Incubo gelate sulle coltivazioni, danni per il raccolto

Incubo gelate sulle coltivazioni, danni per il raccolto
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Giovedì 15 Aprile 2021, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 12:21

Nonostante gli sforzi degli agricoltori che hanno vegliato anche di notte sui loro campi, tentando di proteggere le gemme dal gelo con fuochi di paglia e acqua, si stimano danni ingenti. Ad essere risparmiato è stato il versante orientale della provincia dove solo una minima parte dei vigneti risultano colpiti dalle gelature, mentre uno scenario completamente differente emerge nella parte occidentale.

Frutteti e vigne a rischio


A Massafra, 30 ettari di albicoccheti sono stati travolti dal gelo e ad avere la peggio risultano in particolare, le colture già fiorite. La frutta in primis, ha subito un duro colpo, ma anche le uve da vino come lo chardonnay ed il fiano. Si calcola che su oltre il 40% dei prodotti agricoli si siano registrate delle gelature, con gravi perdite per gli agricoltori già provati dalla crisi economica legata alla pandemia.
«Le gelate hanno colpito i vigneti di uva sia da vino che da tavola, oltre le ortive pieno campo, il mandorlo, la frutta in generale, agrumeti compresi e gli oliveti. Danni sino al 100% della produzione su radicchi e ciliegi», spiega Luca Lazzàro, presidente provinciale e regionale di Confagricoltura. Un evento che, a macchia di leopardo, ha toccato comunque gran parte della provincia ionica. «In zona di Taranto, Crispiano, Montemesola, Grottaglie, San Giorgio e Carosino, Ginosa, Castellaneta, Palagiano e Massafra - sottolinea Lazzàro - i produttori ci hanno segnalato danni anche agli albicocchi e ai pescheti». Da tempo ormai, gli eventi atmosferici sempre più violenti ed imprevedibili, mettono a rischio le colture e naturalmente, le assicurazioni restano l'unico ombrello per salvare il salvabile. Tuttavia, le problematiche, spesso denunciate dalle associazioni di categoria, permangono perché si tratta di misure ancora troppo costose e di fatto, inaccessibili ai più.

La situazione nel Tarantino

«Gli agricoltori - precisa Lazzàro - fanno uno scarso utilizzo delle assicurazioni perché i margini rispetto alla redditività delle aziende agricole si sono assottigliati e non permettono investimenti ulteriori a quelli strettamente indispensabili. Purtroppo, dunque, non si tratta di cattiva volontà o di una mancanza di programmazione e previsione del rischio, ma il costo di una assicurazione contro le calamità naturali non è economicamente sostenibile. Nei nostri territori l'agricoltura è anche una fonte primaria di occupazione e danneggiarla vuol dire andare a pregiudicare non solo l'impresa ma anche il lavoro di tutta la provincia».
Secondo una stima di Confagricoltura Puglia sono andati perduti tra il 30 e il 40% di importanti produzioni regionali con picchi superiori al 90% in alcune zone. E poi, resta anche un altro nodo rappresentato dai ritardi degli indennizzi per le calamità naturali. Solo ad alcuni giorni fa, per esempio, risalgono le delibere della Regione per le calamità naturali del 2011, del 2013 e del 2014. Questo ulteriore danno purtroppo, mette ancora una volta in ginocchio il settore che, in questa provincia, ha già fatto i conti con un'invernata pessima. Basti citare il mercato degli agrumi, il peggiore di sempre, tanto da indurre gli agricoltori a lasciar marcire la frutta sugli alberi a causa dei prezzi di vendita troppo bassi, 15 centesimi al chilo, oltre ad una flessione della domanda pari al 60%. Fari puntati perciò su un settore che non si è mai fermato, considerato indispensabile ma, secondo gli operatori, spesso dimenticato. Solo pochi giorni fa, numerosi agricoltori si sono radunati davanti alla Prefettura per chiedere di rientrare nel decreto Sostegni, da cui sono esclusi. Ora, al profondo malcontento si somma anche quest'ennesima frenata scaturita dalle condizioni climatiche. Il timore è che non tutti riusciranno a fronteggiarla.
L.J.Ia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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