L'arcivescovo Filippo Santoro saluta la città: la lettera di rinuncia a Papa Francesco

Nel suo discorso annuncia: «Inviata al Papa la lettera di rinuncia»

L'arcivescovo Filippo Santoro si commiata da Taranto: al Papa la lettera di rinuncia
L'arcivescovo Filippo Santoro si commiata da Taranto: al Papa la lettera di rinuncia
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Lunedì 12 Giugno 2023, 07:46 - Ultimo aggiornamento: 09:53

Se non è un commiato ufficiale, per il quale magari tra qualche settimana verrà organizzato un appuntamento ad hoc, poco ci manca. Ma è tanto sembrato un saluto alla città, quello contenuto nel discorso dell'arcivescovo Filippo Santoro, ieri per la ricorrenza del Corpus Domini.
Come è noto, ieri c'è stata la processione che è partita dalla chiesa di Sant'Antonio fino al Carmine. Nel suo discorso, l'arcivescovo ha detto, tra le altre cose: «Invochiamo dall'Agnello inerme e vittorioso la pace per il mondo intero, per l'Ucraina, e per tutti coloro che patiscono la guerra. Nel giorno del Corpus Domini un pensiero speciale non può non andare a tutti i sacerdoti ai quali rivolgo soltanto una raccomandazione, quella di celebrare bene la Santa Messa. Sempre. In questa Divina Presenza vi è la nostra gioia e la nostra realizzazione, così come il nostro riposo, un giusto riposo al termine delle tante attività di un altro bell'anno pastorale. Cari sacerdoti, l'Eucarestia è scuola insuperabile di donazione e gratuità, e quindi di libertà».

Poi il riferimento: «Come avete appreso da una lettera che ho voluto inviarvi nei giorni scorsi, con l'avvicinarsi del compimento del mio settantacinquesimo anno di età ho posto nelle mani del Santo Padre Francesco, la mia lettera di rinuncia al ministero di arcivescovo di Taranto come richiede il Diritto Canonico.

Ora mi rimetto totalmente alla decisione del Papa che disporrà secondo il suo discernimento i tempi dell'avvicendamento e del passaggio di consegne al mio successore».

A luglio il successore

Come è noto, l'arcivescovo compirà gli anni a luglio e lascerà il posto a Ciro Miniero, attualmente suo coadiutore. «Umanamente la mia affezione sincera e profonda per questa porzione del popolo di Dio è forte, e le cose da fare sono tantissime. Non vi sono ignote le mie metafore calcistiche e quindi non vi sembrerà strano da parte mia sentirsi ancora in mezzo all'azione di una partita tutta da giocare e da vincere. Parlo delle innumerevoli sfide che questa terra ci porta ad affrontare. In primis quella della vita, di una vita degna accompagnata dalla salute e dal lavoro. La sfida che tutto il bene e il bello che la Chiesa tarantina vive e attua nelle sue comunità parrocchiali, nelle aggregazioni, nei movimenti, nelle confraternite, non sia soltanto circolante all'interno del recinto ecclesiale, ma scorra per le vie dell'Arcidiocesi attraverso un serio impegno di annuncio e di testimonianza in ogni ambito della vita civile, sociale e politica. Riprendendo il messaggio di Papa Francesco della Laudato Si'di «custodire e coltivare» (Gn 2,14) la terra il mio desiderio è che il nostro territorio da luogo ferito e contaminato possa diventare un vero giardino. È un desiderio audace, ma è quanto i tarantini si meritano. Al contempo sento di testimoniare che nulla è nostro ma tutto è di Dio, per questo la partita non è del singolo ma della Chiesa e di tutta la nostra società. Ed è la squadra che vince, ecco il percorso sinodale così auspicato dal nostro amato Papa. Per questo con libertà interiore, come ogni parroco deve fare secondo il consiglio della Chiesa, ho rimesso il mio servizio nelle mani del mio diretto superiore che certo provvederà al mio bene e al bene della Chiesa tarantina. Questo solo per dirvi grazie. Voglio ricordare con voi l'arcivescovo emerito Benigno e tutti i preti per i quali in questi 10 anni abbiamo celebrato le esequie. Alcuni sono andati via sazi di anni, due di essi mancati prematuramente in incidenti alquanto drammatici, ma sono tutti qui nel pane della vita, innestati nel corpo mistico, come tutti coloro che sono morti in Cristo».

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