«Poliziotti contagiati? Non ci sono certezze». Così la ministra Lamorgese sul caso hotspot di Taranto

«Poliziotti contagiati? Non ci sono certezze». Così la ministra Lamorgese sul caso hotspot di Taranto
«Poliziotti contagiati? Non ci sono certezze». Così la ministra Lamorgese sul caso hotspot di Taranto
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Giovedì 29 Luglio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:55

L’hotspot di Taranto ancora al centro dell’attenzione. Dopo la visita del sottosegretario Molteni, ieri se ne è parlato durante il Question time alla Camera. «Dall’inizio della pandemia tutti i migranti, prima di essere inseriti nel circuito dell’accoglienza, vengono sottoposti a rigidi protocolli sanitari per prevenire contagi, con tamponi e quarantena». Sono state queste le parole della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, rispondendo sul caso dei due agenti di polizia - impegnati in servizi relativi all’immigrazione - positivi al Covid. Lamorgese ha spiegato che «non risulta possibile determinare una correlazione tra la presenza di ospiti positivi nel centro di accoglienza della città ed il contagio registrato. Non risulta inoltre che i due abbiano avuto contatti con gli ospiti della struttura».

L'intervento dei sindacati

Sulla questione, sempre ieri, sono intervenute le segreterie provinciali di Siulp e Sap con una nota. «Non ci sembra affatto casuale la scesa a Taranto del sottosegretario agli Interni Molteni all’hotspot, dopo le nostre denunce, attraverso una nota ufficiale inviata anche al Prefetto di Taranto, sulle criticità sul piano gestionale e sanitario del centro di temporanea accoglienza, accentuate dalla fortissima pressione del flusso migratorio di cui il nostro Paese è coinvolto in prima linea. Per noi, è questo un segnale di grande attenzione e prendiamo atto che il sottosegretario ha espresso alla stampa parole particolarmente gratificanti per il sacrificio dei nostri colleghi, in un momento così delicato. Ha poi sottolineato – ribadendo ciò che Siulp e Sap vanno denunciando da tempo – l’assoluta inadeguatezza della struttura ad ospitare i minori non accompagnati e per di più positivi al Covid. Eppure, proprio il prefetto di Taranto che aveva accolto l’onorevole Molteni, nei giorni scorsi, pare non abbia perso tempo a replicare alle note sindacali a nostra firma, stigmatizzando le nostre doglianze, una cosa mai osservata in tanti anni di sindacalizzazione. Prendiamo atto che dopo le nostre denunce, ha provveduto a spostare i minori positivi al Covid-19 in altra struttura, pur tuttavia, non ha ancora dato esito alle nostre rimostranze che per senso di responsabilità abbiano rappresentato al Questore che ci ha comunque risposto con una nota e appunto all’Autorità di Governo, responsabile in capo della gestione dell’Hotspot. Il fatto stesso che i positivi al virus, e che ne erano già affetti quando sono giunti a Taranto, fatto assolutamente grave siano stati poi isolati, avvalora le nostre tesi segnalate sin dall’inizio della pandemia rispetto all’inidoneità del centro a maggior ragione nell’emergenza epidemiologica.

La riteniamo non idonea a contenere centinaia di migranti che tra l’altro convivono per diverse settimane in maniera promiscua nelle fatiscenti tendopoli. E’ indispensabile tutelare anche la salute di coloro che garantiscono la sicurezza e la vigilanza all’interno ed esterno della struttura come pure degli ospiti e delle altre figure professionali, la cui preziosa opera di mediazione, a quanto pare, non sembra più essere sufficiente a scongiurare atteggiamenti di insofferenza da parte dei migranti che scappano sottraendosi alle restrizioni sanitarie e che danno vita a rivolte interne».

I sindacati sottolineano: «In queste ore sono stati effettuati ulteriori indagini epidemiologiche e secondo quanto comunicatoci ufficialmente, altri 13 migranti sono risultati positivi al virus. Il personale, sebbene abbia adottato le misure preventive anti-contagio, in buona sostanza, nei primi giorni, ha operato all’oscuro del risultato epidemiologico e del focolaio scoppiato nell’Hotspot. Eppure le direttive e i protocolli sanitari attuali, prevedono che i clandestini, appena sbarcati sulle nostre coste, vengano immediatamente sottoposti agli accertamenti medici. Il personale, ha quindi corso seri rischi e continua a correrli. L’Hotspot, essendo stato istituito in seguito agli impegni del 2015 assunti dallo Stato Italiano nell’ambito dell’agenda europea sulla immigrazione, chiaramente non è stato progettato per far fronte all’emergenza attuale e ad oltre un anno dalla pandemia, questa come tutte le altre, purtroppo non è stata adeguata ad una logistica tale da scongiurare situazioni critiche sul piano sanitario. Non siamo assolutamente in una condizione di normalità come qualcuno vorrebbe far credere. E’ questa una “emergenza nella emergenza” come più volte ribadito e non a caso il questore ha rafforzato i servizi di ordine pubblico e di vigilanza con i Reparti Mobili di Padova e di Senigallia scesi in trasferta a Taranto. Continueremo a segnalare e denunciare ogni cosa».

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