Alessandro Leopizzi, eterno portiere come Gigi Buffon: tra i pali a 41 anni dopo i fasti della serie A

Alessandro Leopizzi, eterno portiere come Gigi Buffon: tra i pali a 41 anni dopo i fasti della serie A
di Antonio IMPERIALE
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Venerdì 25 Giugno 2021, 05:00

Metti, alle 18,30 di una domenica dell’estate che mozza il respiro, ma non soffoca i sogni. Metti, domenica, al “Giovanni Paolo II” di Francavilla Fontana, dove la Virtus di Antonio Magrì scrive ormai da anni le sue storie pallonare che accendono l’orgoglio della città, i sogni che si porta da Matino una presidente, Cristina Costantino, collezionatrice di successi, che un anno dopo l’altro vuole spingere la squadra presa in terza categoria sino alla serie D; metti i sogni che si porta Alessandro Leopizzi, una storia che non vuol finire, e che a quarantuno anni suonati il 30 di maggio sotto il segno dei Gemelli, cerca ancora platee importanti per il domani che verrà.  Matino contro l’Audace Barletta di Trinitapoli è anche uno scrigno di vicende umane, il pallone che racconta gli uomini. Una presidente figlia d’arte. Papà Rocco ha regalato a Matino le vicende più esaltanti del calcio matinese, quella che incastonò il gol “più bello del mondo”, segnato da Antonio Toma, una vicenda calcistica, quella di Toma, passata da Casarano, come quella di Alessandro Leopizzi, figlio d’arte anche lui, papà Gianfranco era un portiere di primo piano, grandi stagioni nel Bari, nel Lecce. «Non ho avuto la fortuna di viverlo per la sua malattia», dice, e gli si gonfiano gli occhi. Si porta addosso il profumo del calcio importante, Alessandro.

La gioventù, il Casarano, l'Udinese

Il cuore è sempre nella sua Alezio, a quei primi anni nella “Don Bosco” di Franco Caroppo, come ti ricorda quasi sul filo dell’emozione, lui che è uno “vero”, sincero dentro, schietto sino alla rottura che gli è costata cara nel percorso calcistico che ha preso il volo da Casarano. «Ad Alezio mi allenava Fernando Totaro. Giocammo contro il Casarano e alla fine i miei maestri aletini mi dissero “Ti hanno adocchiato”. Nel settore giovanile del Casarano mi seguivano Pantaleo Corvino e Gino Di Mitri. Mi allenavo con il Casarano e giocavo con l’Alezio, poi mi fecero traslocare alla prima squadra rossoazzurra e Antonio De Jaco mi impartiva le sue preziose lezioni. Era un maestro straordinario che mi ha insegnato l’importanza dei principi che non rinnegherò mai. A Casarano Leo Corvino, inventava campioni, profetizzava Miccoli in Nazionale, e «mi fece tremare quando in ritiro con la squadra, a San Terenziano, a pranzo, levò i calici per dire con orgoglio: abbiamo un giocatore che da domani sarà un giocatore del Parma, è Alessandro Leopizzi. Corvino ha raccontato nei giorni scorsi a Tuttosport la vicenda di quegli anni: “Sogliano mi chiamò prima del ritiro estivo per avere a Parma un portiere diciassettenne, Alessandro Leopizzi allora Campione d’Italia della Berretti con me a Casarano”. Per me fu bellissimo entrare nel pensionato del settore giovanile parmense. Feci il ritiro per un mese con il Parma di Ancelotti, ero in camera con Bucci. L’inghippo era Sarti. Si era infortunato Bucci e Ancelotti aveva paura che dovessi giocare io che avevo solo quindici anni. Dovevo mettere la firma a Collecchio, Ancelotti mi disse: sei bravo, continua così, ma è tornato Sarti e Bucci farà il titolare. Dopo qualche mese esordì Gigi Buffon.

Con Buffon ci incrociavamo nelle nazionali giovanili. Ebbe qualche problema con Rocca che allenava le under 17 e 18. Una volta mi chiamò al posto suo perché, disse, un bagno di umiltà fa sempre bene».

Zaccheroni e la nazionale giovanile

Aver debuttato in C/1 con il Casarano a soli quindici anni, aver vinto un campionato nazionale Berretti, lo faceva sentire più grande dell’età, e nei rapporti con gli allenatori e con i direttori sportivi, con i compagni reclamava il diritto di dire la sua. «Fummo strepitosi quando in finale battemmo per 4-0 la Pro Vercelli: doppietta di Fabrizio Miccoli, gol di Ivano Montinaro e di Massimo Manca». La serie A per Alessandro sembrava dovesse avere il bianconero dell’Udinese. Qualcuno scrisse che lo consideravano “l’erede naturale di Gianluca Pagliuca”. «Conobbi Zaccheroni e Guidolin», ricorda. Al Casarano si dice che andarono duecento milioni di lire. «A Udine Zaccheroni mi fece fare panchina in serie A per tutto l’anno, poi Nazionale under 18 e una volta under 21». Poi la fuga in Inghilterra, il Southampton, dopo aver provato anche con il Nottinghan Forrest, con Caliandro procuratore. Al ritorno a Udine la frattura con i friulani passa alla storia. «Mi volevano far lasciare la fidanzata più grande di me», l’accusa di Leopizzi, che viene ribadita. Vignoni, all’epoca direttore sportivo dell’Udinese, smentì subito. «Mi porto l’orgoglio dei rigori che parai contro il Real Madrid, e contro l’Atletico Bilbao, e con la Nazionale Under 18 a Reggio Calabria contro l’ Olanda». 


Dopo i due anni di Udine, quattro anni nella Spal e poi Nardò, Taranto, Gallipoli, Juve Stabia, e ancora Casarano . «Per la fantastica vittoria del triplete con i De Masi», ricorda. Quest’anno, dopo una stagione dietro le quinte, è stato protagonista nelle due partite di qualificazione per la finalissima che vale un sogno. «Ma non sarà il mio ultimo atto», dice l’aletino che vive a Tricase «Perché solo qui ho trovato una villa con giardino per i miei sei cani». La sensibilità nell’animo. «Ho ancora tanto da recuperare di ciò che ho lasciato per strada o mi è stato tolto. Ho una maledetta voglia di giocare sino a cinquant’anni. Buffon, che mi ricorda la giovinezza, è un grande maestro anche in questo. Sai, Fabrizio è stato davvero un grande. Lui ha avuto anche la fortuna di un papà capace di gestire la sua carriera. A me questa opportunità è mancata. Ho avuto come padrino di cresima Leo Corvino. Se qualcuno potesse darmi una mano coronerei il mio sogno. Dopo aver portato in D il Matino».

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