Lecce, fase difensiva ok. Ora bisogna risolvere il problema del gol

La pressione del Lecce sui giocatori della Roma
La pressione del Lecce sui giocatori della Roma
di Michele TOSSANI
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Mercoledì 3 Aprile 2024, 05:00
Un lunedì di Pasquetta dolce e amaro allo stesso tempo per il Lecce. I salentini infatti possono essere soddisfatti del punto conquistato contro la lanciatissima Roma di De Rossi, al termine di una gara ben giocata e che ha registrato il secondo clean sheet (porta inviolata) consecutivo della gestione Gotti, dopo quello dell’esordio a Salerno.
Il bicchiere dei pugliesi però può altresì essere considerato mezzo vuoto se si pensa alle tantissime occasioni avute e, ancora una volta, non concretizzate. I problemi in fase di finalizzazione sono atavici ormai per questa squadra. Contro la Roma il Lecce ha infatti prodotto ben 27 tiri, 16 dei quali nel solo primo tempo, senza riuscire a segnare. La partita di per se stessa è stata preparata bene da Gotti e dal suo staff. Il Lecce visto contro la Roma è tornato a pressare in avanti come faceva quello di D’Aversa, ma in modo più ragionato, alternando momenti ad alta intensità a fasi di pressione più blande.
La mossa tattica di Gotti è stata soprattutto quella che ha visto l’utilizzo del doppio terzino, con Gallo da quarto di difesa e Dorgu avanzato sullo stesso binario di sinistra. In questo modo il Lecce non soltanto si garantiva la possibilità di avere a disposizione due uomini di spinta da quel lato di campo, ma poteva anche meglio controllare gli sviluppi di una Roma che, a destra, aveva Baldanzi pronto a entrare nel mezzo spazio a lui adiacente e lasciare la corsia a Karsdorp.
L’intera strategia di gara leccese poggiava dunque su due principi fondamentali: pressione mantenendo compattezza fra le proprie linee e transizioni rapide. Un piano gara che si dimostrava efficace in più occasioni. Il Lecce infatti riconquistava spesso palla ed era pronto poi a ripartire in contropiede sfruttando la velocità dei vari Almqvist, Piccoli e Dorgu a sostegno di Krstovic. Ad impedire al Lecce di trovare una meritata via della rete erano soprattutto le scelte sbagliate e troppo egoistiche dei portatori di palla. In una occasione ad esempio è stato Piccoli a tirare quando invece poteva passare comodamente la palla ai meglio posizionati Krstovic e Almqvist, che lo avevano accompagnato alla sua destra. In un’altra circostanza è stato Gallo, autore di una pregevole percussione verticale, ad andare al tiro in prima battuta da posizione angolata quando invece poteva metterla in mezzo. Infine è Almqvist a cercare ancora una volta la conclusione personale piuttosto che appoggiarla a qualche compagno in posizione più favorevole.
La ripresa comincia con un canovaccio diverso. La Roma è più aggressiva e alza il suo baricentro (+3.22m rispetto alla prima parte di gara). Il Lecce inizialmente fa fatica a uscire in modo pulito, ricorrendo spesso alla palla lunga per Krstovic per andare a spostare il gioco nella metà campo avversaria, dove poi cercare la seconda palla o la riaggressione immediata in caso di riconquista romanista.
Per aiutare la squadra a riazionare il contropiede Gotti toglie Almqvist e Piccoli per inserire Banda e Sansone. Il Lecce acquista nuovamente pericolosità, sfruttando Banda largo a destra e Sansone fra le linee. Su una di queste ripartenze c’è ancora una occasione sbagliata da parte dei padroni di casa, la più clamorosa della serata: è Dorgu che, su una giocata finalmente non egoista da parte di Krstovic, mette a lato un pallone che doveva invece inquadrare lo specchio della porta. Alla fine, da parte ospite si può recriminare sull’azione del mancato rigore per fallo su Zalewski o per l’occasione sprecata da Aouar a tu per tu con Falcone. Come detto in apertura è però il Lecce a doversi mangiare le mani per essere stato troppo spesso frettoloso nella giocata o per le scelte sbagliate di chi era in possesso di palla al momento di rifinire.
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