Il piano per il ritorno al Sud: crescono gli atenei pugliesi, boom di immatricolazioni dopo la pandemia

Il piano per il ritorno al Sud: crescono gli atenei pugliesi, boom di immatricolazioni dopo la pandemia
di Giuseppe ANDRIANI
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Mercoledì 4 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:07

La pandemia ha aiutato le università pugliesi. Negli ultimi due anni accademici sono cresciute le immatricolazioni nei cinque atenei (quattro pubblici e la Iulm di Casamassima) della nostra regione, con un vero e proprio boom per alcune sedi. Tutto merito della pandemia? Probabilmente no, c’è anche un discorso più ampio legato alla voglia di tornare a essere attrattivi e di fare da punto di riferimento indiscutibile nella crescita del Mezzogiorno, in una fase storica così delicata. Eppure il tutto risponde a un piano preciso, con delle politiche mirate, messe in atto dalla Regione prima - con un decreto che spingeva al rientro in sede, proponendo un periodo esentasse per gli studenti che dal Nord sarebbero tornati a frequentare nel proprio territorio - e dal governo poi, con i bandi del Pnrr per spingere la ricerca. E se il mega progetto da 167 milioni di euro per la candidatura a “Ecosistemi dell’innovazione” non è stato ritenuto idoneo (sollevando qualche problema), dall’altro lato i numeri delle immatricolazioni degli ultimi due anni sono una bella fotografia dello stato di salute delle università pugliesi.

I numeri delle università pugliesi

Nel 2021/22 15.945 studenti hanno deciso di iniziare il proprio percorso in uno dei cinque atenei della nostra Regione.

Il numero è in aumento del 5% rispetto a quanti lo avevano fatto nel 2019/20, l’ultimo anno prima del covid e del conseguente lockdown. C’è stata una leggera flessione (-400 studenti) se si considera il boom del 2020/21, ma c’è anche da considerare che quello era stato un dato probabilmente eccezionale e unico. Leggendo i numeri le università pugliesi dal 2015/16 hanno visto incrementare il proprio bacino d’utenza di oltre 3.000 ragazzi, di fatto circa il 20%. In cinque anni il boom ha risposto a logiche ben precise, vedendo crescere in modo esponenziale anche le realtà che sembravano essere più piccole: in dieci anni l’Università del Salento ha aumentato i propri immatricolati del 20%, così come è cresciuta e tanto anche la sede di Foggia. 


Discorso in parte diverso per Uniba, che ha perso invece iscritti e che dopo aver tenuto botta bene nel 2020/21 è tornata in calo nell’ultimo anno accademico. E’ l’unico ateneo, tra quelli pugliesi, ad aver perso immatricolazioni rispetto al periodo pre pandemico (7174 nel 2021, 7443 nel 2019). Le altre, però, sono tutte cresciute ed è un segnale che si riflette a larga scala anche sull’intero territorio del Mezzogiorno. Dopo la pandemia hanno perso quota, almeno sul numero degli iscritti, le grandi università, a favore di uno studio “di prossimità”: è stato più difficile pensare di spostarsi nel 2020 e lo è stato anche probabilmente nell’anno seguente, non solo per le limitazioni e per un certo clima di paura che serpeggiava nel Paese legato a nuovi lockdown e seguenti ondate, ma anche per motivi economici. La crisi ha messo in ginocchio molti italiani e pensare di mandare i propri figli in un’altra città è diventata un’idea meno percorribile rispetto a qualche anno fa. 

Le premesse

Se è vero - i dati sono stati pubblicati su queste colonne qualche giorno fa - che i laureati pugliesi sono in aumento ma le lauree nei cinque atenei no, e che quindi sono sempre più i ragazzi che conseguono il titolo altrove e magari altrove rimangono anche per cercare lavoro (almeno 11.000 i laureati nel 2020 residenti in Puglia ma in un’università diversa da quelle della nostra regione), è altrettanto vero che il periodo storico suggerisce anche una tendenza contraria negli ultimi due anni. Adesso toccherà alle università pugliesi capire come sfruttarla e capire come fare per accelerare un percorso che favorisca il rientro dei cosiddetti cervelli in fuga. Le premesse ci sono, così come c’è la volontà di fare squadra da parte degli atenei pugliesi, cercando di lavorare insieme su alcuni aspetti fondamentali legati alla ricerca del futuro (un esempio è la cabina di regia unica, che dovrebbe realizzarsi, per intercettare i finanziamenti legati a ricerca e Pnrr) e ai legami con le aziende. Il primo passo, però, sarà quello di continuare a crescere e mettere un freno alla fuga per motivi di studio. 
 

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