parola con quello che ha detto l'arcivescovo».

Il tema ex Ilva con la necessità di dargli una soluzione concreta, Santoro lo rilancerà più volte. Dai funerali degli operai morti sul lavoro all'avvio, tra il 2015 e il 2016, del Contratto istituzionale di sviluppo di Taranto, quando l'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio (Governo Renzi), Claudio De Vincenti, lo consulta tra i primi. E poi nell'incontro con l'allora premier Giuseppe Conte, quando alla vigilia di Natale 2019, Santoro lo ospita nella mensa dei poveri a Palazzo Santacroce. Altra questione più volte sollevata, la città vecchia. E la necessità di sottrarla dal degrado e dall'abbandono. Santoro ricorda: «Dicevano anni fa: nella città vecchia facciamo b&b, alberghi, puntiamo sul turismo. Ma che state a dire? Bisogna anzitutto riportare le persone e creare condizioni di vita dignitosa». Il vescovo tenne due assemblee con i residenti dell'isola: alla prima partecipò l'ex sindaco Ezio Stefàno con molti imprenditori, alla seconda il governatore di Puglia, Michele Emiliano. Santoro rammenta che nella prima assemblea la gente si rivolse a lui, piuttosto che al sindaco, e gli evidenziò i disagi: l'acqua che non arrivava nelle case, le infiltrazioni, l'indigenza che privava i bambini del latte perché le famiglie non hanno i soldi per comprarlo. «Prima dei progetti - sferzò il vescovo - ascoltiamo le persone». Ora Santoro dice che per l'isola un primo miglioramento c'è, «abbiamo contato dei passi avanti, ma sono ancora timidi». La Chiesa, intanto, ha dato l'esempio con la riapertura dei Santi Medici e della Madonna della Salute, chiuse da decenni, le nuove opere parrocchiali a San Giuseppe, il restauro delle facciate della Cattedrale e di San Domenico, lo stesso palazzo Santacroce, «perché anche i poveri hanno diritto al bello», la riapertura dei locali San Gaetano, la messa in programma della riapertura di Santa Caterina. Di pari passo è andato l'impegno pastorale: dai pellegrinaggi in avvio di anno a San Giovanni Rotondo, portando migliaia di persone, alla Settimana della Fede, tornata ad essere un momento importante (all'ultima c'è stato il cardinale Sergio Zuppi, presidente della Cei), alla Settimana Sociale dei cattolici italiani del 2021. Che Santoro rievoca sottolineando due aspetti: da allora è cambiata la percezione di Taranto da parte della Chiesa italiana e il lancio della proposta delle comunità energetiche in tutte le parrocchie italiane.

Tra i problemi arrivati sul suo tavolo, la crisi (finanziaria anzitutto) della Cittadella della Carità. La Cittadella, dice Santoro, «era di proprietà del San Raffaele di Milano, poi, a fronte del mio interessamento, ci hanno ceduto tutto, consiglieri di amministrazione compresi. Il mio obiettivo è stato sempre di salvaguardare i posti di lavoro. Chiunque è venuto, e di offerte ce ne sono state, mi proponeva il taglio del 16-20 per cento del personale. Ma io ho resistito dicendo che bisognava portare avanti l'intuizione splendida di monsignor Motolese. Adesso bisognerà razionalizzare, si sta provvedendo, i tempi ci sono».
E sul futuro che attende la città, Santoro infine commenta: «Io non credo che la transizione di cui si parla ora per Taranto, sia un qualcosa che non avverrà mai perché transizione è un concetto che può sembrare inafferrabile, indefinito. Adesso ci sono le risorse, ci sono i soldi, e questo, in un modo o nell'altro, ci dice che un tipo di intervento si può fare. Rispetto a prima che non c'era niente o poco, adesso c'è un nuovo punto di partenza, ci sono delle opportunità che possiamo e dobbiamo cogliere. Per questo sollecito i responsabili ad intervenire, ad adoperarsi per la ripresa e per il bene di Taranto».

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