Aggrediti da uno squalo-toro, le perplessità dei biologi: «Specie non aggressiva»

Aggrediti da uno squalo-toro, le perplessità dei biologi: «Specie non aggressiva»
4 Minuti di Lettura
Lunedì 9 Maggio 2022, 19:28 - Ultimo aggiornamento: 19:52

Aggrediti da uno squalo-toro a Castellaneta marina? La notizia della coppia che era sul kayak e che sarebbe stata avvicinata e aggredita da un grande squalo-toro a pochi metri dalla riva, lo scorso 5 maggio, ha destato non poco clamore. Soprattutto tra i biologi che studiano gli squali, che sono perplessi sulle modalità dell'attacco e sulla specie indicata.

Leggi anche: Attaccati sul kayak da uno squalo toro al largo delle coste pugliesi: vivi per miracolo. Il racconto choc

«I ricercatori del progetto LIFE Elife, finanziato dall’Unione Europea e dedicato alla conservazione di squali e razze - si legge in una nota - sottolineano che nella vicenda di Castellaneta Marina, desta perplessità la specie indicata, come responsabile dell’attacco. Lo squalo toro, infatti, è una specie usualmente tanto innocua, quanto ormai rara nel Mediterraneo e in genere vive vicino al fondo alla ricerca di pesci e cefalopodi di cui si nutre.

Non è mai stato registrato un attacco di squalo toro ad esseri umani. Inoltre, la taglia media di questi animali si aggira intorno ai 2,3 metri; di conseguenza un esemplare di 3 metri, che peserebbe più di 150 chili, come descritto, rappresenterebbe un caso raro».

Nei mari italiani l’ultimo episodio simile avvenne nel 1991 a Santa Margherita Ligure, dove una donna stesa a prendere il sole su una tavola, venne scaraventata in acqua da uno squalo bianco. La donna non si rese conto di quanto stesse accadendo e rimase totalmente illesa, mentre sulla tavola restò l’impronta del morso e alcuni denti dello squalo.

La difesa degli squali

«Sempre descritti come mostri sanguinari, questi animali - spiegano i biologi - possiedono un valore unico, in quanto sono predatori all’apice della catena alimentare, paragonabili al leone nella savana. Costituiscono elementi insostituibili degli ecosistemi marini e la loro scomparsa comporterebbe gravi squilibri nell’ecosistema con serie, e non sempre prevedibili, conseguenze. Molte specie rischiano l’estinzione a causa delle attività antropiche, come pesca, inquinamento e distruzione dell’habitat. Ogni anno nel mondo vengono pescati 100 milioni di esemplari. Nel Mediterraneo vivono 48 specie di squalo e ben 22 di queste (il 46%), sono in pericolo».

Il progetto Elife per salvare gli squali

Per contribuire alla conservazione delle diverse specie di squalo nel bacino del Mar Mediterraneo, il progetto internazionale Elife, cofinanziato dall’ Unione Europea attraverso lo strumento finanziario LIFE, mira a coinvolgere i pescatori mediante l’utilizzo di attrezzi da pesca a basso impatto e la diffusione di buone pratiche. Oltre a questo obiettivo principale, il progetto LIFE Elife si pone anche un importante scopo divulgativo: contribuire a diffondere una maggiore consapevolezza e conoscenza nel largo pubblico e nei giovani rispetto al problema della conservazione degli elasmobranchi.

Le specie a rischio

Le specie prioritarie considerate a rischio o fortemente minacciate inserite nel progetto sono: lo spinarolo (Squalus acanthias), lo squalo smeriglio (Lamna nasus), lo squalo volpe (Alopias spp), lo squalo grigio (Carcharhinus plumbeus) interessato anche da fenomeni di pesca illegale all’interno dell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie, lo squalo elefante (Cethorinus maximus) e lo squalo zigrino (Dalatias licha). Altre specie vulnerabili che potranno essere oggetto delle azioni di conservazione di LIFE Elife sono il palombo (Mustelus spp), la verdesca (Prionace glauca) e lo squalo mako (Isurus oxyrinchus).

© RIPRODUZIONE RISERVATA