Ex Ilva: nulla di fatto a Roma. Rinvio tra le proteste

La protesta dei lavoratori Uilm durante il vertice a Roma
La protesta dei lavoratori Uilm durante il vertice a Roma
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 21 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 12:51

Le risposte che i sindacati attendevano già da ieri su Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva di Taranto, e cioè via Mittal e Stato in maggioranza per dare finalmente una svolta alla società, dal Governo non sono arrivate. Forse arriveranno a fine mese.

La minaccia di occupazione

Non c’è stata - come pure nel primo pomeriggio era sembrato potesse esserci - nessuna permanenza prolungata dei sindacalisti a Palazzo Chigi, in attesa di dichiarazioni più concrete ed esaustive da parte dei ministri, e nemmeno l’occupazione delle stanze della presidenza, anche se il governatore di Puglia, Michele Emiliano, solidarizzando con i sindacati, parla proprio di occupazione. Quello che invece c’è stato, o quantomeno si è colto con nettezza, così dicono i partecipanti al tavolo, è che il Governo per ora si tiene cauto sulla possibilità di acquisire il controllo di Acciaierie (oggi è partner di minoranza con Invitalia) perché teme la battaglia legale che Mittal potrebbe scatenare, e certamente scatenerebbe, se il socio pubblico rompesse il patto in Acciaierie. 

Le possibili strade


I risvolti e le pieghe dei patti parasociali tra Mittal e privato, che il Governo sta passando sotto la lente d’ingrandimento, inducono quindi alla cautela. E oltretutto Mittal e Acciaierie (nella parte privata, che è poi quella che ha le leve del comando) certo non indugerebbero nello sferrare l’offensiva. C’è un’abbondante casistica, in questi cinque anni di gestione, che lo dimostra. E lo prova anche la memoria che Mittal e Acciaierie hanno fatto preparare dai legali in occasione dell’ultima assemblea dei soci, dove chiaramente dicono, citando una serie di episodi, che è lo Stato, e non loro, ad essere inadempiente.

Ma anche se l’Esecutivo non ha ancora abbracciato la possibilità di salire in maggioranza, i sindacati, scesi da Palazzo Chigi, dicono che quest’opzione, che per loro resta unica, adesso è più forte. Si vedrà se anche il Governo maturerà analogo convincimento. 

Il vertice


A Palazzo Chigi, mentre a qualche decina di metri ci sono i capannelli dei delegati sindacali venuti dai territori che protestano con i megafoni, è il sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano, ad aprire l’incontro nella Sala Verde. Ci sono i ministri Raffaele Fitto (Affari europei, Coesione, Sud e Pnrr), Alfredo Urso (Imprese), Marina Calderone (Lavoro) e videocollegato Giancarlo Giorgetti (Economia). Raccontano i sindacalisti che, in apertura, Mantovano rilancia la linea Fitto, cioè continuiamo a trattare con Mittal e vediamo cosa si può ottenere. 
D’altra parte, l’assemblea è imminente, è domani. Ma a questo giro i sindacati non ci stanno. Infatti, i sindacalisti intervengono l’uno dopo l’altro e lo fanno capire al Governo. Si volti pagina, chiedono i sindacati. Il Governo, che al momento non ha risposte da offrire, ferma la riunione per un confronto tra i ministri. Voci parlano di confronto acceso. E di due linee in campo, peraltro note: quella di Fitto e quella di Urso, che avrebbe anche la sponda favorevole di Giorgetti pur con tutta la prudenza legata all’impatto dell’intervento per l’ex Ilva sulle casse dello Stato. E cioè - questa in sintesi l’altra linea - lo Stato vada in maggioranza usando gli strumenti che la legge gli mette a disposizione: la conversione in capitale dei 680 milioni che Invitalia ha erogato mesi addietro ad Acciaierie. Per la verità, c’è anche una terza ipotesi, l’amministrazione straordinaria, e lo sottolineano i vertici di Fim e Fiom nello scambio di battute con i giornalisti all’esterno di Palazzo Chigi. Ma pare che il Governo non sia propenso a percorrerla. La Fim, intanto, sbarra la strada, memore di quanto accaduto nel 2015: l’amministrazione straordinaria è “perfetta per gli azionisti, ma disastrosa per gli appalti dal punto di vista sociale” 
Al rientro in Sala Verde dopo la pausa, ci sono solo Mantovano e Fitto e il Governo assume due impegni. Il primo, esplicitato da una nota di Palazzo Chigi, dice che “il Governo ha confermato l'intenzione di continuare a fare la propria parte e ha assicurato che sarà garantita la continuità aziendale”. 
Il secondo impegno, citato nella stessa nota, è riferito ad un nuovo incontro con i sindacati che dovrà tenersi nel pomeriggio del 28 dicembre o nella mattinata del 29. A valle dell’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno, nel quale, dopo aver esaminato gli esiti dell’assemblea dei soci di domani, si ufficializzerà la linea dei ministri su Acciaierie da comunicare poi ai sindacati.

Lo scenario

Sicuramente lo scenario è molto complicato: all’aspetto legale e di possibili contenziosi da Mittal prima richiamato, vanno uniti quello finanziario (quanti soldi servono?) e industriale (il rilancio degli impianti, gli investimenti, la decarbonizzazione), nonché la ricerca di un nuovo partner in quanto l’ingresso in maggioranza dello Stato non sarebbe per sempre.
«Abbiamo chiesto che il Governo cambi passo - ribadisce Roberto Benaglia della Fim -. Pensiamo che la nostra proposta sia ancora più forte: lo Stato salga in maggioranza, converta i 680 milioni in capitale, prenda il controllo, cambi la governance e garantisca gli impianti i pagamenti ad appalti e gas». 
E Rocco Palombella della Uilm: «Abbiamo ottenuto un ascolto interessante. Voi, ci ha detto il Governo, volete garantire i siti produttivi e la loro continuità e abbiamo capito che per voi questo gruppo industriale ha finito la sua azione». Mentre Michele De Palma della Fiom evidenzia: «Il Governo, prendendo tempo, si sta assumendo la responsabilità di continuare a tenere gli impianti nella condizione in cui sono oggi. Il soggetto privato sta scientemente operando la messa in discussione del più grande impianto siderurgico del Paese». E l’Usb dichiara con Sasha Colautti che «al tavolo abbiamo ribadito con forza la necessità di un intervento immediato, rivolto ad assumere il controllo dell’azienda».

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