Dante, oro, marmi e misteri: così risplende il cenotafio del Poeta a Santa Croce

Dante, oro, marmi e misteri: così risplende il cenotafio del Poeta a Santa Croce
di Laura Larcan
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Mercoledì 24 Marzo 2021, 17:00 - Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 09:48

Pensare che c'erano ancora alcuni depositi di limo lasciati dall'alluvione di Firenze. Ora la superficie lattiginosa (anche nelle parti più degradate) ha riconquistato il suo candore. Lo sguardo appare pensoso, quasi meditativo, dall'alto della sua imponenza marmorea. La mano che sembra sorreggere tutti quei pensieri, il braccio sul "suo" libro e il mantello che ne esalta la fisicità. E quelle lettere d'oro ripristinate e tornate ad una lettura integrale. Ha ritrovato la sua luce antica il cenotafio di Dante, il monumento alla memoria (vuoto perché il poeta fu seppellito a Ravenna), dopo il lungo e complesso intervento di restauro patrocinato dal Comitato Nazionale per la Celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Siamo nel cuore della chiesa di Santa Croce a Firenze, il Pantheon degli artisti toscani, dove i fiorentini nel 1830 gli dedicarono il monumento sepolcrale incaricando lo scultore Stefano Ricci. Il restauro è l'evento clou che tiene a battesimo il "Dantedì": qui il 25 marzo l’attrice Monica Guerritore reciterà alcune terzine del I canto dell’Inferno e del XXIV Canto del Purgatorio - una delle quali è parzialmente incisa sul monumento - che fanno riferimento all’incontro con Bonagiunta. Presenti, la presidente dell’Opera di Santa Croce Irene Sanesi, il sindaco Dario Nardella, il prefetto Alessandra Guidi, e il presidente della Regione Toscana.

 

LA STORIA

ll cenotafio di Dante fu il primo riconoscimento ufficiale della città di Firenze al poeta morto in esilio e sepolto a Ravenna. Venne promosso dal granduca Ferdinando III (1769-1824) e realizzato grazie ad una sottoscrizione pubblica firmata da alcuni degli intellettuali più in vista della vita civile e culturale fiorentina. L’iniziativa suscitò all'epoca un grande consenso tanto che Giacomo Leopardi - nell’autunno del 1818 - compose la canzone "Sopra il monumento di Dante che si prepara in Firenze". ll monumento vede Dante, vestito all’antica e con una corona di alloro, seduto in posizione sopraelevata al centro della composizione, in atteggiamento pensoso e con il braccio poggiato su un libro.

Il sarcofago è affiancato da due figure femminili: a sinistra l’Italia in piedi e con la corona turrita, a destra la Poesia piangente, adagiata sulla tomba che tiene nelle mani una corona d’alloro e un volume con incisi i versi della Divina Commedia «IO MI SON UN CHE QUANDO AMORE M(I) SPIRA, NOTO» (Purgatorio XXIV). Lo schema compositivo e le pose dei personaggi citano opere di Canova, modello indiscusso per Ricci. Il cenotafio, assai imponente e impegnativo dal punto di vista tecnico, venne inaugurato il 24 marzo 1830 molti anni dopo la sua ideazione, suscitando consensi, come l’ammirazione dello scultore Berthel Thordvalsen, ma anche critiche accese.

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Il RESTAURO

L’intervento di conservazione e restauro è stato condotto utilizzando metodologie tradizionali e il ricorso alla tecnologia laser che ha consentito di intervenire nelle parti che presentavano maggiori problematiche di conservazione. Il lavoro si è articolato in varie fasi: spolveratura di tutti i depositi superficiali, pre-consolidamento, indagini stratigrafiche, pulitura delle superfici, consolidamento, risarcimenti e stuccature. Con una tecnica specifica sono state ripristinate anche le scritte a fondo d’oro. Subito dopo l’alluvione il cenotafio era stato oggetto di un’operazione generale di ripulitura e l’intervento odierno ha consentito la rimozione anche di alcuni residui di limo oltre che di alcune incisioni da parte di vandali.

"LA MOBILITAZIONE"

«È bello e significativo sottolineare che per il restauro appena concluso c’è stata una mobilitazione collettiva, la stessa che ci fu per la sua realizzazione nell’Ottocento con una sottoscrizione pubblica, una specie di crowdfunding ante litteram - sottolinea la presidente dell’Opera di Santa Croce, Irene Sanesi – un impegno condiviso che ha visto insieme le istituzioni – Fondo Edifici di Culto del ministero dell’Interno, Comune di Firenze e Opera di Santa Croce- e soggetti privati, mecenati come Christian e Florence Levett e imprese come Dedalus Italia ed El. En spa».

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