Decreto Cio, Luca Pancalli: «Quello del Governo è un provvedimento che sancisce l’autonomia del Coni»

Luca Pancalli, presidente Comitato Paralimpico Italiano
Luca Pancalli, presidente Comitato Paralimpico Italiano
di Piergiorgio Bruni
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Mercoledì 27 Gennaio 2021, 08:59

L’identità nazionale alle Olimpiadi è salva. Ieri, il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto decreto Cio sull’autonomia del Coni. Un passaggio necessario e non rinviabile, per nulla scontato che, se mancato, avrebbe bloccato l’utilizzo di divise, inno e bandiera alla rappresentativa azzurra durante le competizioni olimpiche. A partire dai Giochi di Tokyo 2021.

Visibilmente soddisfatto Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico Italiano e dirigente di punta dello sport nostrano.

Presidente, quant’è soddisfatto?

«Pienamente, perché questo decreto sancisce l’autonomia funzionale e gestionale del Coni. Un provvedimento che risolve un complicato groviglio istituzionale, riaffermando un principio di indipendenza che è alla base della storia e della mission del movimento sportivo italiano e internazionale».

Ha temuto il peggio?

«Sì, ma rispetto alle sanzioni che aleggiavano e solamente perché la situazione politica del Paese non mi faceva essere ottimista per le cosiddette decisioni prese all’ultimo istante».

Perché si è arrivati al fotofinish?

«I confronti sono forieri di buoni risultati, a volte però trascinando talune situazioni troppo oltre.

E non soltanto nel mondo dello sport».

Ha mai avuto la sensazione che una parte della politica, a prescindere dallo schieramento, non vi volesse troppo autonomi?

«Francamente, no. Registro soltanto, ma a livello di dichiarazioni, un certo attivismo sul tema sport. Per alcuni aspetti condivisibile, per altri meno».

Quali sono le criticità che lo sport italiano deve ancora affrontare con decisione?

«Sicuramente la gestione della governance: è necessario mettere in atto una semplificazione, dando un’indicazione chiara di ruoli e competenze in campo».

La pandemia, una volta superata, può accelerare un rinnovamento, ad esempio, nell’impiantistica sportiva?

«C’è un evidente problema di strutture ed è necessario partire da quelle scolastiche, se si vuole dare un vero incentivo».

Olimpiadi e Paralimpiadi a Tokyo, alla fine, si faranno?

«Sì, ma non so in che modo. Di sicuro, e aggiungo purtroppo, non saranno uguali a quelle che abbiamo visto fino a oggi».

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