L'analisi tattica/Lecce, bello a metà contro la Juventus. L'attacco non punge

La prima rete della Juventus
La prima rete della Juventus
di Michele TOSSANI
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Martedì 23 Gennaio 2024, 05:00
Perdere in casa contro la Juventus rientra nell’ordine delle cose. Non è un caso che il Lecce non riesca a regolare a domicilio la Vecchia Signora da quel famoso 2-0 del febbraio 2011 (tredici anni fa) firmato dalle reti di Bertolacci e Mesbah. Quello che invece stona è il risultato finale, uno 0-3 pesante per quanto visto nella prima ora di partita e frutto sia di disattenzioni collettive sia (e questa è la cosa che preoccupa maggiormente) di una squadra che, dopo il gol del vantaggio bianconero, si è disunita, uscendo dalla partita. Un qualcosa che il Lecce non può assolutamente permettersi e che rimanda allo 0-4 interno subito contro il Napoli a inizio campionato.
Dal punto di vista tattico il Lecce ha approcciato bene la gara. Roberto D’Aversa aveva preparato la partita sul piano dell’aggressività in non possesso e sul palleggio in possesso. Quando la palla la gestiva la Juventus infatti i giallorossi andavano a pressare in avanti, tenendo un baricentro piuttosto alto (48.13m con la squadra di Massimiliano Allegri in attacco). In questi frangenti era Gonzalez ad aiutare Krstovic nel costituire la prima linea di difesa salentina. I due infatti avevano il compito di fronteggiare la costruzione bianconera, demandata ai tre difensori della Juve e a Locatelli. A supporto dello spagnolo e del montenegrino andavano poi i due esterni offensivi giallorossi, posizioni ricoperte nell’undici iniziale dai due mancini Almqvist e Oudin. Con Ramadani e Kaba (entrambi autori di una buona gara) che si occupavano delle mezzali juventine, erano Gendrey e Gallo ad avere il compito di alzarsi molto per andare a contrasto dei quinti della formazione ospite.
Questa struttura funzionava bene, tanto è vero che ad un certo punto la Juve portava Locatelli ad abbassarsi nella zona dei centrali di difesa per essere libero di toccare più palloni. In generale, soprattutto la prima frazione è stata caratterizzata dalla fisicità e dall’alta intensità tenuta dal Lecce nei duelli individuali per pareggiare la differenza di stazza con gli avversari.
Così facendo il Lecce depotenziava la fase offensiva di una Juventus pericolosa solo quando riusciva ad azionare il contropiede o sulle palle inattive, situazioni queste ultime dove i giallorossi andavano spesso in difficoltà, in particolare contro la giocata bianconera a cercare McKennie all’altezza del secondo palo del castello difensivo predisposto da D’Aversa.
In fase offensiva i padroni di casa giocavano una partita buona fino agli ultimi trenta metri di campo. In situazione di costruzione e in fase di sviluppo i leccesi riuscivano infatti a muovere bene palla, palleggiando con continuità (52% il possesso medio salentino) e riuscendo a tenere un baricentro alto (56.5m con palla ai pugliesi), con la Juve che (anche per indole) tendeva ad abbassarsi nella propria metà campo. Purtroppo per il Lecce a questi due buoni primi momenti della manovra offensiva non corrispondeva una altrettanto efficace fase di rifinitura. Di fatto il Lecce non ha creato nulla, costruendosi soltanto 3 tiri verso lo specchio della porta avversaria.
Una volta in svantaggio inoltre l’undici di D’Aversa si allungava e, come detto, si disuniva, lasciando spazio alle transizioni bianconere. A nulla serviva la girandola delle sostituzioni operate dal tecnico, che metteva in campo via via i vari Dorgu, Pierotti, Piccoli e Sansone per riguadagnare vivacità nell’altra metà campo.
Alla fine il Lecce esce sconfitto dal confronto con il più titolato avversario, al termine di una partita giocata bene in fase difensiva per sessanta minuti ma inconcludente in quella offensiva per novanta. D’Aversa ora dovrà cercare di tenere l’ambiente tranquillo, rivedendo magari alcune scelte di formazione in vista della delicata trasferta di domenica in casa del Genoa. 
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